Sbatti il mostro in prima pagina, recitava il titolo del film di Marco Bellocchio del 1972 con Gian Maria Volontè. Il film di denuncia sociale e forte critica politica raccontava (anche) della tendenza a esporre in modo anche violento persone coinvolte in un caso di cronaca o in una vicenda giudiziaria. L'espressione, diventata poi di uso comune, può essere riproposta per descrivere la copertina dell'Espresso su Chiara Ferragni in cui l'imprenditrice viene ritratta in versione Joker, acerrimo nemico di Batman. L'inchiesta "Ferragni Spa: Il lato oscuro di Chiara" è finita anche al centro delle storie di Fedez, che ha difeso la moglie dopo la copertina al centro delle polemiche. Ma com'è possibile che non si sia trovato un modo per rendere graficamente il presunto lato oscuro del lavoro di una donna senza schernirla o offenderla?
Perché la copertina de L'espresso su Chiara Ferragni fa discutere
L'inchiesta de L'Espresso mira ad approfondire i legami e le attività delle società di Chiara Ferragni. Un approfondimento giornalistico che si pone l'obiettivo di indagare e rivelare cose che non sono emerse fino a ora, a quanto risulta. Rappresentare l'imprenditrice come il cattivo nemico di Batman svilisce e denigra non solo Chiara Ferragni ma anche un lavoro giornalistico che si presenta come serio e obiettivo. Ma perché è problematico il paragone di Joker?
Interpretato da Heath Ledger nel film Il cavaliere oscuro di Christopher Nolan, l'acerrimo nemico di Batman viene approfondito nell'omonima pellicola dove a vestire i suoi panni è Joaquin Phoenix. In questo film Joker viene raccontato per la persona che è: un uomo con dei gravi problemi di salute mentale, probabilmente affetto da un disturbo bipolare, emarginato dalla società che ne alimenta così la rabbia, che lo stesso Joker sfogherà nei suoi plurimi omicidi.
Se Chiara Ferragni sarà condannata o assolta dalle accuse di truffa aggravata sarà il tribunale a deciderlo: con questa copertina, però, L'Espresso non solo condanna già Ferragni ma la dipinge come una persona malvagia e maligna, proprio come Joker. Un paragone che danneggia lo stesso lavoro d'inchiesta che si vuole portare avanti poche pagine dopo. Senza contare che la condanna unanime degli utenti social ha creato una sorta di effetto boomerang, screditando l'inchiesta, giudicata solo dalla copertina, e ricoprendo Ferragni con una dose d’empatia che nemmeno Fabio Fazio con la sua intervista era riuscito a suscitare.
La copertina su Chiara Ferragni nella settima dell'otto marzo
A rendere ancora più stridente questa rappresentazione di una donna è il contesto temporale dell'uscita: il numero è uscito a pochi giorni dall'8 marzo, Giornata internazionale dei diritti delle donne, diventata da anni un momento di lotta e rivendicazione dei diritti delle donne. In una giornata in cui si discute anche di rappresentazione delle donne in svariati ambiti, ridicolizzare una donna associandola a un personaggio negativo. Come accade spesso in questi casi, è entrata nel mezzo anche la satira: i sostenitori del paragone con Joker hanno ritenuto la copertina una caricatura di Ferragni. Ma se caricatura doveva essere, perché non scegliere un clown o un pagliaccio? In questo caso sembra che non si conosca nemmeno la storia del personaggio DC Comics.
A proposito di satira un'altra donna, Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, era stata ritratta con un naso pronunciato in una vignetta realizzata sul Fatto Quotidiano. Anche in quel caso si era parlato di libertà d'espressione ed effettivamente poteva essere più discutibile, visto che si trattava appunto di una vignetta satirica. Nel caso di Ferragni si tratta della copertina di settimanale non di una vignetta umoristica. Inoltre se l'obiettivo era creare clamore, non si può non considerare il risentimento che questa rappresentazione al limite della misoginia ha provocato.
L'Espresso non è nuovo a questo tipo di copertine fin dalla sua uscita nel 1955. Oggi, però, la sensibilità riguardo la rappresentazione delle donne si è sviluppata e affinata rispetto al secolo scorso: questo non significa che non si possa criticarle, ma rappresentarle in modo offensivo non ha nulla a che fare con la critica o la satira. Sbattere il mostro in prima pagina è sempre di grande impatto, ma come possiamo sensibilizzare l'opinione pubblica, anche e soprattuto l'8 marzo, se i giornali in primis le rappresentano ancora in modo così violento?