Parthenope, la complessità e i colori di Napoli rivivono negli abiti del film: il racconto del costumista
Dopo la presentazione al Festival di Cannes, arriva nelle sale cinematografiche il nuovo film di Paolo Sorrentino. Il regista premio Oscar stavolta si è concentrato su una storia che si intreccia col concetto di viaggio, nella sua accezione più ampia. Parthenope non è il racconto della vita della protagonista, dagli anni Cinquanta al 2023. È la storia di un mito, dello scorrere inesorabile del tempo, dei misteri di Napoli e dell'animo femminile.
La protagonista è interpretata da due attrici: c'è Celeste Dalla Porta nei panni di Parthenope giovane, poi Stefania Sandrelli in quelli della Parthenope adulta. Nel cast anche Isabella Ferrari, Silvio Orlando, Luisa Ranieri, Gary Oldman. Per tutti loro è stato fatto un minuzioso lavoro dal punto di vista dei costumi, curati da Carlo Poggioli. Il costumista ha lavorato con Anthony Vaccarello, attuale Direttore creativo di Saint Laurent qui coinvolto in veste di Costume Artistic Director e produttore. Intervistato da Fanpage.it, Carlo Poggioli ha spiegato come è nato lo stile dei personaggi del film di Sorrentino.
Il costumista Carlo Poggioli racconta gli abiti del film
Carlo Poggioli ha parlato con grande entusiasmo e soddisfazione del lavoro fatto per Parthenope: "La fortuna di lavorare con Paolo Sorrentino è che lui quando scrive la sceneggiatura ha sempre molto bene in mente come sarà il personaggio e devo dire che la sua scrittura aiuta a chiarire subito cosa vuole. Il mio lavoro è poi quello di trasformare la sua idea nella parte visiva. Il costumista fa questo. E molte volte ci sono degli attori che fin quando non fanno la prova costume non si rendono conto fino in fondo del carattere dei loro personaggi".
Tutto è cominciando dagli spunti nascosti all'interno della sceneggiatura, preziosi elementi di partenza che Poggioli ha poi sviluppato in modo coerente con l'idea del regista, lavorando in sinergia con Scenografia e Fotografia.
"La storia di Parthenope attraversa tutta la sua vita – spiega – La difficoltà stava nel raccontare un passaggio di epoche: nel film la vediamo appena nata nel 1950, poi passiamo agli anni Sessanta, agli anni Settanta e agli anni Ottanta, fino ad arrivare all'età matura, quando sullo schermo appare Stefania Sandrelli. Nel corso di queste epoche abbiamo senza dubbio cambiato alcune cose cose, ma a Paolo Sorrentino non piace sottolineare in maniera netta un'epoca precisa, anche se si capisce che siamo dinanzi al tempo che passa".
Il contributo di Anthony Vaccarello e Saint Laurent
Il costumista ha collaborato con Anthony Vaccarello: "Abbiamo lavorato in tandem: siamo stati a Parigi, poi sono venuti loro a Roma e a Napoli per fare le prove. È stata una bellissima collaborazione ed è stato un chiaro esempio di come il cinema può collaborare con la moda per raccontare una storia. Lui ha rispettato molto le idee mie e di Paolo". Non sono stati usati capi di repertorio di Saint Laurent: è stato realizzato tutto ex novo.
"Con Saint Laurent abbiamo realizzato dei capi con tessuti particolari – spiega Poggioli – Addirittura sono state stampate delle stoffe con con dei miei disegni. Molte delle fantasie ricordano quelle degli anni Settanta, ma sono state stampate appositamente per il film. In Parthenope non ci sono pezzi che appartenevano all'archivio di Saint Laurent, tutto è stato fatto appositamente per il film. Anche perché molti look necessari alla narrazione non erano facili da trovare nel loro repertorio".
In ogni caso il costumista guardato all'immaginario della Maison francese facendosi ispirare dal mondo Saint Laurent, ai capi iconici che la Maison realizzava degli anni Sessanta e Settanta. "Abbiamo riproposto l'iconico smoking in una scena di Capodanno, indossato da Parthenope – ha spiegato – Lo smoking da donna è un'invenzione di Saint Laurent e l'abbiamo inserita, funzionava benissimo per il personaggio".
