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Giorgio Armani: “Altri due o tre anni poi mi ritiro. Il mio rimpianto? Non aver avuto figli”

In una lunga intervista al Corriere, Giorgio Armani fa un bilancio dei suoi 90 anni di vita alla vigilia della sfilata a New York, tra riflessioni sul passato e sul presente, passando dal rapporto con Milano a quello con i colleghi del mondo della moda: “Miuccia Prada vive nel suo mondo. Con Valentino un rapporto piacevole. Dolce&Gabbana? Due furbacchioni che ammiro”.
A cura di Arianna Colzi
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Giorgio Armani
Giorgio Armani

In un'intervista fiume rilasciata ai giornalisti Aldo Cazzullo e Paola Pollo sul Corriere della sera, Giorgio Armani si racconta alla vigilia della grande sfilata a New York. Lo stilista italiano, infatti, non ha presentato la collezione Primavera/Estate 2025 di Armani Privé a Milano, scegliendo di sfilare nella Grande Mela il prossimo 17 ottobre, giorno dell'apertura del nuovo building in Madison Avenue. "Chanel non era arrogante […] Saint Laurent trovò la formula giusta per essere un po’ più sexy di Chanel, un po’ più attuale. Come loro, anch’io ho cercato di liberare donne e uomini da tante costrizioni": così Re Giorgio commenta gli illustri colleghi del secolo scorso, ovvero quei designer che hanno contribuito a cambiare, insieme a lui, il mondo della moda per come lo conosciamo oggi. Dai ricordi di infanzia ai grandi amori, passando per i colleghi/rivali di ieri e oggi, Armani apre il suo cuore. E sul futuro rivela "Due o tre anni come responsabile dell’azienda me li posso ancora concedere; di più no, sarebbe negativo".

L'infanzia, la guerra e il Fascismo

Cresciuto durante gli anni del Fascismo e della Seconda Guerra Mondiale, Armani, nel corso della lunga intervista, sembra non essere tranchant sugli anni della vita sotto il regime di Benito Mussolini: da un lato ricorda l'impossibilità di opporsi al sistema, dall'altro "c'erano anche cose buone", perché "ci organizzavano un po' la vita".  La guerra, poi, trascorsa a Piacenza, tra le gelosie per il fratello Sergio ("era alto, biondo, bellissimo") e la vita trascorsa al quinto piano di un grande silos. La notte, quando suonava l'allarme, ci si spostava in cantina, "che non era un vero rifugio, sarebbe bastato un soffio e la casa sarebbe crollata".

Il rapporto con Milano: "Non mi piace la gente che ci gira oggi"

Milano è la città che ha segnato la vita di Giorgio Armani, che vi si trasferisce nel 1947 con la famiglia. All'inizio il piccolo Giorgio Armani è spaventato dalla grande città, un altro mondo rispetto a Piacenza. Enzo Jannacci è il suo vicino di casa: la madre di Jannacci lo rimprovera perché il suo modo di vestire è sempre trasandato rispetto all'amico Giorgio. Milano, però, diventa anche la città che dà avvio alla lunga carriera di Armani, anche grazie all'amico e poi compagno Sergio Galeotti, conosciuto un giorno alla Capannina di Forte dei Marmi, che lo convince a creare un suo marchio: "Allora il mondo della moda a Milano era gestito da persone un po’ adulte. Io ero giovane, avevo stimoli diversi".

Non mancano poi, nella corse dell'intervista al Corriere, le riflessioni sulla Milano di oggi: "Mi piace come la stanno rimettendo a posto, ma non mi piace la gente che ci gira. Gettano in terra una signora per rubarle la borsa, mettono sotto una bambina con la bicicletta… Non c’è più l’umanità di un tempo". Un rapporto, quello con la città, che ha spinto Armani, durante la Pandemia, a mettersi a disposizione della città. Durante il Natale del 2020, a Milano compaiono una serie di cartelloni con la scritta: "Io ci sono per Milano, con i milanesi, con sentimento". Una dichiarazione d'amore per quella che è molto di più di una città nella vita e nella carriera di Giorgio Armani.

