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Olimpiadi Parigi 2024

Olimpiadi di Parigi, accuse di sessismo: dal divieto di portare l’hijab ai body sgambati delle ginnaste

“Troppo spesso l’attenzione è rivolta più all’aspetto delle atlete che alla loro performance” ha dichiarato Danette Leighton di Women’s Sports Foundation.
A cura di Giusy Dente
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Simone Biles, ginnastica artistica USA (Parigi 2024)
Simone Biles, ginnastica artistica USA (Parigi 2024)
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Danette Leighton è CEO della Women's Sports Foundation, un'organizzazione non-profit con sede a New York impegnata in nome di un crescente coinvolgimento femminile nello sport, in nome dell'inclusività e contro ogni discriminazione di genere. In una dichiarazione inviata ad Al Jazeera ha scritto:

È un peccato che troppo spesso l'attenzione venga rivolta più all'aspetto delle atlete che alla loro potenza, grinta e performance. Riteniamo che l'abbigliamento debba aiutare gli atleti a sentirsi motivati ​​a dare il massimo, non a mettere in ombra i loro sforzi o a suscitare un'eccessiva attenzione. C'è l'opportunità per gli organi di governo dello sport, gli sponsor e tutti i soggetti coinvolti di essere più attenti e inclusivi.

Le sue parole arrivano in seguito ad alcune accuse di sessismo mosse a questa edizione dei Giochi olimpici, in corso a Parigi.

Perché sono state criticate le divise degli USA

Ad aprile scorso, Nike ha mostrato in anteprima i kit olimpici realizzati per gli atleti che sarebbero partiti per i Giochi di Parigi. Tra questi, c'è anche il body tempestato di cristalli indossato da Simone Biles nelle qualificazioni. Già in quell'occasione si era sollevato un polverone. Le divise erano finite sotto accusa, giudicate discriminanti: perché indumenti diversi, body sgambati per le donne e tute coprenti con pantaloncini per gli uomini? Dure parole sono arrivate dall'ex campionessa nazionale statunitense dei 5.000 metri Lauren Fleshman, la quale ha scritto un post su Instagram chiamando direttamente in causa Nike:

Gli atleti professionisti dovrebbero essere in grado di competere senza dover dedicare troppo spazio cerebrale alla costante vigilanza del pube o alla ginnastica mentale di mostrare ogni parte vulnerabile del proprio corpo. Se questo abbigliamento fosse davvero utile per le prestazioni fisiche, gli uomini lo indosserebbero. Questo non è un kit sportivo d'élite per l'atletica leggera. Questo è un costume nato da forze patriarcali che non sono più ben accette o necessarie per attirare l'attenzione sugli sport femminili. Smettetela di rendere le cose più difficili per metà della popolazione.

Simone Biles, ginnastica artistica USA (Parigi 2024)
Simone Biles, ginnastica artistica USA (Parigi 2024)

Della stessa opinione anche l'atleta paralimpica statunitense Jaleen Roberts "Questo manichino è fermo e si vede tutto, immaginate in volo".  Nel frattempo, la federazione statunitense di atletica leggera (USATF) si è difesa spiegando all'AFP:

Le divise di atletica leggera della squadra statunitense svelate sono solo due delle tante opzioni, tra cui 50 pezzi unici, tra cui gli atleti potranno scegliere. Le opzioni e le scelte degli atleti sono state la forza trainante per l'USATF nel processo di pianificazione con Nike. L'USATF è anche consapevole del fatto che Nike ha consultato gli atleti durante l'intero processo di progettazione per garantire che tutti gli atleti si trovassero a loro agio e che le divise fossero adatte ai rispettivi eventi.

Della stessa opinione anche la saltatrice con l'asta Katie Moon: "Adoro le persone che difendono le donne, ma abbiamo almeno 20 diverse combinazioni di uniformi con cui competere, compresi top e pantaloni a nostra disposizione".

Frederick Richard, ginnastica artistica USA (Parigi 2024)
Frederick Richard, ginnastica artistica USA (Parigi 2024)

Alle Olimpiadi non si può indossare l'hijab

La Francia è stata criticata per aver vietato alle proprie atlete di indossare l'hijab. Anche se il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) ha dato il via libera a livello internazionale, la ministra dello Sport francese Amélie Oudea-Castera lo ha invece vietato, affermando che il governo era contrario all'esposizione di simboli religiosi durante il più grande evento sportivo del mondo. Gli atleti francesi sono vincolati alle regole della loro federazione sportiva, non fanno capo al CIO e alle sue linee guida: ecco perché non è loro consentito indossare l'hijab durante i Giochi di Parigi. Timothee Gauthieret, un allenatore di basket della periferia parigina di Noisy-le-Sec, ha detto ad Al Jazeera che ci sono poche ragazze musulmane che proseguono la carriera nel mondo dello sport ad alti livelli, in quanto scoraggiate in partenza dal clima di discriminazione nei loro confronti, dall'essere obbligate a indossare divise sportive che non le soddisfano e non le rappresentano.

Zou Jingyuan, ginnastica artistica Cina (Parigi 2024)
Zou Jingyuan, ginnastica artistica Cina (Parigi 2024)

Le divise sportive obbligatorie scoraggiano le donne

I docenti della Massey University della Nuova Zelanda hanno condotto un sondaggio di ricerca, riportato da Al Jazeera,  per valutare l'impatto del design delle uniformi sulla sicurezza delle atlete. I risultati sono stati pubblicati a febbraio. L'indagine ha evidenziato un certo malessere da parte delle ragazze, nei confronti delle divise obbligatorie in cui non si sentono a proprio agio "in particolare per quanto riguarda l'immagine corporea, la visibilità del sangue mestruale e la visibilità della biancheria intima mentre indossano la divisa". Anche la giocatrice di hockey inglese Tess Howard ha condotto ricerche su questo argomento quando era studentessa alla Durham University.

Simone Biles, ginnastica artistica USA (Parigi 2024)
Simone Biles, ginnastica artistica USA (Parigi 2024)

Ha appurato che alcune tipologie di divise, per esempio quelle con le gonne, allontanano le adolescenti dallo sport: addirittura il 70% abbandona. Durante le precedenti Olimpiadi di Tokyo 2020, la squadra femminile tedesca di ginnastica si è esposta contro la sessualizzazione delle ginnaste. Le atlete hanno gareggiato con tute lunghe fino alle caviglie invece che coi tradizionali body sgambati. Questo è stato il loro modo per celebrare la libertà di decidere serenamente come mostrarsi e cosa indossare, per poter vivere la gara senza disagio o imbarazzo.

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