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Quando compri un vestito su Shein ricorda che chi l’ha cucito è pagato 300 euro al mese

La BBC è entrata nelle fabbriche di Shein per parlare coi dipendenti: dietro i vestiti a poco prezzo ci sono turni di lavoro massacranti e stipendi bassissimi.
A cura di Giusy Dente
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Basta un clic: acquistare abbigliamento online è facile e veloce, anche troppo, perché spesso neppure ci si rende davvero conto di cosa si sta acquistando, di quanto si sta spendendo, se si sta comprando qualcosa di cui si ha realmente bisogno, da dove arriva quella merce. E imbattersi in un sito che propone capi di abbigliamento a pochi euro può certamente indurre allo shopping sfrenato: si mette tutto nel carrello, si paga e via. Qualche giorno di attesa e la merce arriva comodamente a casa. Ma fermiamoci un attimo a riflettere: cosa c'è dietro quella T-shirt pagata pochi euro? Cosa c'è dietro quel vestito che in foto sembrava principesco e una volta indossato sembra un sacco informe? La BBC per farlo ha indagato sul colosso per eccellenza dell'abbigliamento a pochi euro, il più grande rivenditore di fast fashion al mondo: Shein. Il brand cinese dei suoi prezzi bassissimi e del suo sconfinato inventario di articoli (sono centinaia di migliaia sul sito) ha fatto la sua fortuna, puntando anche su una pubblicità piuttosto aggressiva (spesso ingannevole) e  collaborazioni con influencer. Ormai i ricavi sono saliti alle stelle, superando quelli di H&M, Zara e Primark nel Regno Unito. Ma ovviamente non è tutto oro ciò che luccica e sono già emersi risvolti preoccupanti, sull'operato dell'azienda, ai limiti della legalità. Laura Bicker, corrispondente della BBC, ha trascorso in Cina diversi giorni: ha visitato fabbriche e parlato con più di 20 lavoratori, per entrare realmente dentro questo mercato così controverso.

Cosa è emerso dall'inchiesta

Panyu è il quartiere cinese ormai noto come "villaggio Shein", dove si concentrano molte fabbriche del colosso. Qui tutt'intorno è il ronzio delle macchine da cucire, a scandire il passare del tempo: si lavora da mattina a notte fonda per produrre costumi da bagno, T-shirt, pantaloni e vestiti da mettere in vendita a pezzi stracciati. Sono capi di abbigliamento che finiscono nei guardaroba di oltre 150 Paesi del mondo. Il ritmo di produzione è estremo: in passato già diverse i chieste hanno sottolineato la disumanità delle condizioni di lavoro dei dipendenti costretti a turni insostenibili, sottopagati e messi in fabbriche spesso fatiscenti.

"Se un mese ha 31 giorni, lavorerò 31 giorni", ha detto un lavoratore alla BBC, aggiungendo di avere un solo giorno libero al mese. Qui ogni dipendente cuce circa 75 ore alla settimana. L'azienda, dal canto suo, ha dichiarato alla BBC: "Shein si impegna a garantire un trattamento equo e dignitoso di tutti i lavoratori all'interno della nostra catena di fornitura. Ci impegniamo a stabilire gli standard più elevati per la retribuzione e richiediamo che tutti i partner della supply chain aderiscano al nostro codice di condotta. Inoltre, Shein collabora con i revisori per garantire la conformità".

"Di solito lavoriamo 10, 11 o 12 ore al giorno – ha aggiunto un'altra donna – La domenica lavoriamo circa tre ore in meno". C'è sempre qualcosa da fare. Quando ci si alza dalla postazione con la macchina per cucire c'è da sistemare la merce che i camion scaricano sul pavimento. Oltre al personale fisso ci sono anche dei lavoratori temporanei, per soddisfare la domanda quando gli ordini raggiungono il picco. L'azienda spedisce in media circa un milione di pacchi al giorno, secondo i dati di ShipMatrix, una società di consulenza logistica. Infatti è l'algoritmo a determinare la produzione: se gli acquirenti cliccano ripetutamente su un certo vestito o passano molto tempo a guardare un certo maglione, allora l'azienda chiederà alle fabbriche di produrne di più e in fretta.

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Quanto si guadagna nelle fabbriche di Shein

"Ci pagano a pezzo – ha spiegato un lavoratore – Dipende da quanto è difficile l'articolo. Qualcosa di semplice come una maglietta uno-due yuan a pezzo e posso farne circa una dozzina in un'ora". Significa meno di un dollaro a pezzo. I dipendenti si fermano solo per pranzo e cena, consumano il pasto in pochi minuti, ma spesso in mensa non c'è spazio per far sedere tutti: qualcuno mangia in piedi. Dall'inchiesta della BBC è emerso che il salario base senza straordinari è di 2.400 yuan (327 dollari – 318 euro), ben al di sotto dei 6.512 yuan che l'Asia Floor Wage Alliance afferma siano necessari per un determinare un salario dignitoso. I lavoratori intervistati con gli straordinari riescono ad arrivare a 4.000, qualcuno addirittura 10.000 yuan al mese: ma questo significa sottoporsi a turni massacranti e disumani. "Questi orari non sono insoliti, ma è chiaro che sono illegali e violano i diritti umani fondamentali – ha affermato David Hachfield del gruppo – È una forma estrema di sfruttamento e questo deve essere chiaro". Inoltre la settimana lavorativa media non dovrebbe superare le 44 ore, secondo le leggi sul lavoro cinesi, con almeno un giorno di riposo a settimana. Neppure questo trova riscontro nella realtà del lavoro in fabbrica. Ecco, è questo che c'è dietro il clic che facciamo per mettere i prodotti nel carrello del sito di Shein.

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