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Opinioni

Per l’otto marzo non vogliamo regali: vogliamo essere ascoltate (e rispettate)

Lasciate da parte i profumi, i rossetti, i gioielli pure il buono per la spa. Se volete dimostrare che rispettate le donne, iniziate a non dirci come vestire, come comportarci e cosa fare dei nostri corpi.
A cura di Beatrice Manca
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Prima l'abbiamo chiamata ‘Festa della Donna‘, come se ci fosse davvero qualcosa da festeggiare. Poi le mimose hanno preso il sopravvento, passando da simbolo della ricorrenza a imprescindibile trofeo da regalare o regalarsi. A un certo punto, non so esattamente come né perché, l'otto marzo si è trasformato in una specie di Natale in cui solo le donne ricevono un regalo (e guai se non lo ricevono). L'otto marzo si celebra la Giornata Internazionale della Donna per ricordare le battaglie portate avanti e per fare il punto su quelle ancora da combattere. Ma esattamente, care donne, vi chiedo: cos'è che stiamo festeggiando? A cosa servono i regali?

Io capisco che viviamo nell'epoca d'oro del consumismo, capisco che ogni occasione sia buona per fare marketing, ma ridurre le celebrazioni per l'otto marzo a un paio di orecchini con le pietre gialle mi sembra veramente troppo. Come se poi non avessimo nulla di cui parlare oggi: le donne hanno pagato il prezzo più alto della crisi post Covid, il gender pay gap è ancora florido,la maternità per le donne che lavorano è spesso un miraggio e gli assorbenti sono ancora tassati come un prodotto di lusso. Di fronte a tutto questo, però, qualche fortunata domani riceverà un fantastico regalo che le farà dimenticare tutto, preferibilmente una piastra per capelli o un libro di ricette.

Amici uomini, io lo so che avete letto da qualche parte la lista dei regali "per celebrare le donne della vostra vita" o "per farla sentire speciale". Però permettemi, come esponente della categoria, di darvi qualche suggerimento sui regali che vorremmo veramente ricevere. Lasciate da parte i profumi, i rossetti, i gioielli pure il buono per la spa. Se volete dimostrare che ci rispettate e riconoscete il nostro valore, iniziate a non dirci di sorridere di più. A non interromperci quando parliamo. Ad ascoltarci quando diciamo no, e a rispettarlo. Non il decimo no, il primo. Iniziate a non dirci come dovremmo vestirci, come saremmo "più femminili" o "più sexy" secondo voi. Su come (e quanto) ci depiliamo e ci trucchiamo. Perché della vostra opinione sul nostro corpo ci interessa molto meno che degli sconti che continuano ad affollare la nostra casella mail.

Già che ci siamo, a proposito di corpo: tenetevi pure le opinioni non richieste su come usiamo il nostro utero e su quando (e come) scegliamo di diventare madri. Non ci interessano neanche i pareri su come viviamo il sesso, se ne facciamo troppo o troppo poco. Facciamo che, come regalo per questo otto marzo, risparmiate sulle borse e vi concentrate sulla questione del gender pay gap. Sarebbe anche bellissimo se smetteste di farci scegliere tra lavoro e maternità e iniziaste a ragionare insieme a noi di come gestire la cura dei figli. Ultima cosa: se pensate che lavare i piatti stasera sia un regalo, ripensateci. Solo perché le donne si sono sempre fatte carico del lavoro domestico non significa che sia giusto, né sano, né normale. Effettivamente sì, capisco che è molto più comodo cavarsela con un regalo preso in profumeria o con un mazzo (sempre bello, peraltro) di mimosa.

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Nata a Roma nel 1992 e cresciuta a pane e libri a Viterbo, sono giornalista professionista dal 2019. In tasca una laurea in Editoria e un master in giornalismo alla Scuola Rai di Perugia. Lavoro a Fanpage nella sezione Stile e Trend. Mi occupo di questioni di genere e di moda, con un occhio di riguardo alla sostenibilità ambientale. Prima al Fattoquotidiano.it e Fq Millennium.
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