I novant’anni di Sophia Loren: dal reggicalze al neo finto, tutte le rivoluzioni di una diva senza tempo
Era il 1963 quando Sophia Loren nei panni di Adelina Sbaratti faceva impazzire il marito Carmine (Marcello Mastroianni). Il film diretto da Vittorio De Sica, simbolo della commedia all'italiana degli anni Sessanta, era Ieri, oggi e domani e la scena dello spogliarello di Loren davanti a un ululante Mastroianni avrebbe consacrato l'attrice italiana nell'olimpo delle dive di quell'epoca d'oro del cinema italiano. Oggi Sofia Villani Scicolone compie novant'anni e, oltre ai traguardi raggiunti sul grande schermo, la vera rivoluzione di Sofia Loren è stata culturale, ribellandosi un abito alla volta ai canoni del costume italiano, ancora eccessivamente chiuso e bigotto.
Posa per il calendario Pirelli a 73 anni
Partiamo dagli ultimi decenni, quelli in cui una Loren già consacrata nell'Olimpo delle celebrità quasi impossibile da raggiungere, non smette di compiere quella rivoluzione dei costumi che l'ha caratterizzata negli anni. Nel 2007 Sophia Loren posa per il Calendario Pirelli: prima del 2007 mai nessuna donna aveva 72 anni al momento dello scatto. L'attrice posa per i fotografi Van Lamsweeerde e Matidin, comparendo nel mese di marzo. Nelle settimane precedenti all'uscita del calendario si ipotizzava che l'attrice avrebbe posato nuda: la diva, in realtà, viene ritratta in scatti molto intimi, con degli orecchini pendenti preziosi, rivendicando una sensualità innata che nemmeno il tempo avrebbe potuto scalfire. Negli anni precedenti, Loren aveva rifiutato molte volte di posare nuda, per questo la scelta di accettare di posare per il calendario più glamour di sempre "mi fece sentire di nuovo giovane".
La scelta di non sposarsi in bianco in un’Italia ancora tradizionalista
"L'unico rimpianto? Quello di non essermi sposata in abito bianco", rivela una Sophia Loren già adulta tanti anni dopo. Il suo matrimonio con il produttore Carlo Ponti, che aveva incontrato quando lei aveva 16 anni e lui 38, era arrivato dopo anni di discussioni legali ma anche di costume. Ponti, sposato con Giuliana Giastri dal 1946, volò in Messico per divorziare dalla moglie: per evitare l'accusa di bigamia in un'Italia in cui il divorzio non era ancora consentito, il produttore lavorò per un po' negli Stati Uniti. Solo nel 1962 il suo precedente matrimonio sarà stato annullato e di fatto Ponti divorziò dalla prima moglie: nel 1966 sposa Sophia Loren il 9 aprile 1966. Per questo la scelta di non indossare l'abito bianco sembra oggi la scelta meno anticonvenziale di un matrimonio piuttosto fuori dal comune all'epoca.
L'eyeliner cat eye: quando le dive si truccavano da sole
La lunga storia dell'eyeliner, che parte da Cleopatra arrivando alle icone pop dei giorni nostri che lo sfoggiano multicolore, passa anche da Sophia Loren. L'attrice, fin dal suo debutto negli anni Cinquanta, fa dello sguardo profondo evidenziato dal nero dell'eyeliner. Loren è una tra le prime, insieme alla modella Twiggy, nel decennio tra il 1950 e il 1960, a sdoganare quello che sarà uno dei suoi beauty look distintivi: gli occhi da gatto, il celebre cat eye che oggi fa da base a molti make up. Con una linea sottile che converge con quella superiore, senza congiungersi, l'occhio viene avvolto da queste due linee di matita nera, sfilando e aprendo allo stesso tempo lo sguardo con la linea che esce oltre la palpebra. Sembra che la diva realizzasse lei stessa questo make up anche per le occasioni importanti e i red carpet più illustri. Oggi su TikTok e perfino su Youtube troviamo decine di tutorial che mostrano come replicare "l'eyeliner alla Sophia Loren".
Il reggicalze diventa accessorio di potere e seduzione
In una scena de La Miliardaria, film del 1960 in cui recita con Peter Sellers, l'ereditiera Epifania Ognissanti di Parerga cerca di conquistare il dottor Ahmed el Kabir. Loren, in una scena diventata cult, si presenta a lui indossando un cappello a falda larga rosa, un body nero e un reggicalze. Simbolo di seduzione per eccellenza, ma ancora poco sdoganato nel nostro Paese, il reggicalze diventerà l'emblema della sensualità innata dell'attrice, la quale lo trasformerà in un accessorio desiderato da moltissime donne. Sarà soltanto nel 1963, però, che in quella camera da letto con le tapparelle socchiuse e Mastroianni appoggiato alla testiera del letto a forma di conchiglia, ululante e intimorito, che Loren renderà il reggicalze quasi un protagonista di Ieri, oggi e domani. La pellicola, infatti, viene ricordata anche per la scena dello spogliarello, più ammaliante che prurigginoso, in cui l'attrice toglie, un poco alla volta, le calze e poi la sottoveste.
