La Peta difende gli abiti leone di Schiaparelli: “Una dichiarazione contro i trofei di caccia”
La sfilata Haute Couture di Schiaparelli a Parigi ha sollevato un'ondata di polemiche per gli abiti con teste di leone, lupa e leopardo incorporate. Si tratta di riproduzioni iperrealistiche realizzate a mano in omaggio alle fiere citate da Dante nella Divina Commedia. A nulla sono valse le spiegazioni dei brand e di molte influencer, inclusa Chiara Ferragni, sul fatto che fossero assolutamente finte.
Il pubblico ha trovato sbagliato il messaggio e il fatto che quelle enormi teste richiamassero alla mente le immagini dei bracconieri con i trofei di caccia. Nel dibattito è intervenuta anche la Peta, una delle più grandi associazioni animaliste al mondo che, a sorpresa, ha preso le difese del brand.
Il comunicato della Peta sulla sfilata Schiaparelli
La Peta, People for the Ethical Treatment of Animals, è un'associazione internazionale impegnata a combattere sfruttamento e violenza sugli animali. Ingrid Newkirk, presidentessa dell'associazione, ha scritto in una nota per la stampa pubblicata da Vanity Fair in cui interpreta in modo diverso la scelta creativa del designer di Schiaparelli Daniel Roseberry: "L'aspetto di Kylie, Naomi e Irina celebra la bellezza degli animali selvatici e potrebbe essere una dichiarazione contro i trofei di caccia, in cui leoni e lupi vengono fatti a pezzi per soddisfare l'egoismo umano". Il riferimento è alle modelle che hanno indossato gli abiti: Naomi Campbell con il cappotto-lupa, Irina Shayk e Kylie Jenner, seduta in prima fila, entrambe con l'abito leone.
La critica della Peta sull'uso di lana e seta
La Peta però non ha risparmiato una critica all'uso dei materiali impiegati per le riproduzioni dei ‘musi' degli animali realizzati con prodotti animali come la lana e la seta. “Queste teste di animali tridimensionali favolosamente innovative mostrano che dove c'è una volontà, c'è un modo. Incoraggiamo tutti ad attenersi a design 100% cruelty-free che mettono in mostra l'ingegnosità umana e prevengono la sofferenza degli animali". Le alternative cruelty free esistono, ed è ora di usarle: l'invito della Peta quindi è a "estendere questa creatività per escludere le pecore tosate insanguinate per la lana e i bachi da seta bolliti vivi nei loro bozzoli".