Packing anxiety, quando fare la valigia mette ansia: il segreto è pianificare e non rimandare
"Fare la valigia è l'antitesi di tutte le cose che amiamo del viaggio" scrive Lara Fielding, psicologa clinica e autrice di Mastering Adulthood: Go Beyond Adulting to Become an Emotional Grown-Up . La spiegazione è semplice: "Viaggiare significa libertà e nuove esperienze. Fare la valigia è un vincolo. Non è una cosa spontanea". E, a volerla dire proprio tutta, è anche una grande scocciatura! Il mondo si divide in due categorie: c'è chi odia di più farla all'andata e chi odia di più disfarla al ritorno, ma in entrambi i casi sicuramente non rientra nella top 10 delle azioni gradevoli, che si fanno con piacere. Certo, è propedeutico alla vacanza, ci proietta verso ciò che ci aspetta di lì al poco, ma è comunque una di quelle cose che si cerca di rimandare il più possibile. Anzi, per qualcuno può diventare letteralmente una fonte di ansia e stress. Si parla in questo caso di packing anxiety.
Cosa fare quando la valigia genera ansia
L'indomani c'è un aereo da prendere, la valigia è ferma al centro della stanza, l'armadio ha le ante spalancate ed è pronto per essere svuotato: e noi siamo stesi a letto a fissare il vuoto. La valigia è lì immobile, ci fissa e noi proviamo quel senso di colpa tipico di chi sa di non poter rimandare a oltranza, chi sa che deve alzarsi e fare quello che si deve fare, perché procrastinare ancora non si può. Fare la valigia è una piccola tortura a cui cerchiamo di sottrarci fino all'ultimo momento. Richiede ordine, richiede un minimo di programmazione, richiede concentrazione, bisogna selezionare l'utile e scartare il superfluo, senza cedere alla tentazione di portare con sé di tutto. Il "questo può sempre servire" è perennemente in agguato, ma la verità è che il più delle volte ci si carica di cose inutili.
Secondo un sondaggio del 2019 condotto da OnePoll per il Trunk Club di Nordstrom, il 62% delle persone ammette di avere reali difficoltà quando si tratta di preparare i bagagli per un viaggio. La psicologa Lara Fielding suggerisce di approcciare ai bagagli liberandosi delle preoccupazioni. Per esempio, se si ha paura di dimenticare qualcosa (la paura più comune) bisogna concentrarsi sul fatto che si potrà certamente acquistare quel qualcosa una volta giunti sul posto, che si tratti di un caricabatterie o una crema solare. Dunque non serve preoccuparsi più del dovuto.
Il suggerimento per chi facilmente cade preda della packing anxiety è fare una lista nei giorni precedenti, appuntarsi tutto ciò che si desidera portare, proprio come se fosse una lista della spesa. Scrivere a penna è ancora meglio di scrivere sulle note del telefono: aiuta a concentrarsi, a focalizzare l'obiettivo e volta per volta, rileggendo, si può limare l'elenco e togliere il superfluo. Anche chiudere la valigia qualche giorno prima è da preferire alla tecnica del "tutto all'ultimo minuto", per lo stesso motivo: si procede gradualmente, aumentando così anche l'eccitazione pre partenza. La pianificazione è essenziale: pianificare le lavatrici, pianificare cosa mettere in valigia, pianificare cosa comprare, pianificare gli abbinamenti così da non eccedere coi vestiti.
Di eccitazione, ahimé, ce n'è ben poca quando si tratta di dover disfare la valigia, perché quello è il segnale inequivocabile della fine della vacanza, del ritorno alla routine, alla quotidianità, alla normalità. Quella è una seccatura psicologica a cui proprio non ci si può sottrarre, se non cominciando a programmare il prossimo viaggio (possibilmente, senza farsi venire subito l'ansia per il nuovo bagaglio in agguato!).