Perché il 6 gennaio si festeggia l’Epifania
Il 6 gennaio si festeggia l'Epifania (dal greco ἐπιφάνεια, epifáneia). È la ricorrenza che "tutte le feste porta via", perché conclude tutto il ciclo delle festività natalizie. La Befana è l'assoluta protagonista di questa giornata, incaricata di portare la calza piena di dolciumi o carbone ai bambini. Ma questa data ha a che fare anche con i Re Magi. Una versione della storia infatti, che narra l'origine della festa in chiave religiosa, risale proprio ai temi della nascita di Gesù, quando Gaspare, Baldassarre e Melchiorre si misero in cammino verso la capanna, arrivando a destinazione la notte del 5 gennaio.
Come è nato il termine Befana
Tradizione vuole che la Befana sia una donna anziana che, volando su una scopa, consegna ai bambini di tutto il mondo delle calze ripiene di doni: dolciumi, giocattoli, carbone (solo per i bimbi che sono stati cattivi durante l'anno). Il nome Befana affonda le sue radici nel dialetto popolare del XIV secolo parlato tra Toscana e Tuscia, ma la derivazione è greca: ἐπιφάνεια = epifáneia (manifestazione divina).
La storia dell'Epifania dai riti pagani a oggi
Per quanto riguarda l'origine della festività, invece, si può ricondurre ai riti propiziatori del X-VI secolo a.C. legati al ciclo dell'agricoltura, per avere un buon raccolto. Gli antichi Romani ereditarono questo insieme di riti e li inserirono nel calendario, per celebrare la morte e la rinascita della natura attraverso Madre Natura. I Romani credevano che dopo il solstizio d'inverno, delle figure femminili volassero sui campi coltivati, per renderli fertili e dare raccolti futuri abbondanti. Secondo un'altra ipotesi, la Befana sarebbe legata a un'antica festa romana, quella in onore di Giano e Strenia (da qui il termine "strenna") durante la quale ci si scambiava doni. A partire dal IV secolo d.C. la Chiesa di Roma rinnegò i riti pagani, condannando chi ancora si affidava a queste credenze demoniache. La scopa della Befana sarebbe nata proprio come rappresentazione dei roghi su cui venivano bruciate le condannate a morte. L'antica figura pagana femminile fu poi accettata gradualmente nel Cattolicesimo. Nel 1928, il regime fascista introdusse la festività della Befana fascista, e anche con la caduta del regime la festività continuò a essere celebrata.
Perché la Befana porta la calza
Si narra che i Re Magi giunsero alla capanna di Betlemme dove era nato Gesù proprio nella notte tra il 5 e il 6 gennaio. Una versione religiosa della nascita dell'Epifania, racconta che i tre lungo la strada incontrarono una vecchietta a cui chiesero informazioni. Volevano che proseguisse il viaggio con loro, ma lei si rifiutò di accompagnarli. Poco tempo dopo, pentita di non essersi messa in cammino, si mise sulle tracce dei re Magi. Bussò a ogni casa, portando con sé una cesta di doni, che consegnò ai bambini per farsi perdonare di non essere andata a omaggiare il Salvatore appena venuto al mondo. Nasce così la tradizione dei doni ai bambini messi nella calza, ma non è l'unica versione della storia. Si narra anche che il re Numa Pompilio avesse l’abitudine di appendere una calza in una grotta per ricevere doni da una ninfa.
Tradizioni in giro per il mondo
In Islanda l'Epifania chiude le festività natalizie, che vengono scandite in modo particolare. Dall'11 dicembre al 25 arrivano tredici Babbo Natale, uno ogni giorno; poi da Natale in poi se ne vanno uno al giorno. L'ultimo lascia la città il tredicesimo giorno, appunto il 6 gennaio, che si celebra con una fiaccolata. La festa si chiude in grande stile con falò e fuochi d'artificio, in presenza dei Babbi Natale che, uno alla volta e uno al giorno, hanno scandito il passare delle festività natalizie.
In Bulgaria è tradizione, il 6 gennaio, fare il bagno nelle acque ghiacciate di laghi e fiumi. I sacerdoti gettano un crocifisso e migliaia di persone sfidano le temperature proibitive per tuffarsi e recuperarlo: chi ci riesce avrà un anno di fortuna e salute.
Nel nord della Francia si cucina la Galette des Rois: il nome fa riferimento proprio ai Re Magi. Il dolce viene tagliato a fette e servito agli invitati, ma si lascia sempre una fetta fuori, chiamata "la parte del Buon Dio" o "la parte del povero", perché era quella originariamente destinata al primo povero che bussava alla porta in cerca di un po' di cibo.