Perché la sfilata di Off-White a Parigi è una dichiarazione politica
Ibrahim Kamara ha portato in passerella, alla Paris Fashion Week, la nuova collezione per l'Autunno/Inverno 2024-25. Ufficialmente, la firma è la sua, ma è chiaro quanto il designer abbia preso ispirazione dal suo predecessore Virgil Abloh, prematuramente scomparso nel 2021. Abloh faceva parte della collezione, ha detto Ibrahim Kamara in una recente intervista a Vogue, riconoscendo dunque l'eredità del fondatore della Maison e dedicandogli uno show pieno di omaggi alla black culture e denso di politica. Proprio "Celebration" era il tema.
La cultura pop si mescola alla politica
Se da un lato Kamara guarda al passato, alla storia della Maison dunque alle sue radici profonde, dall'altro si proietta al futuro e lo disegna a suo piacimento, dando libero sfogo alla sua creatività e lasciandosi trasportare da tutto ciò che è per lui importante: le origini africane, i valori di libertà, uguaglianza, giustizia. Si respira tutto questo nello show portato in passerella, ovviamente rappresentato attraverso gli abiti: blazer oversize, piumini, cappotti futuristici, tinte pastello mixate a nuance neon fanno da protagonisti. La fonte d'ispirazione primaria è stato un viaggio in Giappone, che lo ha fatto riflettere su quanto il mondo contemporaneo sia iperconnesso, su quanto le distanze si siano accorciate, ma al tempo stesso si sia umanamente più distanti. Partendo dalla riflessione sull'influenza americana in Oriente, si è spostato sull'influenza della black culture sugli stessi Stati Uniti d’America.
Il designer ha scelto una location significativa: sullo sfondo della sala spiccavano due mastodontici dadi, ad accompagnare il viaggio dei modelli in passerella, come calati in un gioco da tavolo a grandezza umana. La vita è un gioco: è un riferimento alla dimensione più ludica dell'esistenza, al non doversi prendere troppo sul serio perché, come in una partita a dadi, tanto viene deciso esclusivamente dal caso. I dadi, però, ritornano anche stampati sulle magliette e ci ricordano che il futuro è nelle nostre, di mani, che le decisioni spettano a noi. Anche se siamo mossi da fili invisibili, a nostra volta abbiamo altri fili da gestire con le nostre mani.
E per farlo, servono solidi valori. Se i capi giocano sui contrasti cromatici e sugli accostamenti di diversi tessuti, è per ricordarci l'importanza della diversità. Non siamo tutti uguali e questo è un bene, se lo consideriamo un'opportunità di scambio, di crescita. Ecco perché hanno calcato la passerella Precious Lee, Ajok Daing, Joan Smalls e Jourdan Dunn: modelle tutte diverse tra loro, tutte tutte ugualmente preziose per dare spazio alla diversità di corpi e di origini, che hanno pari dignità. L'afroamericana Precious Lee, abituata a calcare le passerelle più prestigiose (Versace, Marc Jacobs), abbatte ogni stereotipo: è stata la prima modella curvy afroamericana ad apparire sulle pagine di American Vogue.
Infine, la legalità. "ASK legal" si legge, in riferimento all'urgenza di impegnarsi a costruire un mondo guidato dalla libertà e dalla giustizia (ma una giustizia uguale per tutti), un messaggio fortemente attuale e al tempo stesso pericoloso. Ma Ibrahim Kamara ha consapevolmente scelto di far sfilare un messaggio che fosse celebrativo, estetico e anche politico. "Pensate che abbia chiesto ai legali l'approvazione del nome di questo show? No. Sapevo che suonava audace, ma mi sembrava giusto. È nato spontaneamente, da un luogo di sentimenti profondi e di espressione senza filtri": non a caso si aprono con queste sue parole le note della sfilata.