Salvatore Vignola alla Milano Fashion Week: “La mia donna è una Regina che rompe gli schemi”
I colori della Lucania, il fascino enigmatico della Madonna Nera, le donne fiere e risolute dei ricordi d'infanzia: lo stilista Salvatore Vignola porta la Basilicata a Milano attraverso la collezione Autunno/Inverno 2023-24, presentata durante la Fashion Week in corso in questi giorni. Intervistato da Fanpage.it il designer racconta le ispirazioni che guidano il suo lavoro, il desiderio di "esprimersi senza paura" e il rapporto con Arisa. È stato lui infatti a curare lo styling della cantante per il lancio di Tu mi perdiciòn e per alcuni servizi fotografici. E sul ‘dressgate' di Sanremo, quando l'artista si è accorta di avere lo stesso abito della prima violinista della Scala, commenta: "Ho pensato che il mio styling avesse funzionato meglio".
Cosa vedremo nella tua collezione Autunno/Inverno 2023-24?
Sono ritornato alle origini del mio percorso e ho voluto raccontare la mia Basilicata, i suoi colori, le sue suggestioni. La mia donna è una Regina, un’entità al limite dell’astrazione, una donna intrepida e fiera, ispirata alla Madonna Nera, Regina della Lucania.
Da dove arriva l’ispirazione per la collezione?
E' un omaggio alla donna, in particolare a quella lucana che mi ha cresciuto. Questa regina reale e ideale rappresenta le donne e i modelli femminili della mia infanzia, quelli che hanno forgiato il mio immaginario identitario. Sovrana tra le mura domestiche, siede sul trono impostole da una società agropastorale, ancorata a una mentalità maschilista che la ritiene inadatta al lavoro nei campi e nelle stalle e per questo la esclude dal sistema economico. Questa entità carismatica e compassionevole, si riappropria del potere sottrattole dagli schemi sociali, infrangendoli.
In che modo hai portato tutto questo negli abiti?
Ho scelto forme audaci e iper femminili, colorate dai toni della natura. Nella collezione ci sono lavorazioni artigianali, elementi della tradizione religiosa e richiami alla contemporaneità. L’estetica di fine Ottocento stravolge il denim, trascinandolo fuori dal suo consueto utilizzo: viene utilizzato per corsetti e maxi-gonne, impreziosite da particolari lavorazioni laser. La stampa su lycra riciclata riporta all’attualità e riproduce la resa del pelo di capra in due varianti colore, combinando texture classiche e riferimenti pop.
Rispetto alle scorse collezioni, in che direzione si sta evolvendo il tuo brand?
Le collezioni sono tappe di un percorso fluido e continuo. Hanno a che vedere con i sentimenti e le emozioni che mi attraversano. Una maggior consapevolezza accompagna la collezione Regina, una maggior attenzione a dettagli e atmosfere, alla vestibilità, alla visione magica della donna che immagino.
Spesso le cose più interessanti della Fashion Week arrivano proprio dagli emergenti, tu ti riconosci ancora in questa definizione?
Essere considerato un emergente durante la Fashion Week di Milano è un grande onore per me, vuol dire farsi notare tra chi ha fatto la storia, trovare un luogo d’eccellenza assoluta per condividere le proprie visioni.
Talento a parte, cosa serve a un giovane designer per emergere nel panorama moda italiano?
Tanto, tantissimo lavoro, un’assoluta fedeltà al proprio immaginario, che deve esprimersi senza paure e con infinita pazienza.
Ti abbiamo visto spesso ‘taggato’ nelle foto di Arisa: curi tu i suoi look?
Ho curato l’immaginario di “Tu mi perdiciòn” e di alcuni suoi servizi fotografici.
Come vivi questa doppia identità tra designer e stylist?
Ho iniziato a fare styling alle mie amiche prima ancora che diventassi designer, sono due lavori molto diversi. Mi occupo spesso di celebrity styling e lo trovo molto divertente. Attraversare ambiti diversi è un’esperienza stimolante, anche se naturalmente l’amore infinito riguarda il mio brand.
Cosa hai pensato quando hai visto Arisa con lo stesso abito Rick Owens del primo violino della Scala?
Stavano entrambe molto bene, ho pensato che il mio styling avesse funzionato meglio.