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Luisa crea da sola abiti per sua figlia in carrozzina: “Trovavo solo vestiti ortopedici, comodi ma brutti”

Luisa Ferraris è la mamma di Sofia “Ottoruote”, una ragazzina di 14 anni con tetraparesi spastica, una condizione che comporta rigidità muscolare. A Fanpage.it ha raccontato cosa l’ha spinta a creare da sola gli abiti per sua figlia.
A cura di Eleonora Di Nonno
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Luisa Ferraris nel 2019 si rende conto di non sapere più cosa far indossare a sua figlia Sofia, una bambina di 8 anni (in arte “Sofia Otto-ruote”: quattro della sua sedia a rotelle, quattro del camper con cui va in giro con la sua famiglia). Da piccola era più facile comprarle abiti con cerniere o bottoni posizionati ad hoc, molto semplici da infilare: “Quando è cresciuta riuscivo solo a trovare vestiti classificati come prodotti ortopedici, comodi ma brutti. L’alternativa era metterle maglie o felpe di tre taglie più grandi”. Luisa spiega che chi ha la tetraparesi spastica non può allungare le braccia, per questo vengono scelti capi con un giro manica molto largo. Sofia non è un’eccezione e Luisa è stanca di vedere ragazzini o adulti con una grave disabilità indossare giacche sformate o andare in giro con un bavaglio per la pappa (fondamentale per chi soffre di scialorrea, una condizione che porta a una salivazione intensa). Da qui, l’idea. La mamma di Sofia inizia a seguire un corso di cucito e dopo molti tentativi di “taglia e sbaglia” inizia a realizzare prodotti accettabili. Felpe con una zip laterale, coprigambe per ogni stagione, t-shirt elastiche, sono solo alcuni dei capi disponibili sul suo sito, un progetto in espansione che punta a vestire persone con disabilità motorie. Intervistata da Fanpage.it ha raccontato la storia della sua iniziativa: “Perché faccio questo? Vivo queste difficoltà in prima persona e so quello di cui hanno bisogno le famiglie che fanno i conti con questa condizione, prima che i grandi marchi di moda si accorgano di noi passeranno anni. Io sono già qui”.

Instagram @sofiaottoruote
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Capi su misura per esigenze specifiche 

Il motto della famiglia di Sofia è: “La differenza sia per tutti”. Ma in realtà si tratta di “esclusività” nell’inclusività. Sul sito, infatti, oltre a prodotti con misure standard sono presenti creazioni personalizzate, Luisa spiega perché: “Molti genitori hanno bisogno di consigli e assistenza, così invio loro un video che ho girato con Sofia dove le prendo le misure”. Un capo come un coprigambe, per esempio, deve rispondere a esigenze legate alle praticità (per indossarlo non bisogna perdere 40 minuti) e comodità: “Le mie creazioni non devono aggiungere altre problematiche a chi già vive una situazione complessa. Io se indosso un tacco 12 e mi sta scomodo, posso toglierlo. Per persone come mia figlia è diverso”.

Instagram @sofiaottoruote
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Non si tratta, però, di rinunciare alla bellezza. “In commercio trovavo solo coprigambe con fiorellini o fantasie che non rispecchiavano ogni fascia di età. Sofia ora è un adolescente, ha quasi 14 anni, mica posso farla andare in giro con abiti con i motivi delle api! Anche se un ragazzo non sa bene cosa ha indosso, l’outfit fa parte del messaggio che vuoi mandare. L’immagine è la porta dei nostri occhi. La prima cosa che vediamo di una persona”. Un concetto che sottolinea a Fanpage.it anche Paola Pizza, psicologa della moda: “La teoria dell’enclothed cognition descrive l’influenza che hanno i vestiti sui processi psicologici. L’abbigliamento è una seconda pelle capace di mostrare ciò che abbiamo dentro. Perché chi non ha un corpo perfetto non dovrebbe farlo?”.

Instagram @sofiaottoruote
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L’abbigliamento è una seconda pelle

L’enclothed cognition mette in luce come gli abiti portino le persone a comportarsi in modo coerente al significato simbolico di ciò che indossano. “Se devo fare un discorso di successo mi vesto bene, questo da un’idea di me agli altri di essere una persona efficiente e preparata. Anche io mi percepisco come tale” conferma Paola Pizza. Una teoria, questa, che esula da un discorso superficiale. Quando si parla di moda, infatti, entrano in gioco processi psicologici molto profondi. Una delle possibili motivazioni dell’esclusione di persone con corpi non conformi dal mondo del fashion potrebbe essere proprio la paura: “C’è il timore che mostrando la fragilità dei corpi si possa infrangere l’idea che abbiamo della bellezza” continua la psicologa. Ma se è vero che gli abiti influenzano il modo in cui ci rapportiamo agli altri, le persone con esigenze motorie specifiche non hanno molta possibilità di scelta.

Instagram @sofiaottoruote
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La maggior parte dell’offerta sul mercato è quella di cui parlava Luisa Ferraris: capi “ortopedici” che adottano un approccio medicale alla questione. Una possibile soluzione è quella di un cambiamento culturale, un processo che potrebbe venire innescato introducendo il tema nel dibattito pubblico: “Bisogna trovare un modo per dar voce a questa esigenza, puntare sui nuovi canali di comunicazione” conclude Paola Pizza. C’è chi come Luisa Ferraris è già in azione sui social: “Quando condivido su Instagram la vita della nostra famiglia mi confronto con altre mamme giovani, spaventate e piene di domande. I nostri non sono figli “speciali”, di speciale ci sono solo le esigenze. Io, poi, non voglio essere chiamata supereroina, gli eroi fanno tutto da soli, a me se qualcuno dà una mano, fa un grosso piacere!”.

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