Susanna Ausoni e i look di Noemi e Mahmood a Sanremo: “Lo styling è una scultura che esplode da un blocco informe”
Tra le stylist del panorama italiano è senza dubbio una delle più longeve e conosciute nel mondo della musica. Susanna Ausoni nella sua carriera ha vestito e veste celebrities del calibro di Michelle Hunziker, Elisa, Daria Bignardi, Paola Maugeri, Francesca Michielin, Carmen Consoli e Francesco Gabbani. È stata l'artefice della trasformazione di stile, durante lo scorso Sanremo, di Noemi e ha contribuito al successo di Mahmood, trasformandolo in una vera e propria icona e creando per il cantante uno mood trendy e iper contemporaneo sul palco dell'Ariston e non solo. Erano gli anni '90 quando Susanna, quasi per caso, inizia a collaborare con Videomusic e MTV, curando lo stile dei personaggi musicali che passavano per quegli studi televisivi. Poi sono arrivate le collaborazioni con i personaggi dello spettacolo e i servizi per i giornali di moda.
Oggi la stylist delle celebrities arriva anche nelle librerie con un libro, scritto dal giornalista Antonio Mancinelli per Vaillardi editore e intitolato "L'arte dello styling", che racconta il suo percorso e i retroscena dello styling di moda. Susanna è una professionista che con il suo lavoro riesce a creare immagini forti e ben studiate per quelli che non ama definire "clienti". Energica, entusiasta e sempre in movimento, Ausoni è una stylist poliedrica e versatile, che non si limita a proporre una versione univoca della moda. Mossa da una grande passione per il lavoro: "Mi piace quello che faccio – dice – amo vedere il bello nelle persone", si definisce pop e capace di mettere il suo know how a servizio del progetto visivo che ha davanti, senza "snobbismi da fashion system", passando con nonchalance dalla televisione alla musica, fino alle cover dei più celebri giornali di moda. Quest'anno sul palco di Sanremo 2022 vestirà Noemi, Elisa, Mahmood, Dito nella piaga, Giusy Ferreri, Matteo Romano e Francesca Michielin. A pochi giorni dall'inizio del Festival, Susanna Ausoni racconta a Fanpage.it il grande lavoro che c'è dietro la creazione di un look, le sue ispirazioni e anticipa alcuni dettagli degli outfit scelti per l'Ariston.
Come è iniziata la tua carriera di stylist?
Nasco come stylist musicale. Ho iniziato facendo la "televisione musicale" perché sono stata chiamata da Paola Maugeri. Lei faceva la presentatrice ad All Music negli anni '90, io all'epoca lavoravo in un negozio. Lei veniva a trovarmi copiava il mio look, io mi vestivo in maniera un po' particolare. Finché un giorno mi ha chiesto di realizzare i costumi di un suo programma che si chiamava "Night Express" su Italia1. Tutto è iniziato in maniera molto casuale. Poi ho avuto anche un pizzico di fortuna e sono stata buttata nella mischia.
Qual è il punto di partenza del tuo processo creativo e come coniughi il tuo stile con quello del personaggio che segui?
Tutti i creativi partono un po' dal loro vissuto, però poi quell'elemento personale devono saperlo trasformare. Il mio modo di scegliere è una mia caratteristica personale, quello che fa la differenza è riuscire a mettere la mia scelta al servizio di chi ho di fronte. Il mio gusto cambia sempre in funzione del progetto e nel rispetto di chi ho davanti. Il mio è un lavoro diverso da quello della fashion editor o della stylist per l'editoria di moda. Quando fai un servizio fotografico sei più libero, perché puoi inventarti una storia che inizia e finisce lì. Quando lavori con un cantante il progetto è più lungo. Magari è legato al lancio di un disco, a dei live, a delle apparizioni televisive. Il lavoro di styling con un personaggio della musica risulta più lungo rispetto a quello di un servizio fotografico.
Come scegli i progetti e i personaggi da seguire?