Mentre Saint Laurent ha lavorato ai costumi per Parthenope, sul fronte maschile è stata coinvolta la sartoria Attolini di Napoli, che ha vestito per esempio John Steven interpretato da Gary Oldman: "Per lui hanno fatto dei completi di lino stupendi. Loro hanno realizzato anche i costumi di Biagio Izzo e di Silvio Orlando. Ma questo film è stato enorme anche per la vestizione degli extras: credo che sul set ci siano state quasi 8.000 comparse, tutte da vestire con abiti appartenenti a diverse epoche".
L'evoluzione di Parthenope raccontata con i costumi
Il tempo ha un ruolo fondamentale nel film, dove si approfondisce molto il rapporto che i personaggi hanno con esso, in primis Parthenope. Il pubblico la vede crescere, evolversi, trasformarsi in un arco di tempo molto lungo.
"Chiaramente c'è un'evoluzione anche dell'abbigliamento – chiarisce il costumista – Passa dal fricchettone all'intellettuale, fino a diventare insegnante, quando capisce che è quella la sua strada. L'elemento che lega le due attrici è un look in particolare: Parthenope da giovane (ovvero Celeste Dalla Porta) inizia a indossare dei tailleur con pantaloni. Quando la rivediamo poi anziana, interpretata da Stefania Sandrelli, dopo un salto narrativo di 20 anni, la rivediamo sempre con dei tailleur nel finale del film. Il tailleur è l'aggancio che lega i due caratteri".
L'abito dorato di Luisa Ranieri
Luisa Ranieri nel film interpreta Greta Cool, grande attrice sul viale del tramonto. Su di lei è stato fatto un lavoro ben preciso: "Lei ha un solo cambio, si tratta di un look iconico, ci siamo ispirati a diverse dive del passato e abbiamo pensato a questo abito, realizzato da Saint Laurent, che racchiude tutto: diventa quasi una divinità senza spazio e senza tempo, potrebbe appartenere a qualsiasi epoca, egiziana o romana. Quello di Luisa Ranieri è un abito dorato, un colore presente in ogni epoca, un colore prezioso che arricchisce il personaggio, lo rende potente. C'è proprio una potenza in questa figura che doveva essere sexy, bella, divina".
Il significato dei colori nel film
La città di Napoli più che fare da sfondo alla vicenda è protagonista. Affascinato dai suoi colori, il costumista li ha voluti portare anche sugli abiti di scena. "Siamo a Napoli – spiega Poggioli – che è la mia città natale. È stato bello tornare e vivere alcune cose di Napoli che in gioventù non avevo percepito bene. Ma i colori di Napoli io li avevo già bene in mente: la solarità della città si vede nella fotografia. Anche per questo il nostro lavoro sui costumi è andato di pari passo con quello del direttore della fotografia e dello scenografo. Abbiamo spesso lavorato insieme per decidere la palette di determinate scene".
Parthenope incarna la complessità di Napoli, le sue contraddizioni e anche i suoi colori: "A me piace sempre dare un colore a un personaggio, basandomi sulla sua storia, anche per riconoscerlo e caratterizzarlo. L'inizio del film ha un'atmosfera molto solare, vediamo questa famiglia che vive davanti al mare, in questa prima parte c'è riferimento forte ai colori di Napoli: l'azzurro del cielo, il blu del mare".
"Nel film – prosegue Poggioli – per il personaggio di Parthenope partiamo dunque dai colori forti, decisi e solari, indossati quando è giovane. I look cambiano fino a che, nel finale, c'è un passaggio, una trasformazione: qui non vediamo più l'uso di colori accesi, questi sembra che vadano a scemare, diventando sempre più pallidi. Stefania Sandrelli alla fine veste con abiti molto chiari, perché volevamo anche dare l'idea di un ricordo, come fosse una memoria in bianco e nero. Quindi nel finale ho preferito non dare una connotazione del personaggio utilizzando colori forti, volevo che sembrasse quasi un fantasma vivente".