I 50 anni di Alessandro Michele, lo stilista che ha trasformato Gucci con la forza di un sogno
Nel mondo della moda i via vai di stilisti dai grandi brand sono quasi all'ordine del giorno. Eppure la notizia dell'addio di Alessandro Michele a Gucci ha avuto un impatto anche al di fuori del mondo della moda. Perché? Alla sua nomina a direttore creativo, Alessandro Michele era un nome praticamente sconosciuto. Sette anni dopo, è una leggenda vivente. In poco più di un lustro ha compiuto una rivoluzione: ha trasformato un marchio storico in un oggetto del desiderio, riscritto l'idea di mascolinità, esplorato il Metaverso. Oggi Alessandro Michele compie 50 anni e lo fa con una nuova pagina da scrivere di fronte a sé.
La fiaba di periferia di Alessandro Michele
La storia di Alessandro Michele, in qualche modo, può essere raccontata come una fiaba di riscatto. O come la sceneggiatura di un film, visto che il cinema fa parte del suo dna. La madre infatti lavora nel settore cinematografico, il padre per Alitalia. Alessandro viene al mondo nel 1972, in un quartiere romano dove cresce con la consapevolezza di essere diverso dagli altri. I ricordi di quegli anni – le scarpine con gli occhielli, i grembiuli colorati, i pantaloni a zampa e le fantasie sgargianti – si imprimono nei suoi ricordi come un tatuaggio e diventeranno il fulcro della sua estetica.
Ma torniamo alla nostra fiaba e al bambino che sentiva di non appartenere a nessun gruppo. La diversità è un dono e Alessandro Michele decide di usarlo, rifugiandosi nel mondo rigoglioso della sua immaginazione. Sogna di diventare scenografo e inizia a studiare all'Accademia Costume e Moda. Alla fine del secolo inizia a lavorare per Les Copains, poi per Fendi finché nel 2002 viene notato da Tom Ford, che all'epoca era il direttore creativo di Gucci, l'uomo che ha rilanciato un brand in crisi dandogli un'estetica sexy al limite dello spregiudicato.
L'esordio da Gucci e le sfilate rivoluzionarie
Alessandro Michele entra in Gucci nel reparto accessori e lì lavora per un decennio intero, facendo carriera in modo discreto e costante. Nel 2015 la casa di moda sceglie lui per sostituire Frida Giannini: una notizia che scuote tutti. Chi è questo Alessandro Michele? Dov'è stato per 42 anni? Ma nulla in confronto allo shock delle prime collezioni. La prima sfilata è un terremoto. Michele mescola generi e decadi, colori e ispirazioni. È un archeologo della moda, un cantastorie. I suoi abiti non conoscono generi né etichette. Veste gli uomini e le donne allo stesso modo, a tinte vivaci, carichi di accessori: dalle gorgiere rinascimentali ai frustini, tutto trova posto nella stanza della meraviglie che è la moda di Alessandro Michele.
L'estetica di Alessandro Michele, unica e perfettamente riconoscibile, è perfetta per sedurre Instagram. Fluida, androgina, eccentrica, politicamente impegnata. Le sue sfilate sono pure performance: ricordate le teste mozzate sottobraccio ai modelli? O la sfilata Cosmogonie a Castel Del Monte? Lui stesso è un'icona: si presenta al Met Gala con il suo gemello Jared Leto o sfila sul red carpet con un avatar.
Alessandro Michele e l'inno a essere se stessi
Intanto, collezione dopo collezione, la sua corte cresceva: l'elenco di celebrità-ambassador parte da Lana Del Rey e Jared Leto per proseguire con Florence Welch, Dakota Johnson, Jessica Chastain, fino a Harry Styles e ai Maneskin. Il regno di Alessandro Michele da Gucci ha contaminato la musica, ma anche il gaming e ovviamente il cinema, il suo primo amore: la campagna pubblicitaria ispirata a Kubrik è già da antologia.
Mentre il mondo rimette in discussione diritti e conquiste, Michele manda in passerella sex toys, abiti con uteri ricamati e giacche con slogan sulla schiena. Nelle sue discordanze stilistiche Alessandro Michele ha sempre seguito la stella polare della libertà di espressione. Se tramite Gucci è riuscito ad arrivare a tutti, star e adolescenti, è perché ogni suo capo esprimeva lo stesso messaggio: un irriducibile inno alla bellezza di essere se stessi, nel modo più autentico e gioioso possibile.
La notizia dell'addio a Gucci ha colto di sorpresa un po' tutti: c'è chi parla di brand fatigue e del desiderio costante di novità nella moda e chi sospetta divergenze strategiche tra lo stilista e casa Kering. In ogni caso, possiamo concludere la nostra fiaba con Alessandro Michele che guarda la pagina bianca di fronte a sé, pronto a disegnare un nuovo scintillante capitolo.