GCDS dedica al gatto la sfilata di Milano. Giuliano Calza: “Ho aperto le porte di casa mia”
A Milano si chiude una nuova giornata di sfilate con lo show di GCDS. Il funambolico stilista Giuliano Calza, l'enfant terrible della moda, abbandona le creature fantastiche e gli alieni per concentrarsi sulla creatura a lui più vicina: il suo gatto. Khitto è infatti il protagonista e ‘micio ispiratore' della collezione Autunno/Inverno 2023-24: l'intera sfilata è vista dalla sua prospettiva.
C'è il telefono in onice che adora fissare, il rosa del suo divano preferito: perfino le sue zampine pelose si trasformano in scarpe. "Forse è la mia collezione preferita", dice a Fanpage.it. In una lunga intervista il designer napoletano racconta l'evoluzione del suo brand e il sodalizio con Mr. Rain, che ha vestito a Sanremo. "Non sono mai amico di chi non mi piace", spiega, e spesso le sue amiche sono anche i volti del suo brand, dalla top model Bianca Balti a Nicola Peltz.
Da dove è nata la collezione Autunno/Inverno 2023-24?
Forse è la mia collezione preferita ad oggi: so che si dovrebbe dire di tutte, ma questa mi ha fatto veramente sentire bene. L'idea è stata quella di dedicarmi all'idea di vicinanza. Mi sono chiesto: qual è la cosa più vicina a me? E ho pensato al mio gatto Khitto. In questa collezione ho aperto le porte di casa mia, coniugando mondo lavorativo e mondo privato.
Che tessuti e che colori hai scelto per questa sfilata ‘felina'?
Mi sono chiesto cosa sapeva il mio gatto di me e ho disegnato la collezione dal suo punto di vista: texture, accessori e tessuti richiamano gli oggetti della mia casa con cui il gatto passa tanto tempo. Il rosa è il colore del suo divano preferito, il giallo è l'iride dei suoi occhi, c'è il motivo tigrato…la maglieria e i capi rendono proprio l'idea di com'è vivere con un gatto. Tra gli accessori ci sono delle mule che somigliano ai piedini di un gattino e un manico di borsa che ricorda un vecchio telefono in onice che lui adora.
Al Festival di Sanremo hai vestito Mr Rain: come vi siete conosciuti?
La stylist ci ha contattati e io, appena ho sentito la canzone, ho capito che era esattamente ciò che volevo rappresentare nella moda. Un ragazzo giovane che può avere tante paure e che non è il cavallo su cui tutti scommetterebbero, ma io sapevo che poteva farcela.
Abbiamo visto un nuovo GCDS a Sanremo: è l'evoluzione del brand che vedremo in futuro?
Il look di Mr Rain era meno articolato da ciò che faccio di solito: ho potuto dimostrare a me stesso che posso fare cose facili, ma comunque d'effetto. È un'evoluzione del brand che ha coinciso con l'arrivo di Mr. Rain: volevo dare un messaggio preciso.
È finita l'era della logomania?
La logomania non finirà mai ma è sicuramente meno mainstream: le persone sono tornate ad appropriarsi del proprio essere e del proprio stile, e a mettersi meno in mostra con un logo. Io ho sempre creduto nel far vivere il logo nelle collezioni, ma dico anche sempre che il parco giochi è chiuso e il merchandising non lo vedi.
Guardando indietro alla tua collezione d'esordio, cosa è cambiato e cosa è rimasto?
I codici del brand sono rimasti gli stessi, sicuramente ho studiato degli articoli meno legati a un immaginario forte, un gioco, che tra dieci anni potrebbero ancora essere di moda.
La scorsa stagione hai voluto in passerella Bianca Balti: che rapporto hai con lei?
Noi ci siamo conosciuti proprio per la sfilata dell'anno scorso. Dopo lo show è nata una bella amicizia: sono stato a casa sua, ho conosciuto le figlie… abbiamo quasi la stessa età e siamo molto simili: è piacevole confrontarsi con una persona che conosce l'industria in cui lavoriamo. Io non sono mai amico delle persone che non mi piacciono e lei mi piace davvero tanto.
Nicola Peltz è il volto della tua nuova campagna: come l'hai scelta?
Io e Nicola ci siamo conosciuti anni fa a Parigi e siamo sempre rimasti in contatto: ero al suo matrimonio con Brooklyn Beckham. Lei è molto divertente e professionale. Abituata alla vita del set era molto precisa su come camminare, come posare, cosa comunicare.
Sono passati mesi e quel matrimonio è ancora sulle pagine di gossip…
Non dimenticherò mai il soffitto fatto di bianche nel salone dove si è tenuta la cena: era molto difficile non restarne colpiti.
Sei stato tra i primi ad avere un casting inclusivo: è un obiettivo della moda o è un esigenza della tua generazione?
Sicuramente è molto legata al mio vissuto: quando ho vissuto in Cina vivevo in un dormitorio con ragazzi coreani, russi, francesi eccetera… Quando disegno una collezione non riesco a crearla con un solo corpo in mente: io credo nell'unicità, la mia storia è unica e non riesco a pensare a un solo modo di essere.