Ottanta anni fa nasceva Gianfranco Ferré, l’architetto della moda di cui non si parla abbastanza
Gianfranco Ferré tra ragione e sentimento: il nome della mostra allestita nella Sala degli Stemmi di Palazzo Malinverni a Legnano racchiude l'essenza di un'esposizione che vuole rendere omaggio a una figura cruciale nella storia della moda italiana, un personaggio che ne ha segnato il corso, un rappresentante del Made in Italy nel mondo. L'esposizione, curata dal Centro di Ricerca Gianfranco Ferré del Politecnico di Milano, è stata realizzata in occasione del Centenario di Legnano Città che coincide con l'ottantesimo anniversario della nascita dello stilista (appunto di Legnano). Sarà visitabile dal 7 settembre al 6 ottobre 2024. L'allestimento è a cura dell’architetto Martino Berghinza mentre Paola Bertola, direttrice scientifica del Centro di Ricerca del Politecnico, ha fatto da curatrice. A Fanpage.it ha spiegato l'importanza di ricordare questa figura così importante nella storia della moda.
Legnano omaggia Gianfranco Ferré con una mostra
Gianfranco Ferré tra ragione e sentimento è un percorso che si snoda tra disegni e capi iconici dello stilista. "Abbiamo scelto questo titolo che è anche un po' un ossimoro, nel senso che vengono spesso interpretati come due aspetti antitetici – ha spiegato la curatrice – ma che molto ben rappresentano il DNA del lavoro Ferré in cui c'è sicuramente tutta una dimensione di rigore compositivo geometrico, ma al tempo stesso anche una dimensione più poetica, di interesse culturale per per il linguaggio. Queste due dimensioni ha sempre cercato di coniugarle, in maniera naturale trovava sempre una sintesi". Proprio per restituire al visitatore un quadro coerente e realistico col modo di lavorare di Ferré, si è scelto di basare tutto l'allestimento su linee pulite e geometrie pure all'insegna del contrasto bianco-nero, ispirandosi proprio ai codici tipici del linguaggio caro allo stilista.
L'esperienza come architetto lo aveva influenzato. Il punto di partenza per lui era sempre lo studio. Tutto nelle sue creazioni era studiato nel dettaglio bilanciando volumi, linee, proporzioni: "Si laureò con una tesi in Composizione dell'Architettura tra l'altro con un grandissimo architetto, il professore Albini del Politecnico e questa dimensione compositiva, che è proprio di matrice architettonica, lo ha sempre accompagnato". A bilanciare questo rigore lineare c'è tutta la raffinatezza e l'opulenza della Sala degli Stemmi. Se da un lato i disegni sono disposti ordinatamente su pannelli perimetrali, dall'altro in un gioco di dinamicità ci sono invece le iconiche camicie bianche, il simbolo del suo lavoro.
Sono state posizionate su una pedana rotante per due motivi: "L'idea dell'allestimento ha diverse ragioni. Intanto ci hanno dedicato un luogo molto prestigioso per la città, una sala in stile neogotico riccamente decorata. Abbiamo quindi immaginato una struttura si distaccasse completamente e non interferisse con il bellissimo contesto di decorazione. Poi c'è un ulteriore ragione anche un po' metaforica, perché Legnano è la città del Palio: questo tema un po' giocoso della giostra è parte della città. Infine i figurini che ruotano sulla giostra consentono di vedere le camicie a 360 gradi. C'è una dimensione giocosa, di leggerezza, che si distacca dal contesto aulico e interpreta anche quel senso di ironia che era parte del lavoro di Ferré".
L'esperienza offerta al visitatore è ulteriormente arricchita grazie alla connessione digitale con l'archivio Ferré, che comprende ulteriori video e immagini utili per delineare la figura di Gianfranco Ferré, la sua ricerca stilistica, il suo approccio al mondo del fashion, la sua vena creativa: "Ci sono questi dodici capi, ma il racconto è esteso anche in una dimensione virtuale. Attraverso un sistema di QR Code ciascuno di questi capi è collegato a una dimensione virtuale, per cui è possibile collegarsi a tutta una serie di documentazione nell'archivio del Politecnico di Milano e poter vedere i bozzetti, i figurini, i disegni, i cartamodelli".
La storia di Gianfranco Ferré
Nato a Legnano nel 1944 e morto nel 2007, Gianfranco Ferré è cresciuto immerso nell'arte, pittura prima e architettura poi. Subito dopo la laurea conseguita al Politecnico di Milano nel 1969, ha debuttato nel settore moda, che in qualche modo faceva parte della sua storia: la zia paterna Adele confezionava abiti per le signore di Legnano. Nel 1978 ha fondato la sua Maison, la Gianfranco Ferré Spa, con sede in dapprima in via Conservatorio e successivamente in via San Damiano. In 30 anni la produzione si è arricchita includendo, oltre all'abbigliamento, anche accessori, profumi, biancheria per la casa, ombrelli, occhiali.
Il massimo dell'espansione è stata raggiunta nei primi anni Duemila, con oltre 400 punti vendita di abbigliamento e 1500 di accessori. Poco dopo la morte di Gianfranco Ferré hanno fatto la loro comparsa sulla scena prima la IT Holding in amministrazione straordinaria (a causa dei debiti contratti con le banche) e poi Dubai Paris Group, che ha annunciato nel 2019 la chiusura definitiva di qualunque attività imputabile alla ex Ferré, anche se ormai già da tempo si erano fermate produzione e distribuzione.
Risale invece al 2008 la creazione della Fondazione Gianfranco Ferré (in zona Tortona a Milano), nata per conservare memoria e far conoscere tutto ciò che documenta la carriera dello stilista. La Fondazione possiede un ricco archivio in cui è conservata la produzione dell'architetto: foto, filmati, disegni, rassegne stampa, lezioni e appunti per un totale di oltre 70.000 file.
Perché celebrare Gianfranco Ferré
Per un genio di questa portata, tenere vivo il ricordo è fondamentale affinché non si perda traccia del suo operato, del segno che ha lasciato nel settore. Gianfranco Ferré è stato un professionista dallo stile inconfondibile. Paola Bettola ha sottolineato: "Ha avuto il merito di guardare alla moda come una dimensione che potesse essere affrontata con spirito di approfondimento, di rigore metodologico, di linguaggio. Forse nel contemporaneo si predilige la dimensione della rappresentazione mediatica alla dimensione del significato del fare moda e del risultato che si ottiene in quanto tale. Forse si guarda più al fine che al processo e al suo significato, che invece sono le cose importanti. Ferré era un fanatico del controllo, del processo creativo, era sicuramente molto meno interessato alle dimensioni più mediatiche e di rappresentazione".
Gianfranco Ferré amava stare a contatto coi giovani, veder sviluppare la loro creatività, facendo loro da guida, trasmettendo loro tutto il suo sapere. Infatti ha tenuto lezioni di moda nelle migliori università di tutto il mondo; è stato anche presidente dell’Accademia di belle arti di Brera. Tenere vivo il suo ricordo proprio nelle nuove generazioni è il modo migliore per rendergli omaggio, per far sì che tutto il suo lavoro continui a vivere in nuove mani, desiderose di apprendere il suo messaggio. "Solo perché un brand non è più attivo in quanto brand, perché non ha più una dimensione commerciale, non bisogna dimenticare quello che è stato importante a livello di contributo culturale e progettuale di una figura come è stata quella di Ferrè" ha concluso la professoressa.