Strage di migranti, ufficiali della Marina militare indagati per omicidio colposo
Una settimana prima, il 3 ottobre 2013, in quel tratta del Mediterraneo erano morti oltre trecento migranti. L'11 ottobre le autorità italiane e quelle maltesi non riescono ad evitare un'altra ecatombe, che farà riaffiorare soltanto ventisei corpi, ma che darà la certezza di 268 vittime. Faceva freddo, il barcone era insufficiente a reggere il peso di tante persone, ma adesso i pm della Procura di Roma Francesco Scavo e Santina Leonetti hanno iscritto al registro degli indagati i vertici della centrale operativa della Capitaneria di Porto. L'accusa è omicidio colposo e omissione di soccorso. Il Messaggero ricostruisce l'accaduto e i punti su cui la magistratura dovrà fare luce.
Khaled e Mohamed sono i due trafficanti che hanno stipato su un peschereccio centinaia di persone, tra cui molti bambini, e che hanno fatto partire l'imbarcazione dalla Libia in direzione di Lampedusa. I due criminali affidano il controllo a uno dei migranti, Mohanad Jammo, un primario dell’unità di terapia intensiva di un ospedale di Aleppo che è sopravvissuto al naufragio con la moglie. La coppia, però, perderà i figli di 6 anni e 9 mesi. Jammo, avendo osservato che l'imbarcazione è più vicina alle coste italiane (113 chilometri da Lampedusa e 218 da Malta), invia l'Sos all'Italia alle 11, ma la Marina Italiana afferma di aver ricevuto la richiesta di aiuto alle 12.26. In ogni caso decide alle 13 di rinunciare alle operazioni per passare la richiesta a Malta, nonostante la vicinanza della torpediniera Libra a soli 27-10 miglia di navigazione dal peschereccio. Secondo gli ufficiali italiani, ci si è attenuti alla Convenzione di Amburgo che assegna al singolo stato la responsabilità del coordinamento di ricerca e soccorso.
I maltesi ignorano la presenza di Libra nelle vicinanze, imbarcazione della Marina italiana specializzata nel soccorso in mare e provvista anche di un elicottero. Alle 16.22 le autorità maltesi annunciano di aver individuato il peschereccio, che alle 17.07 è ormai capovolto. A questo punto si chiede aiuto all'Italia, mentre alle 17.51 arriva un pattugliatore maltese. Segue alle 18 l'arrivo di Libra e partono da Lampedusa due motovedette e due pattugliatori veloci della Guardia di Finanza.
Ma sarà troppo tardi; il Mediterraneo è di nuovo teatro di una strage. La magistratura dovrà chiarire se ci siano state delle responsabilità da parte dei comandi della Capitaneria di Porto e, per farlo, ha cominciato ad ascoltare le testimonianze dei superstiti e degli equipaggi impegnati nelle operazioni di salvataggio.