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Non lavorano e vivono a spese del partner: cosa si nasconde dietro il trend “stay at home girlfriend”

Si chiamano “stay at home girlfriend”: sono le fidanzate di uomini facoltosi che trascorrono le loro giornate nell’ozio. Ma che prezzo ha la loro vita di lusso? Non è tutto oro ciò che luccica.
A cura di Giusy Dente
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Immaginate una vita la cui massima preoccupazione quotidiana sia quella di provvedere ai pasti. Ipotizzate di trascorrere le giornate tra una lezione di pilates, una seduta dall'estetista, un salto al supermercato e una sessione di shopping. Supponete una vita senza preoccupazioni e scadenze di alcun tipo, in cui a provvedere all'economia familiare sia solo l'uomo. Ecco, questa è in breve la descrizione della giornata tipo di una "stay at home girlfriend": o almeno, questo è il patinato scenario che viene da loro presentato sui social. Ma cosa c'è dietro?

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Chi sono le "stay at home girlfriend"

L'hashtag "stay at home girlfriend" sta prendendo sempre più spazio sui social network. TikTok è invaso dai video (da milioni di views) di ragazze per lo più giovanissime che descrivono la loro vita da "fidanzate di". Si tratta di persone che hanno scelto di improntare la loro vita al benessere assoluto: non lavorano, assecondano i bisogni dei loro facoltosi partner, si prendono cura di loro stesse in ogni aspetto, dai capelli affidati agli hair stylist alle unghie dei piedi curate dalla nail artist. Non ci sono sveglie per andare al lavoro la mattina, niente scadenze da rispettare, nessuna riunione: conti da far quadrare a fine mese manco a parlarne. I soldi piovono dal cielo e va bene così.

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"Le mantenute" sbarcano su Tiktok

Le SAHG condividono su TikTok e Instagram dei video in cui raccontano la loro giornata tipo, che solitamente consiste nel preparare la colazione al compagno, rassettare casa in attesa che lui rientri la sera, svolgere piccole commissioni. Sono quelle che un tempo venivano in modo piuttosto dispregiativo chiamate "le mantenute": hanno scelto di non lavorare e di vivere facendo affidamento sui redditi del proprio partner. Hanno uno stile di vita lussuoso, vivono in case magnifiche, indossano abiti griffati.

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Mentre sorseggiano il loro the matcha ammettono serenamente di oziare tutto il tempo. "I miei genitori hanno pagato oltre 260.000 dollari per le mie tasse universitarie private, per poi vedermi diventare una SAHG un anno dopo la laurea" scrive @septoctnov. Su TikTok si descrive unicamente come "Stay At Home Fiancée". Le fa eco @tessiemel: "Quando il tuo ragazzo ti fa diventare una SAHG a 25 anni tutto quello che devi fare è fare shopping, andare ad allenarti e bere frullati da 17 dollari mentre ti rilassi in piscina".

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(Non) è tutto oro ciò che luccica

Le SAHG promuovono uno stile di vita che all'apparenza sembra allettante: farsi sposare da un uomo ricco e farsi mantenere tutta la vita, così da non dover lavorare neppure un giorno. La parola "amore" raramente fa capolino, nei loro resoconti. C'è chi vorrebbe emularle e le invidia, c'è chi ammette di averci fatto un pensierino almeno una volta, ma c'è anche chi le disprezza, perché danno visibilità a uno stile di vita poco sano. I loro uomini hanno pieno potere su di loro: il denaro diventa uno strumento di controllo a lungo andare. Si crea un circolo vizioso di dipendenza, in cui la relazione si basa su una vera e propria forma di abuso (finanziario), che quelle donne subiscono in modo più o meno consapevole. La violenza economica è violenza a tutti gli effetti.

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Sui social non è tutto oro quel che luccica e benché le SAHG facciano passare le loro vite come tranquille e felici, inevitabilmente ci sono anche per loro risvolti spiacevoli e meno dorati. Nel condividere uno dei suoi vlog quotidiani, la creator @kendelkay si è fatta vedere intenta nella scrittura del diario. Un altro utente (@1000mgibuprofen) ha zoomato su alcune pagine, trovando parole di dolore e autocommiserazione, in cui la ragazza si diceva infelice. La vita delle SAHG è la deriva estrema del riposo, della pausa, del rallentamento. È l'estrema controparte della frenesia di ritmi di lavoro incalzanti, spesso sottopagati e insoddisfacenti.

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Nella lotta per la parità di genere, sembra strano che oggi ci sia chi invece sceglie una condizione subalterna. È un messaggio pericoloso in tempi come questi, in cui invece le donne reclamano l'indipendenza, degli stipendi uguali a quelli dei colleghi uomini, il diritto ad affermarsi sul lavoro ma anche come mogli e madri, senza dover rinunciare all'una o all'altra cosa.

Il problema non è la condizione di casalinghe: si tratta pur sempre di una scelta, rispettabile tanto quanto quella di chi invece investe su una carriera professionale fuori casa. Il problema è normalizzare una condizione di sottomissione pericolosa, che come tutto ciò che passa sui social ha invece risvolti meno piacevoli (che vengono tenuti ben nascosti): ed è cercando tra quelle pieghe che bisogna chiedersi se ne valga la pena.

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