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Legge anti-Airbnb, com’è cambiato il turismo a New York dopo sette mesi

Lo scorso anno la città di New York ha approvato una legge che vieta gli affitti brevi, limitando di fatto il turismo mordi e fuggi che ha cambiato il volto a tanti luoghi. Ecco cos’è cambiato a distanza di sette mesi.
A cura di Arianna Colzi
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A più di sette mesi dall'entrata in vigore della legge che vietava gli affitti brevi di Airbnb a New York, la città fa i conti con le conseguenze. L'obiettivo iniziale del provvedimento era quello di togliere una serie di appartamenti dal mercato degli affitti in modo da poterli liberare per gli abitanti di New York. Per prima cosa la legge dello Stato ha fatto sì che 15mila affitti a breve termine si trasformassero in soggiorni a lungo termine, come stabilito dalle nuove regole, già a settembre: a febbraio 2024, secondo Inside Airbnb citato da Wired US, ne sono rimasti soltanto 5mila. Vediamo come il modello statunitense ha influenzato anche altre città e Paesi e quali sono le conseguenze che New York sta sperimentando a distanza di mesi dalla stretta sugli affitti.

Uno scorcio del ponte di Brooklyn
Uno scorcio del ponte di Brooklyn

Il modello New York ispira altre città

L'esempio di New York ha portato altre città a ripensare il modello di turismo che sta cambiando il volto delle città, causando spesso un problema abitativo nei grandi centri urbani. La scorsa primavera il Governo italiano, nella persona della Ministra del Turismo Daniela Santanché, aveva presentato un disegno di legge che imponeva nelle città turistiche del nostro Paese un soggiorno minimo di due notti in case su Airbnb. La proposta, voluta da Federalberghi ma contrastata dai sindaci che chiedevano un minimo di 120 giorni per provare a risolvere la crisi abitativa, non è mai diventata legge. A marzo l'Unione Europea ha presentato il nuovo regolamento per l'Unione sugli affitti brevi: verrà creata una banca dati europea sulle locazioni brevi dove verranno raccolti i dati relativi al mercato degli alloggi.

Le case nel West Village
Le case nel West Village

Le conseguenze della stretta sugli affitti

Le prime due conseguenze lampanti sulla città di New York a diversi mesi dalla stretta sugli affitti sono: l'aumento dei turisti che scelgono di alloggiare nel vicino New Jersey e la frustrazione dei piccoli host, ossia quelle persone che vedevano l'affitto di una stanza o di una camera come una seconda entrata mensile. Secondo CoStar, che analizza l'andamento del mercato immobiliare, gli hotel di New York hanno riportato un aumento dei visitatori del 4% nei primi mesi due mesi dell'anno rispetto al 2023. Insieme al numero dei clienti, è salito anche il prezzo medio di una stanza. Per questo, gli hotel nel New Jersey hanno visto una crescita della domanda del 77%.

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La legge non ha bandito completamente tutti gli affitti a breve termine, ma ha introdotto requisiti rigorosi per la loro gestione, come per esempio: i padroni di casa devono abitare ed essere presenti nell'abitazione che vogliono affittare e possono far soggiornare solo due ospiti alla volta. Di fatto, il provvedimento elimina dal mercato sia quegli eleganti appartamenti di proprietà di fondi d'investimento immobiliare, sia tutti coloro che affittavano la casa come seconda attività. Infatti, gli affitti brevi, indubbiamente, sono più semplici e pratici da gestire rispetto a un inquilino o un'inquilina fissi.

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Quindi come sta New York oggi? Sicuramente ridurre gli affitti brevi non ha risolto del tutto la crisi abitativa, né tantomeno le disparità sociali che questo fenomeno evidenzia. Sono molte, infatti, le persone che da Airbnb si sono spostate a Facebook Marketplace o altri siti di home-sharing, svuotando di fatto la prima piattaforma e riportandola a un sito di couchsurfing. Se da un lato alcuni utenti cercano di aggirare i divieti imposti della legge, dall'altro Airbnb continua a opporsi denunciando i limiti del provvedimento e facendo causa a New York. La causa, però, è stata archiviata.

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