Taylor Swift, perché una ragazza della Pennsylvania ci racconta chi siamo
Pochi giorni fa mi è stato chiesto “perché ti piace Taylor Swift, una giovane donna, bianca, ricca e privilegiata?”. Ho pensato molto alla risposta e l’ho trovata andando a vedere il film The Eras Tour, uscito al cinema il 13 ottobre e che ha già battuto tutti i record: nel weekend di debutto la pellicola ha incassato 123 milioni di dollari. Il film di Taylor Swift riprende una data del tour ancora in corso. La cantante, infatti, ha concluso solo la parte statunitense del tour e si prepara ad approdare in Europa (sarà in concerto a San Siro il 13 e il 14 luglio 2024) e nel resto del mondo durante la prossima estate.
Dalla Pennsylvania alla vetta del mondo: storia di una ragazza anni '90
Chi scrive è nato negli anni Novanta ed è letteralmente cresciuto ascoltando Taylor Swift. Quando è scoppiato il successo, in seguito all’uscita dell’album Fearless, era il 2008, e noi antesignani della Gen Z stavamo attraversando quell’età fatta di brufoli e tagli di capelli ai limite del presentabile. Erano gli anni dei fenomeni Disney: dopo High School Musical è stata la volta di Miley Cyrus, dei Jonas Brothers e di Selena Gomez. Taylor Swift non era di quella scuola, anche se più volte è entrata nell’orbita dei talenti del "team" Disney. Il successo planetario di Taylor Swift si cementa in quegli anni. Aveva poco meno di 20 anni e faceva musica country, un genere che, a parte in qualche Stato del centro America, non trova molto seguito in giro per il mondo.
Taylor Swift un'icona atipica
Nata da una famiglia benestante della Pennsylvania, Swift era tutto ciò che la maggioranza delle preadolescenti di tutto il mondo non sono e, probabilmente, non saranno mai: bianca, bionda, ricca e privilegiata. La forza della giovane Swift degli esordi – e della sua versione potentissima, quella di oggi – era che nessuna delle sue fan voleva avere le sue caratteristiche fisiche, seppur perfette e desiderabili. Nessuna ha mai ascoltato Taylor Swift per i canoni estetici che rappresentava, ma tutte vorremmo essere quello che è riuscita a diventare: un’icona atipica che fa musica country, folk e pop e che plasma l'attuale scena culturale.
Taylor Swift è cresciuta dentro di noi. A sedici anni vuoi una canzone che ti racconti quanto ci si senta da schifo quando il presunto amore della tua vita non ti degna di un saluto e, soprattutto, che lo metta in musica, raccontando ciò che per la te dell’epoca era una tragedia senza pari. Una Caporetto sentimentale che prelude a un futuro di solitudine e mestizia. I romanzi di Jane Austen rivivevano nei testi di Taylor Swift, testi che raccontavano le sue storie d’amore con star hollywoodiane. Flirt o relazioni che non avevano niente a che vedere con le nostre storie d'amore, reali o immaginarie, con adolescenti dalla pelle acneica che abitavano l’angolo di una classe fatiscente di una scuola della provincia italiana. Adolescenti totalmente idealizzati al punto da farli apparire molto simili a Jake Gyllenhall, Harry Styles o a Tom Hiddleston.
Rivendicare i propri diritti sull'onda del Me Too
Poi Taylor Swift è cambiata, è cresciuta: è arrivata l’ondata del Me Too e noi ragazze degli anni Novanta abbiamo capito quanto fosse determinante e cruciale esporsi e rivendicare, anche fisicamente, i diritti che non ci vengono riconosciuti. Quanto fosse necessario lottare contro le violenze sia fisiche che verbali. Non posso pontificare su quanto sia stato difficile per lei essere una donna – seppur bella, bionda, magra e bianca – nell’industria musicale, perché non ho alcuna competenza relativa alle dinamiche di settore. Tuttavia, è innegabile che quella di Taylor Swift è anche una storia di autodeterminazione. Quando il suo produttore, Scooter Braun, ha comprato la Big Machine Records, togliendole i diritti d’autore, Swift ha reagito come chiunque di noi vorrebbe poter reagire nella vita davanti a un sopruso: ha inciso nuovamente tutti i suoi dischi, dal primo all’ultimo, diventando di fatto la proprietaria di tutta la musica da lei scritta fino a quel momento. Questo gesto è simbolico: è l’incarnazione delle rivendicazioni seguite all'epoca del Me Too, ovvero prendersi tutto quello che ci viene tolto. Nel caso di Swift le rivendicazioni sono a ritmo di folk.
La presunta perfezione è stata per la cantante di Shake it Off una gabbia dalla quale sono scaturiti, come per ogni adolescente del mondo, complessi, paure e problematiche. Nel 2020, la 34enne ha raccontato nel documentario Miss Americana di aver sofferto di disturbi del comportamento alimentare per le critiche subite sul suo corpo: "Se sei abbastanza magra, allora non hai quel culo che tutti vogliono e questo mi faceva soffrire". Swift ha aggiunto di essere entrata in una spirale di pensieri negativi che l'hanno fatta smettere di mangiare per diverso tempo a partire dai 18 anni.
Taylor Swift è la parte adolescenziale che vorremmo far convivere con i nostri lati adulti, senza risultare infantili o ridicole. Rappresenta la consapevolezza adulta di aver rielaborato gli anni dell'adolescenza. È l’empowerment femminile senza sovrastrutture. È un'artista senza sovrastrutture perché i momenti più amati del tour da record, uno dei più redditizi della storia, le parti più forti e acclamate dai fan sono nei set piano e voce. Sono i testi che ti fanno amare Taylor Swift, sia a 16 anni che a 35 anni. Nonostante l’imponente palco e le scenografie da favola, non si va a un concerto di Taylor Swift per vedere coreografie o costumi iconici. I suoi costumi, pur essendo tutti firmati, non sono scelti per seguire i trend delle passerelle, sono pensati per rappresentare le ere musicali del suo passato: la ragazza adolescente, la donna affermata, la cantautrice country-folk.
In un’epoca in cui noi Gen Z guardiamo ammirate Rosalìa o Dua Lipa, cantanti pop diventate anche icone di stile, Taylor Swift è riuscita a imporsi nell'industria musicale, ancora fortemente maschilista, attraverso la sua immagine di ragazza della porta accanto. Come ogni ragazza della porta accanto oggi è diventata donna. Un percorso di formazione condiviso con i suoi fan che negli anni hanno continuato a ritrovare le loro storie nei testi di una ragazza di Nashville.