Il mio è un lavoro dove le sfide sono interessanti. Riuscire a far bene dove c'è molta distanza rispetto al proprio gusto è bello. Tutti i creativi hanno una missione, non fanno solo cose vicine al proprio gusto. Siamo capaci tutti di vestire ballerine o modelle. Tirare fuori un'immagine potente quando hai una fisicità normale è quello che fa la differenza, è quello che definisce la tua capacità e la tua bravura. Io sono molto pop, sono popular. Per quanto mi riguarda non mi piace dire: "Questo cantante lo faccio, questo non lo faccio, questo mi interessa o questo mi dà profilo". Tutto quello che faccio per me è un'opportunità. Magari certi progetti non li ho presi perché non avevo tempo di farli, non è che non li ho presi per "snobberia".
Con quali cantanti lavorerai sul palco di Sanremo 2022?
A Sanremo faccio un po' di cose. Vesto Noemi, Elisa, Mahmood, Dito nella piaga, Giusy Ferreri, Matteo Romano e Francesca Michielin. Quest'anno rispetto all'anno scorso stiamo lavorando in corsa. Siamo tutti affaticati. Il mio lavoro è un caos, è come se mettessi insieme in un calderone tantissimi elementi per cucinare un minestrone e lì per lì pensi: "Verrà fuori una roba che fa schifo". Ma poi piano piano tutto prende forma. Il mio mestiere è come una scultura: inizialmente è qualcosa di totalmente informe che poi prende forma. Magari cambi idea e smonti tutto, poi ricambi idea e rismonti ancora tutto. Poi a un certo punto esplode.
Su Sanremo c'è sempre grossa attenzione da parte della stampa e del pubblico, soprattutto riguardo ai look. Tu come vivi il giudizio sul tuo lavoro?
Dietro ogni look di un personaggio c'è tanto lavoro. Io osservo molto le chiacchiere e i commenti che si creano intorno a Sanremo, però mi piacerebbe che emergesse una cosa: ogni singolo professionista che lavora in questi progetti fa un lavoro enorme per produrre qualcosa che poi viene stigmatizzata in trenta secondi. Mi piacerebbe che ci fosse un po' di rispetto nei confronti del nostro lavoro. Capisco che dall'esterno le persone pensano che uno stylist risolva tutto in un pomeriggio, andando da uno stilista o credono che lo stylist chiami Giorgio Armani e chieda quali sono i vestiti disponibili. E poi c'è una sarta che ti fa l'orlo e dici grazie e arrivederci. Non è così facile, nel mentre c'è un bagno di sangue, ci sono diecimila prove, è molto complicato.
Nel 2021 ha creato scalpore il look con gonna di Mahmood ospite a Sanremo. Quest'anno cosa hai in mente per lui?
Posso dirti che per Mahmood sto mettendo insieme un viaggio molto interessante. È un viaggio che condurrà a una cosa a conclusione di tutto il lavoro. È un viaggio che farò con più stilisti, mentre con gli altri cantanti lavorerò con un singolo marchio. Con Mahmood abbiamo deciso di percorre una metrica che rimanga armoniosa ma seguendo diverse realtà non una sola.
A Sanremo 2021 abbiamo visto una Noemi super glamour, diversa dagli anni precedenti. Quest'anno vedremo sul palco un nuovo tassello della sua evoluzione di stile?
C'è sempre un nuovo tassello nel mio lavoro. Non mi fermo mai da questo punto di vista, perché è proprio la missione che me lo richiede. Non posso mai rifare le stesse cose, non sarebbe giusto nei confronti del progetto che ho di fronte, non farei un buon servizio agli artisti che curo. Sicuramente su Noemi vedrai qualcosa di nuovo.
Sappiamo che Elisa a Sanremo 2022 vestirà Valentino.
C'è un grande lavoro creativo che Pierpaolo Piccioli (Direttore Artistico di Valentino N.d.r) sta facendo con lei e che dura da tempo. Loro sono molto amici. Per me è un privilegio lavorare con due artisti del loro calibro. Quando lavori con loro vieni contaminato, ti viene voglia di fare arte. Sia Elisa che Pierpaolo hanno la capacità di aprire e dispiegare immaginari stupendi. Sono molto stimolanti ed è una cosa che riconosco a pochissimi artisti, Elisa è una di questi. Quando la vedo mi viene proprio voglia di fare il mio lavoro in maniera artistica.
Tra i look più spettacolari che hai curato sicuramente c'è quello con enorme abito bianco Valentino, indossato a Sanremo 2021 da Veronica Lucchesi, cantante del gruppo La rappresentate di lista.
