Venticinque anni fa moriva Gianni Versace, ma oggi il suo mito è più vivo che mai
Il 15 luglio del 1997 rimase con il fiato sospeso per le notizie che arrivavano da Miami: lo stilista Gianni Versace, all'apice del successo internazionale, era stato ucciso a colpi di pistola sulle scale della sua faraonica villa. L'autore dell'omicidio, Andrew Cunanan, sarebbe morto suicida qualche giorno dopo, lasciando il movente dell'omicidio avvolto nel mistero. Il mondo della moda, e non solo, rimase sotto shock: Gianni Versace aveva costruito un impero con i suoi abiti barocchi e sensuali, aveva un'azienda in piena crescita e vestiva star del cinema e principesse. Come aveva potuto finire tutto così rapidamente, senza un motivo? Sono passati venticinque anni dal quel giorno e nessuno ha ancora trovato una risposta. Ma la morte di Gianni Versace non ha intaccato il suo fascino, anzi: oggi il suo mito è più vivo che mai e continua a scrivere la storia contemporanea della moda.
L'impero di Gianni Versace, da lady Diana a Naomi Campbell
L'ascesa di Gianni Versace – prima a Milano, poi nel resto del mondo – coincideva con la nascita della capitale della moda. Una generazione di nuovi designer esportava il gusto italiano nel mondo, rivaleggiando equamente con Parigi: i Missoni, Fiorucci, Giorgio Armani, Krizia. La sua morte fu un terremoto in un mondo che fino a quel momento galoppava rampante. Al suo funerale era presente anche lady Diana, amica e cliente: fu proprio Versace a ‘vestire' la sua rinascita dopo l'addio ai reali. Fu una delle ultime apparizioni pubbliche della principessa prima del fatale incidente a Parigi.
L'eredità di quel periodo è stata raccolta con successo dalla sorella Donatella, che ha continuato il suo discorso stilistico, vestendo una donna sensuale, sicura di sé e consapevole. La donna Versace era – ed è – una Medusa: una creatura mitologica che lascia di sasso al primo sguardo. Gli archetipi del lavoro di Gianni Versace rimangono ancora le cifre stilistiche della Maison, superando la prova del tempo: l'influenza della Magna Grecia che si fonde con l'oro barocco, le camicie in seta, le linee sinuose, gli accenni neanche troppo velati al bondage tra cinghie e corsetti.
Gianni Versace cambiò il settore sotto molteplici aspetti. Lanciò un nuovo modo di raccontare la moda, attraverso star e celebrità. Radunò intorno a sé le modelle più quotate del periodo e le rese delle rockstar: Naomi Campbell, Cindy Crawford, Carla Bruni, Helena Christensen, Claudia Schiffer. Indimenticabile la collezione tributo del 2017, con le top model di nuovo riunite.
Perché oggi Gianni Versace fa ancora tendenza
I semi del lavoro di Gianni Versace continuano a germogliare ancora oggi: non stupisce che gli abiti disegnati da lui siano ancora protagonisti dei red carpet. Solo per fare un paio di esempi: Chiara Ferragni ha indossato un Gianni Versace originale al Met Gala di New York, Bella Hadid ha fatto lo stesso a Cannes e Kaia Gerber ha ‘rubato' l'abito bondage che la madre Cindy Crawford aveva indossato nel 1992.
È vero: la moda vive una fase di profonda nostalgia e le star sfoggiano sempre più spesso capi vintage. Ma nel caso di Gianni Versace non si tratta di un semplice omaggio: gli abiti dello stilista sono ancora pulsanti di vita, contemporanei e attuali. Da artista del tessuto inventò un nuovo stile fuori dal tempo, in grado di sopravvivergli e di resistere allo scorrere delle mode. Come i marmi greci, come gli stucchi barocchi, come le ninfe dei dipinti a cui si ispirava. Consapevole che forse proprio l'arte è l'unica strada che conosciamo per l'immortalità.