Anche in Matrimonio all'Italiana di Vittorio De Sica dell'anno successivo (1964), non solo il reggicalze ma tutta la lingerie o la biancheria intima svelerà tanto del personaggio dell'ex prostituta Filomena Marturano. A umiliare Filomena non è la sua professione, da cui il personaggio di Marcello Mastroianni promette di strapparla, ma le azioni di Mimì che la nasconde al mondo, relegandola in una casa, svilendone il ruolo e trattandola con disprezzo. Loren, infatti, renderà immortale questo personaggio per la dignità, il coraggio e la caratura morale molto più alte dell'infimo marito. In una delle scene ambientate nella casa d'appuntamento, l'attrice anticipa lo sdoganamento contemporaneo della biancheria intima, indossata per il proprio piacere più che per compiacere lo sguardo maschile, indossando una lunga sottoveste trasparente a righe raggiungeranno l'apice.
La vestaglia da abito popolare diventa abito sensuale
I personaggi di Sophia Loren, nata a Roma ma cresciuta a Pozzuoli, in provincia di Napoli, sono sempre stati estremamente popolari, di origini umili. Loren diventa una caratterista creando il personaggio della donna del popolo, dotata di canoni estetici cosiddetti mediterranei e di un'arguzia e schiettezza, che le permettono di usare anche la femminilità come fosse un'arma nel suo arsenale. A definire questi personaggi sono anche gli abiti che indossano: larghe camicie ricamate, abiti in lino moncolore oppure vestaglie abbottonate che costituivano l'abbigliamento della maggior parte delle donne di estrazione proletaria di quegli anni. Sia né L'oro di Napoli che ne La Ciociara, la vestaglia non diventerà mai un abito curato ma resterà fedele al suo utilizzo quotidiano che solo Sophia Loren saprà rendere indumento carico di sensualità. Sarà poi nel film di Ettore Scola, Una giornata particolare, in cui la vestaglia sarà parte integrante del personaggio.
La vestaglia a fiorellini, poi andata all'asta, era davvero un capo estremamente popolare, perfetto per quella massaia dalla vita priva di scopo che viveva durante il Ventennio fascista. In quell'occasione era stato lo stesso regista a curare gli abiti dei due protagonisti, disegnando il bozzetto poi realizzato dal costumista Enrico Sabbatini. Una delle curiosità che in pochi conoscono è che quella vestaglia a fiorellini, appena illuminata da un tocco di rosa, che fasciava Sophia Loren era stata stesa al sole per lunghe ore. L'obiettivo era fare appassire i colori per renderli in linea con le tematiche e la fotografia del film. Oggi la vestaglia si trova al museo del cinema di Torino.
Il neo finto: una delle prime attrici a disegnare le imperfezioni
Negli anni in cui Anna Magnani difendeva e anzi rivendicava le sue occhiaie (che mai e poi maiavrebbe fatto coprire sul set), anche Sophia Loren esaltava la sua femminilità rifiutandosi di sottoporsi a ritocchi come le era stato suggerito all'inizio della carriera. Non solo Loren esibiva e coccolava il suo fascino, le sue forme sensuali, il suo sguardo penetrante, ma sarebbe diventata una delle prime attrici a disegnarsi le imperfezioni. Oggi siamo abituati a disegnarci nei e lentiggini, sottolineando quelle imperfezioni che rendono unico un volto, ma all'epoca di Loren era una pratica innovativa. Il neo sulla guancia sinistra che ha contribuito a rendere il suo volto inconfondibile è in realtà finto. L'attrice se lo disegnava con una matita a seconda della giornata.
Gli abiti rossi: una sensualità da esibire e non più da nascondere
Negli anni il rosso vermiglio è stato uno dei colori associati allo stile di Sophia Loren. Non solo per quell'abito dalla scollatura a cuore e le spalline abbassate sulle braccia con cui ballava Mambo Italiano in Pane, amore e… nel lontano 1955. Al Festival di Cannes del 1983 e anche in occasione dell'edizione del 2016, la diva sceglie il rosso vermiglio simbolo di quella sensualità mediterranea che ha accompagnato la sua carriera.