L'anno scorso con loro ho fatto un po' da apripista. Quando ho iniziato a lavorare con il gruppo una sartoria di Palermo seguiva il loro stile. Nel momento in cui ho sentito il pezzo ho proposto il progetto a Valentino, conoscevo Pierpaolo, conoscevo bene la realtà e la Maison ha avuto molto coraggio nel prendere in mano La rappresentante di lista. Ricordo che avevamo preso un'intera stanza solo per l'abito bianco in un hotel completamente fanè. Il contrasto tra l'ambiente polveroso e l'abito Haute Couture era stupendo.
Segui come stylist anche Michelle Hunziker che ha recentemente pubblicato un post su Instagram con un abito di Armani, puoi dirci di più?
Oramai sono un po di anni che lavoro con lei. Michelle farà un programma per Canale 5 a febbraio. È un programma sulla sua carriera e lo stilista che la seguirà è Giorgio Armani, per questo ha messo il post con un suo abito. Michelle è legatissima a Giorgio Armani, lui l'ha sempre vestita da quando stava con Eros. Per questo importantissimo programma di Canale 5 ha deciso di fare un percorso di immagine con Armani. Michelle è una grandissima professionista, è super precisa, super rispettosa, è una ragazza che prende questo lavoro con grande serietà e impegno. Studia, si prepara alle sessioni di danza e di canto. È una vera professionista del settore, esattamente come lo era Raffaella Carrà.
Che stylist sei, come definiresti il tuo lavoro?
Mi ritengo una professionista fluida. Sono un po' particolare, scelgo a secondo dei progetti, non è che faccio l'immagine super cool di Mahmood e quindi non faccio la televisione. Sono versatile, questo è il mio mestiere. Per diversi anni ho seguito Daria Bignardi a "Le invasioni barbariche" e ricordo ancora oggi il primo colloquio con lei. Mi ero presentata come se fosse l'esame di maturità, con tutto il mio portfolio, mi sono seduta nella poltrona davanti a lei e sono sprofondata, una scena un po' fantozziana. Per la Bignardi avevo preparato un board e una creatività su come me la immaginavo, così pulita, cosi lineare, così Prada, così Jil Sander. Ricordo che lei guardò tutto e mi chiese: "Come mai fai così tante cose?". L'ho guardata e in maniera molto naturale le ho risposto: "Perché mi piace". Sai io sono felice quando vedo la bellezza negli altri, sono felice quando in quella bellezza vedo un pezzo di me, vedo un estensione di me. Sono felice perché è come se facessi un regalo. Noi stylist siamo dei privilegiati, perché facciamo un lavoro dove mettiamo tanto della nostra identità personale e questa non è una cosa comune, di solito non ti pagano per farlo. Sono grata profondamente del fatto che fin ora la vita mi ha permesso di continuare a fare il lavoro che amo. Poi non si sa mai, magari in futuro farò altre cose. Ora ad esempio ho scritto un libro con Antonio Mancinelli.
Parlaci del tuo libro.
Esce a fine gennaio, si intitola "L'arte dello styling". Nel libro, scritto dal giornalista Antonio Mancinelli, la voce narrante, che sarebbe la mia, racconta la sua esperienza nel mondo della moda. Io faccio la stylist da tantissimi anni, dal 1996 più o meno. Sono mossa dalla passione per quello che faccio, la mia passione è l'unica cosa che mi porta avanti. Credo che soltanto quando questa passione mi abbandonerà cambierò lavoro.
Nel tuo libro parli anche di come ci si racconta attraverso i vestiti. Uno stylist come riesce a creare una storia?
Attraverso i vestiti divento la cassa di risonanza di chi devo vestire. Di mestiere io faccio la creativa e seguo lo styling di attrici, talent televisivi e artisti musicali. Come lo faccio? Cercando di capire quali sono gli spazi di immaginario in cui devo andare a collocarmi e cercando una connessione tra quello che è l'immaginario moda, rappresentato da certi stilisti, e lo spirito del cantante o dell'attrice che ho di fronte. In poche parole faccio un lavoro di "connessione". Connetto realtà differenti e lo faccio con un metodo. Faccio delle scelte visive, scelgo dei look o li faccio creare custom a secondo dei progetti che ho di fronte.