L’amica geniale 4, cosa raccontano i costumi di Elena, Lila e Nino: “Mondo e rione sono cambiati”
Il cerchio si chiude. Era il 2018 quando veniva trasmessa la serie L'Amica Geniale, trasposizione su piccolo schermo del primo libro della tetralogia di Elena Ferrante. Stasera su Rai 1 andrà in onda l'attesissimo finale, l'adattamento dell'ultimo capitolo della saga, contenente l'epilogo della storia di Elena e Lila, un'amicizia lunga 60 anni. Le loro vicende personali, nei libri così come nella serie, si intrecciano con la Grande Storia, con le trasformazioni dell'Italia, coi cambiamenti sociali, culturali, economici del Paese. Da bambine confinate nel rione diventano donne, mogli, madri molto diverse, spesso lontane fisicamente, eppure sempre legate da un filo invisibile che le tiene unite sentimentalmente. Proprio perché le vicende attraversano un arco di tempo molto ampio, si sono passate il testimone tre diverse attrici per interpretare Lila e Elena, da bambine, adolescenti e infine da adulte. È stato fatto un grande lavoro dal punto di vista dei costumi, per accompagnare la loro crescita personale e l'evoluzione della loro amicizia speciale. Antonella Cannarozzi ha raccontato a Fanpage.it come si è mossa in quest'ultimo capitolo: L'amica Geniale – Storia della bambina perduta.
Il significato dei costumi de L'Amica Geniale 4
Infelice nella sua vita coniugale, avevamo lasciato Elena nel terzo capitolo pronta a partire per Parigi col grande amore della sua vita, Nino Sarratore. C'è Alba Rohrwacher a interpretare il personaggio nel quarto capitolo, mentre nei panni di Lila troviamo Irene Maiorino. Il cambio di attrici si è a un certo punto reso necessario, nonostante il pubblico si fosse molto affezionato a da Margherita Mazzucco e Gaia Girace. Anche per la costumista, l'arrivo di due donne adulte sul set ha in qualche modo dato più credibilità al suo lavoro su di loro.
A Fanpage.it ha spiegato: "Erano bravissime ma non reggevano più la parte: per quanto riguarda me, era difficile lavorare cercando di farle diventare più adulte. Su Alba, per esempio, ora ho potuto mettere dei jeans con la giacca maschile, ma su una ragazzina non lo avrei potuto fare. Era un limite. E col maglione poi mi risultava una teen. Era un cambio necessario, perché Lila e Elena arrivano ai 50 anni. Anzi, andava forse già fatto nella terza stagione secondo me, perché lì per esempio c'è Elena che diventa mamma e moglie: una ragazzina non sa bene cosa vuol dire, ma perché non l'ha mai sperimentato, per quanto certamente brava. Ora era fondamentale vestire due donne. È un capitolo molto più intimista, si entra molto più in dinamiche personali: con degli adulti attori è un'altra cosa".
Le nuove puntate sono ambientate prevalentemente negli anni Ottanta, è questo il decennio di svolta per i destini dei protagonisti: Elena coi suoi tormenti sentimentali, Lila con la grande tragedia che la cambierà per sempre. Antonella Cannarozzi si è dunque concentrata su quel periodo storico: "Abbiamo lavorato sul mood di quel decennio, quando ogni anno era una roba diversa. Per questo anche come colori, gli anni Ottanta li ho lasciati liberi: perché in quegli anni c'era una forte contaminazione di stili. C'era di tutto. Era un mondo dove ognuno si vestiva a suo modo. È qualcosa di vicino, c'è una forte memoria storica: io stessa li ho vissuti in prima persona, ma ho guardato tante foto, abbiamo fatto tutto un excursus su giornali e riviste femministe dell'epoca".
Lo stile di Elena, Lila e Nino a confronto
La costumista ha fatto una scelta ben precisa, sul fronte dei costumi: "Stavolta nulla è stato fatto nuovo, è tutto materiale di repertorio: gli anni Ottanta non si possono rifare in sartoria. Lì si fa il classico, in genere. Nel senso che comunque quei capi sono contrari a ogni legge della sartorialità! Ho cercato tra Napoli, Milano a Roma e Torino: ho trovato posti meravigliosi, ci sono archivi importanti. Elena è Armani anni Ottanta. Lila ha uno stile più aggressivo, anzi scavalca il suo stile, perché diventa un'imprenditrice importante. In qualche modo diventa capo rione, è lei che mette a paga tutti con la sua impresa informatica, è lei che fa lavorare la gente e che decide. Assume uno stile manageriale. Abbiamo anche tanti bambini, abbiamo tanti figli che crescono quindi c'è stato un grande lavoro anche su di loro, perché non si potevano cambiare sempre". Infine c'è Nino Sarratore interpretato da Fabrizio Gifuni: "Lui da che era un intellettuale pensatore marxista diventa un socialista craxiano praticamente. E si veste da craxiano, basta guardare la televisione di quegli anni". Con l'evoluzione dei personaggi e delle loro storie si raccontano cambiamenti ben più grandi: "C'è uno sguardo sulla società, quindi abbiamo cercato di raccontarla anche con i costumi. È un affresco: il mondo è cambiato, il rione è cambiato".