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Perché preferiamo indebitarci piuttosto che rinunciare alle vacanze

Secondo uno studio del 2023, il 25% degli americani afferma che vale la pena indebitarsi pur di godersi una bella vacanza.
A cura di Giusy Dente
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Siamo disposti a fare sacrifici durante tutto l'anno, pur di risparmiare un budget sufficiente per poter partire in vacanza d'estate. Le ferie sono qualcosa a cui teniamo moltissimo, al punto da essere disposti anche a indebitarci pur di non dovervi rinunciare. Questo fenomeno è stato analizzato da Elizabeth Currid-Halkett, autrice di The Sum of Small Things: A Theory of the Aspirational Class nonché professoressa di Politiche pubbliche presso la University of Southern California. Ritiene i viaggi siano passati da opzionali a prioritari durante la crisi finanziaria degli anni 2000 e che questo cambiamento nel modo di percepire le partenze abbia registrato il suo picco dopo la pandemia.

La passione per i viaggi non conosce limiti (economici)

Secondo uno studio del 2023 del sito web finanziario WalletHub, riportato dalla CNN, il 25% degli americani afferma che vale la pena indebitarsi per una bella vacanza. La tendenza è in linea con quanto teorizzato da Elizabeth Currid-Halkett, autrice di The Sum of Small Things: A Theory of the Aspirational Class e docente di Politiche pubbliche presso la University of Southern California. Nel suo libro analizza quanto viaggiare sia diventato una priorità: non è più visto come un optional, qualcosa a cui si può rinunciare in periodi di ristrettezza economica o per far posto ad altro. Secondo l'esperta il fenomeno, cominciato durante la crisi finanziaria degli anni 2000, si è fortemente accentuato dopo la pandemia. Il Covid ha tenuto il mondo fermo, congelato per mesi e mesi, tutti chiusi nelle proprie abitazioni senza poter uscire. Viaggiare nemmeno a parlarne. Una volta chiusa questa parentesi, il bisogno di esplorare, di conoscere, di partire è riemerso più prepotente che mai.

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Che cos'è la teoria dell'avocado

Secondo l'esperta, la pandemia ha cambiato il modo in cui si guarda al proprio patrimonio, il modo in cui si gestiscono i propri sogni, il modo in cui si risparmia e si spende. Riguarda soprattutto le nuove generazioni: "Quando sei giovane, non hai soldi da investire in un'altra area, ma puoi dire: ok ci penserò più tardi, voglio vivermi la mia vita al meglio adesso" ha spiegato. Nel suo libro Currid-Halkett tira in ballo quella che lei chiama "la questione del toast all'avocado". Il riferimento è a un'espressione usata nel 2017 dal magnate immobiliare australiano Tim Gurner. A suo dire, i millennial non potevano permettersi acquisti importanti come l'acconto per l'acquisto di una casa, perché spendevano tutto il loro reddito e le risorse disponibili in avocado toast. La provocazione è diventata virale, trasformata anche in numerosi meme. In tanti hanno fatto notare che, molto più probabilmente, le cause andrebbero ricercate altrove: l'aumento dei prezzi e gli stipendi stagnanti, non di certo un brunch in più. Eppure una qualche relazione c'è, andando a leggere l'analisi di Currid-Halkett. "La mentalità è: non posso comprare una casa, non sono sicuro di potermi permettere l'università o la scuola di specializzazione, quindi a questo punto posso anche partire. È solo un'ammaccatura nel debito che sto già accumulando per altre cose".

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Alex King, fondatore del sito web di finanza personale Generation Money, lo spiega con altre parole: "Si sentono come se gli fosse dovuto, come se la loro generazione sia stata trattata ingiustamente. Pensano che indebitarsi non sia poi così rischioso, come invece effettivamente è. Quindi non se ne preoccupano". La nuova tendenza è sfruttare le app di pagamento rateale che utilizzano il sistema "acquista ora, paga dopo": sono ormai accettati ovunque, comprese le compagnie aeree. "Ci sono persone che si indebitano in modo sconsiderato, ma imparano a gestirlo e il loro reddito non ne risente. Ma c'è un gruppo di persone che prendono l'abitudine di indebitarsi e se ne rendono conto solo quando magari iniziano a pensare di comprare una casa. A quel punto capiscono che non è solo il reddito che conta, ma anche i tuoi debiti".

King aggiunge che i social media hanno cambiato il modo in cui molte persone pensano ai viaggi. I nomadi digitali, gli influencer e i content creator lo fanno passare come uno stile di vita accessibile a tutti, come se si potesse partire per l'altro capo del mondo l'indomani stesso, come se nulla fosse, a cuor leggero. Chi guarda questi contenuti sperimenta una sensazione di fallimento, si confronta con quelle realtà e si sente indietro, non adeguato, antiquato. Scatta la cosiddetta FOMO (Fear Of Missing Out), ossia la paura di essere tagliati fuori, di perdersi qualcosa: e quindi ci si vuole adeguare a tutti i costi. Se tutti parlano di viaggi, come posso io inserirmi nella discussione se non faccio lo stesso? E quindi ci si sforza di viaggiare, di visitare posti nuovi, di cenare in quel determinato posto di cui tutti parlano, di fare quel sentiero da trekking, di entrare proprio in quel museo. E al mutuo, ci pensiamo domani…

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