L’Unione Europea verso una moda più sostenibile, il Parlamento approva nuove normative sulla transizione green
L'Unione Europea punta a una moda sempre più sostenibile. Uno dei settori più inquinanti sta vivendo un momento di rivoluzione: dalla progettazione a un maggiore monitoraggio della filiera e della supply chain, la regolamentazione delle industrie del fashion si sta facendo sempre più capillare. La scorsa settimana il Parlamento ha votato il regolamento Ecodesign e la direttiva Csddd- Corporate Sustainability Due Diligence Directiv, due provvedimenti parte del Green Deal, l'insieme di iniziative politiche proposte dalla Commissione che mirano a raggiungere la neutralità climatica in Europa entro il 2050. Questi si aggiungono al Regolamento sulle catene di fornitura a deforestazione zero, alla Green Claims Directive e al Csrd-Corporate Sustainability Directive, già incluse nel pacchetto normativo che guida la transizione verde.
Il regolamento Ecodesigne e il Csddd
Questa normativa punta a porre il design al centro degli obiettivi ecologici. A monte del prodotto c'è la sua progettazione, essenziale per renderlo durevole e riparabile; il regolamento stabilisce nuovi requisiti, che devono essere resi accessibili a tutti con la creazione di un passaporto digitale che permetterà al consumatore di conoscere l'impatto ambientale del suo acquisto oltre che semplificarne il riciclo e il tracciamento lungo la supply chain. La normativa, inoltre, vieterà la distruzione dell'invenduto. Per quanto riguarda la direttiva Csddd, invece, si obbligano le imprese e i relativi partner, a monte o a valle, a prevenire, fermare o attenuare le ripercussione negative delle loro attività su ambiente e diritti umani. Alcuni esempi riportati dal testo sono la schiavitù, lo sfruttamento, il lavoro minorile, la perdita di biodiversità e distruzione del patrimonio naturale.
Le normative europee nel Green Deal
Per quanto riguarda le normative già in vigore, le direttive Green Claim e Csrd prendono in considerazione la comunicazione sulla sostenibilità da parte della aziende di moda. La prima, efficace dal 26 marzo scorso, vuole limitare le pratiche di greenwashing e sostituisce alle diciture come "green", "eco" e "sostenibile" dati e informazioni attendibili e misurabili. La Corparate Sustainability Reporting Directive, in vigore dal 5 gennaio, richiede alle imprese europee e alle filiali UE qualificate di società non comunitarie, di rendere noto il proprio impatto sociale e ambientale e quello delle proprie azioni ambientali, sociali e di governance sul business. L'obiettivo è quello di aiutare investitori, analisti, consumatori e altri stakeholder a valutare meglio le prestazioni di sostenibilità delle aziende.