The Crown 5, cos’è la sindrome della regina Vittoria e perché sta cambiando la monarchia inglese
La quinta stagione di The Crown è uscita e promette di spaccare pubblico e critici. Da una parte ci sono licenze creative che si sono presi gli sceneggiatori della premiata serie Netflix sulle vicende della famiglia reale inglese, dall'altra però c'è un ritratto affascinante che ha conquistato milioni di spettatori nel mondo. La nuova serie ci proietta nei difficili anni Novanta, quando le crepe nella casata dei Windsor si allargarono all'improvviso: il matrimonio di Carlo e Diana che va in pezzi, l'infelicità della principessa Anna, la solitudine dell'eterna seconda Margaret. Al centro c'è Elisabetta II, alle soglie dei settant'anni, che si ritrova in una posizione sempre più fragile e precaria: non a caso il primo episodio si intitola proprio La sindrome della regina Vittoria. Ma cos'è? Davvero ne soffriva anche Elisabetta?
La crisi della regina Elisabetta in The Crown 5
Il quinto capitolo di The Crown si apre con un flashback del varo dello yatch reale Britannia, che per 40 anni è stata la seconda casa della regina. Le frequenti avarie dell'imbarcazione costringono la famiglia reale a decidere se vale la pena tenerlo o no: "È una creatura di un'altra epoca – commenta il principe Filippo – In molti modi, è obsoleta". Il Britannia diventa così la perfetta metafora della monarchia e della regina stessa: un'istituzione sfarzosa ma costosa da mantenere, con pochissimi vantaggi sul piano pratico. Il 1990 si aprì infatti con un sondaggio del Sunday Times che confermava questa percezione: la metà degli inglesi pensava che la regina dovesse abdicare in favore del figlio Carlo. "Irrilevante, vecchia e fuori dal mondo", la definirono senza mezzi termini i giornali, che iniziarono a parlare di "sindrome della regina Vittoria".
Cos'è la sindrome della regina Vittoria
La sindrome della regina Vittoria non era una vera e propria malattia (a differenza dell'emofilia, chiamata la sindrome reale) ma la lontananza di un sovrano al sentimento comune del Paese. L'espressione nacque proprio per la bis-bisnonna di Elisabetta, la regina Vittoria, il cui lungo governo durò 63 anni: un record battuto solo dalla stessa Elisabetta. Alla sua morte, nel 1901, i sudditi salutarono "la nonna d'Europa", che aveva dato il via a una dinastia che dura tutt'ora. L'età, però, non giocava a suo favore: il popolo sentiva che l'anziana Vittoria, ritirata nel lutto e nel ricordo del defunto Alberto, non era più in sintonia con l'Inghilterra. Qualcosa di simile, secondo la stampa dell'epoca, successe a Elisabetta II. Per un breve momento sembrò che Carlo, giovane e di idee progressiste, potesse essere una scelta migliore per guidare la nazione. La storia ci insegna che non andò così: con il passare degli anni il consenso di Elisabetta crebbe, anziché crollare. La sovrana non abdicò mai e guidò il Paese fino alla sua morte nel 2022.
Carlo III cambierà la monarchia?
Secondo molti storici è Elisabetta II che ha tenuto insieme la monarchia negli ultimi decenni, rinnovando il suo prestigio nel mondo contemporaneo. Nella serie viene raccontata – a tinte esagerate – una divergenza di opinioni tra madre e figlio sul ruolo della corona: Elisabetta II è sempre stata conservatrice e custode della tradizione, mentre Carlo aveva idee più progressiste e innovatrici. Anche se molte delle vicende raccontate dalla serie non sono storicamente attendibili, è indubbio che re Carlo III voglia una monarchia più snella e semplificata, al passo con i tempi. L'incoronazione sarà la prima dimostrazione del cambio di passo: meno ore, meno ospiti, senza mantelli né diademi. Anche lui, però, rischia di essere vittima della sindrome della regina Vittoria: è salito al trono a 73 anni, diventando il più anziano sovrano a indossare la corona.
Negli anni l'immagine pubblica di Carlo III ha conosciuto enormi cali di popolarità, tanto che in molti avrebbero preferito un'abdicazione rapida in favore del principe William. Una storia che si ripete: Carlo III dovrà dimostrare di essere in sintonia con un mondo che cambia velocemente e che considera la monarchia superata. Lo farà riducendo le spese e svecchiando il vetusto cerimoniale: basterà a salvare la corona?