La moda segue i tempi di TikTok: lo shopping nell’era dei microtrend che cambiano di continuo
Nemmeno il tempo di capire cosa significasse Demure, che è diventando di tendenza il Brat. Ma ancora prima era stata la volta dell'estetica Coquette tutta rosa e fiocchi, mentre ora che è autunno sicuramente esploderà ancora il trend Meg Ryan Fall ispirato al guardaroba dell'attrice nelle sue celeberrime commedie romantiche. I social dettano legge: è lì che viaggiano veloci i trend che riguardano il mondo della moda, anzi velocissimi.
Cosa è di tendenza oggi
A differenza di anni fa, quando si parlava di collezioni stagionali, adesso il ritmo della moda si è fatto decisamente più serrato e stare al passo richiede uno sforzo notevole, in termini anche economici. Sì perché il rischio è proprio quello di spendere somme ingenti pur di adeguarsi a modelli che cambiano improvvisamente: ciò che "era alla moda" il mese prima rischia di non esserlo più quello dopo e va sostituito. Non a caso si parla di microtendenze, con cui la fast fashion va a nozze (e lo spreco pure). In questo quadro esprimersi in totale autonomia, seguendo realmente il proprio gusto personale, diventa impossibile. Cosa ci piace davvero? Quello che compriamo è frutto di una scelta consapevole o dettata da TikTok? Il nostro armadio ci rispecchia o è l'esatta copia di quello degli altri utenti della piattaforma?
Come cambia lo shopping
Forse stiamo perdendo il gusto di fare shopping, diventato qualcosa di molto più automatico: si cammina entro binari prestabiliti, senza lasciare spazio alla propria personalità. Con TikTok e la macchina della fast fashion in moto, pronti a sfornare ogni giorno nuove tendenze, per i consumatori nel mondo reale è diventato difficile farsi guidare dal proprio stile personale, schiacciato sotto il peso del ricambio continuo, dell'omologazione, del consumismo. La sconfinata scelta che si trova nei negozi fa comunque riferimento ad estetiche di breve durata, destinate a morire nel giro di poche settimane. Questo genera disorientamento: un giorno potrei guardarmi allo specchio e sentirmi completamente fuori posto con degli abiti acquistati appena pochi mesi prima, eppure già spariti dai radar social. E ciò che non si vede online, non esiste. Paradossalmente, oggi seguire le tendenze significa avere più vestiti ma non avere mai nulla da mettere. Per stare al passo è essenziale stare sempre aggiornati, perché se tutti hanno virato verso il Brat tu non puoi rimanere ancorato al Demure. E si spendono soldi, per stare al passo. In questo vortice veloce, è difficile che si affermino tendenze vere e durature, ma solo estetiche di breve durata destinate a scadere in fretta: gli influencer impongono il trend, i consumatori lo identificano come cool e i marchi li assecondano. Tutto questo a prezzi super accessibili. Basti pensare all'offerta sconfinata di Shein: ma a che prezzo in termini di sostenibilità e diritti dei lavoratori? Il colosso è sotto accusa da anni per le condizioni che impone ai suoi lavoratori (si parla anche di minorenni), per l'impatto che la sua produzione ha sull'ambiente, per i materiali potenzialmente tossici e di bassa qualità che vengono impiegati nelle fabbriche.
Lo shopping da intenzionale a obbligato
L'intenzionalità nello shopping sta scomparendo nelle nuove generazioni, abituate a un concetto di acquisto legato molto più alle microtendenze, che allo sviluppo di una propria personale tendenza, di un proprio senso della moda. Essere alla moda significa tornare in negozio e acquistare qualcosa di nuovo periodicamente: decisamente confusionario come quadro, visto che una felpa comprata il mese prima risulterà obsoleta già quello successivo, costringendo a un nuovo acquisto. E ricomincia il ciclo. Gli influencer condividono aggiornamenti settimanali sui nuovi arrivi nei negozi, anche le pubblicità di Instagram incentivano questo shopping costante, sempre orientato alla fast fashion. Basti pensare che ogni anno vengono prodotti circa 100 miliardi di indumenti nuovi: il doppio rispetto al 2000. E se non so cosa mettere, basta guardare le influencer e copiare. I metodi di pagamento immediati non aiutano: è facilissimo cliccare, acquistare, pagare. Poi ti arriva il pacco a casa e nemmeno ti ricordi cosa hai ordinato e soprattutto se lo volevi e ti serviva davvero.
Vintage e second hand, l'altro lato della medaglia
I danni della fast fashion sono sotto gli occhi di tutti e per questo, in opposizione, si è sviluppato anche un altro filone, caro a chi ha cuore l'ambiente, la sostenibilità. Piuttosto che il ricambio veloce, c'è chi punta a riparare o rivendere i vecchi vestiti, così da non cestinarli e basta: si cerca di dare loro una seconda vita. La sensibilità sta cambiando in una larga fetta di giovani, che prestano maggiore attenzione allo spreco, da qui il successo del vintage, dell'usato, del second hand. Per uscire dal loop dello spreco e scoprire il proprio stile personale, si può riscoprire la tecnica del poco ma buono: acquistare pochi capi essenziali, ma di buona qualità, che resistano a qualsiasi epoca o estetica passeggera. È un investimento a lungo termine: magari devi risparmiare per mettere da parte una somma necessaria per un solo acquisto, di cui però sarai convinto al 100%, sarà qualcosa che indosserai ancora e ancora, di cui sarà difficile "disinnamorarsi" nell'immediato.