Strage di via d’Amelio: per il Pg il processo è da rifare
Nuova svolta nelle indagini per la strage di via D’Amelio, le dichiarazioni dei pentiti Gaspare Spatuzza e Fabio Tranchina hanno portato il procuratore generale di Caltanissetta, Roberto Scarpinato, a chiedere la revisione dei processi Borsellino e Borsellino bis dopo le indagini condotte dal pool del procuratore Sergio Lari. Il riesame riguarda undici persone tutte condannate per aver partecipato a vario titolo alla strage in cui morirono il giudice e gli uomini della sua scorta.
L’inchiesta che aveva portato alle condanne si era avvalsa della collaborazione del pentito Vincenzo Scarantino e delle sue rivelazioni. L’uomo con le sue dichiarazioni fece condannare otto persone all’ergastolo e si autoaccusò di far parte del commando che aveva portato a termine la strage. Inoltre grazie alle sue dichiarazioni furono condannate anche altre tre persone a pene inferiori, fino a 9 anni. Per i condannati detenuti, ora, il Pg chiede la sospensione dell'esecuzione della pena, per quelli che invece hanno già scontato la condanna, è stata chiesta la revisione.
Con le nuove dichiarazioni di Spatuzza il quadro che emerge è del tutto diverso e ha permesso ai magistrati una ricostruzione delle singole posizioni. I colpevoli, secondo le nuove rivelazioni, sarebbero gli uomini della cosca di Brancaccio, tra cui lo stesso Spatuzza che si è autoaccusato di aver rubato la tristemente famosa 126, che fu imbottita di tritolo e piazzata sotto la casa della madre del giudice Borsellino. A schiacciare il pulsante, secondo lo stesso Spatuzza, sarebbe stato il boss Giuseppe Graviano, accompagnato da lui insieme ad altri uomini sul luogo. Per il pentito il movente della strage, è da ricercarsi nell'avvio della trattativa tra pezzi dello Stato e la mafia a cui il giudice Borsellino si era opposto fermamente.
Per il Pg di Caltanisetta, dunque, Scarantino non avrebbe avuto alcun ruolo nella strage ed ora, colui che ormai è considerato un falso pentito, è indagato per calunnia e autocalunnia dalla procura di Caltanissetta. Per i Magistrati c’è stato un "colossale depistaggio" da parte di alcuni inquirenti che avrebbero manipolato Scarantino, idea avvalorata anche da alcuni verbali dei boss Pietro Aglieri e Carlo Greco che hanno dichiarato di essere rimasti sorpresi nel vedere che investigatori così esperti avessero dato credito alle accuse di un falso pentito come Vincenzo Scarantino.
In realtà già nel 1998 Scarantino aveva ritrattato le sue dichiarazioni sostenendo che gli erano state estorte. Col tempo poi è stato smentito da diversi pentiti, fino alle dichiarazioni molto dettagliate di Spatuzza su tutte le fasi di preparazione della strage. Scarantino, da parte sua, ha affermato ai magistrati di Caltanissetta di esser stato costretto a dichiarare il falso da tre funzionari della polizia. Gli uomini in questione sono l’attuale dirigente della squadra mobile di Trieste, Mario Bo, del questore di Bergamo, Vincenzo Ricciardi, e di Salvatore La Barbera ora dirigente della polizia postale di Milano, tutti appartenuti al gruppo Falcone-Borsellino guidato da Arnaldo La Barbera. Ora sono indagati per calunnia aggravata perché secondo i giudici “inducevano, mediante minacce e percosse, Salvatore Candura, Francesco Andriotta e Vincenzo Scarantino, a mentire in merito alle stragi del ‘92”.