I grandi "rivali": da Versace a Miuccia Prada

Nell' intervista Giorgio Armani commenta senza filtri il rapporto con i colleghi di ieri e di oggi: da Gianni Versace a Miuccia Prada, passando per Dolce&GabbanaAlessandro Michele. Nei riguardi di Versace, considerato agli antipodi dello stile essenziale di Armani e con cui aveva un rapporto di cortesia reciproca, lo stilista piacentino riconosce il suo grande investimento, enorme per l'epoca, di essersi aperto ai mercati internazionali, sottolineando di "aver fatto cose degne nella moda della donna: non tutto, ma ha fatto qualcosa di estremamente buono". In un mondo chiuso e ipercompetivo, il dialogo nella moda italiana è sempre scarseggiato. Con Valentino Garavani, forse, il rapporto più cordiale e sentito: "Un rapporto piacevole, perché è una persona molto carina, pure con me lo è stato. Anche adesso ogni anno non manca mai di mandarmi un piccolo messaggio sulle mie collezioni".

Parole dure, invece, quelle nei riguardi di Miuccia Prada: "Vive nel mondo di Miuccia Prada più che nel mondo vero. Non pensa che quel vestito deve essere portato. Quel vestito le piace, lei se lo metterebbe, esce salutando, ma non ha la percezione di quello che succede dopo". Lo stesso vale anche per Dolce&Gabbana: "Due furbacchioni. Però li ammiro. Nel bene e nel male, se ne parla. Hanno una clientela diversa, però guardo le loro cose e mi chiedo: ma quale donna le metterebbe?"

Sulla situazione attuale nel mondo della moda, invece, riconosce il talento di Alessandro Michele e rivela di aver avuto ambizioni riguardo Chanel in passato, perché ovviamente "si copia il meglio" e sempre in termini di emulazione Giorgio Armani pensa di essere stato tra i più copiati, soprattutto da Calvini Klein e anche da "quelli di adesso". Come in ogni intervista, non può mancare la domanda riguardo la decisione di non vendere il brand Giorgio Armani a qualche grande gruppo del lusso, da LVMH a Kering. La risposta è lapidaria: "Non ho mai avuto tempo di mettermi a un tavolo e pensarci bene". Tuttavia, le richieste di entrare a far parte del gruppo Armani non mancano anche oggi ma lo stilista mette a tacere eventuali speculazioni in modo lapidario: "Per il momento non vedo aperture. Chi vende non è più suo".

La vita privata di Giorgio Armani, da Sergio Galeotti a Leo Dell’Orco

Nell'intervista al Corriere della Sera c'è spazio anche per le confidenze riguardo la vita privata: dal grande amore Sergio Galeotti, scomparso nel 1985 per le complicazioni legate all'Aids, passando per Leo Dell'Orco. Dopo la scomparsa di Galeotti, arrivata nel momento di massima espansione dell'azienda, Re Giorgio sceglie di non aprire la società a nessun altro, deciso a dimostrare di potercela fare da solo. Riguardo la vita privata di oggi, Armani confessa il grande rimpianto della vita, quello di non aver avuto figli, e svela di non essere innamorato: "Salvo l'affetto profondo per Leo Dell'Orco" di cui ancora oggi porta un anello all'anulare sinistro salvato durante un incendio che coinvolse la sua villa a Pantelleria. Proprio Dell'Orco sembrerebbe far parte di quella "struttura, progetto, protocollo che dovrebbe essere seguito da chi verrà dopo di me" insieme alla nipote Silvana. E sul suo rapporto con la morte rivela:"L'aldilà non c'è. Finisce tutto qua […] Non vorrei creare il dramma della morte turbata dal dolore, che metta in estremo disagio chi mi sta a fianco". Low profile fino alla fine.

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