Franca Sozzani, la sorella Carla racconta: “Odiava dirsi fashionista, coi primi soldi correvamo da Pucci”
Gli abiti lunghi Saint Laurent, i tubini di Prada, esili e discreti, le gonne di Azzadine Alaia e le scarpe Manolo Blahnik. Gli abiti di Franca Sozzani raccontano la storia di una vita eccezionale, quella dell'ex direttrice di Vogue Italia scomparsa prematuramente nel 2016. Nei suoi molti anni al timone di Vogue ha cambiato l'editoria di moda: più raffinata, sì, ma anche più aperta e inclusiva. Il suo stile personale rispecchiava la sua visione della vita: un caleidoscopio di citazioni e riferimenti diversi, abbinati con immensa eleganza. Un guardaroba mai sopra le righe, eppure unico e inconfondibile. Una ricca selezione dei suoi abiti oggi sono esposti in mostra alla Fondazione Sozzani: alcuni dei capi sono disponibili per la vendita e il ricavato andrà a sostenere la ricerca medica. Fanpage.it ha intervistato Carla Sozzani, consigliera di Camera Moda e sorella della defunta giornalista, per capire com'è nato il senso dello stile di Franca Sozzani, innamorata della moda già da bambina.
Il guardaroba di Franca Sozzani in mostra (e si può acquistare)
L'idea di aprire il guardaroba di Franca Sozzani è un passo in direzione della sostenibilità, valore molto caro alla fondazione che porta il suo nome. Un modo, sottolinea Carla Sozzani, per dare una seconda vita a borse e vestiti: "È molto bello vederli vivere di nuovo", dice, proprio mentre una signora misura un tubino ricamato che le va a pennello. "È anche bello il fatto che li comprino persone che la conoscevano, a cui voleva bene". Acquistare un abito della direttrice di Vogue è come comprare un pezzo di arte, ma da indossare. La selezione include pezzi di Miu Miu, Prada, Alberta Ferretti, Valentino, e accessori Fendi e Louis Vuitton. Tutti i profitti della vendita andranno al "The Franca Sozzani Fund for Preventive Genomics" della Harvard Medical School. Alcuni abiti, però, resteranno in mostra: pezzi unici che rappresentano le tappe importanti della sua vita. Per esempio c'è l'abito con ricami oro che indossava quando ha ricevuto la Legione d'Onore, c'è l'abito del matrimonio di Beatrice Borromeo, a cui Franca era molto affezionata e una serie di Ferré Couture.
Il ricordo di Franca Sozzani incontra le nuove frontiere del digitale: gli studenti della NABA, Nuova Accademia di Belle Arti hanno "trasformato" 25 capi iconici in opere 3D che potranno essere acquistate sulla piattaforma SPIN di lablaco. "Mia sorella Franca era un personaggio pubblico e quindi ogni vestito ha la sua storia – spiega Carla Sozzani a Fanpage.it – Per questo abbiamo lavorato in partneship con lablaco, una piattaforma che si occupa di Nft, e su 25 capi abbiamo messo un'etichetta in cui c'è tutta la storia del capo. Scansionandolo si vede da dove arriva, si vede il momento in cui Franca Sozzani lo ha indossato e chi lo compra può aggiungere i suoi dati: anche se cambia di proprietario rimane sempre la tracciabilità".
I ricordi di Franca Sozzani bambina
La passione per la moda, dice Carla Sozzani, è nata prestissimo, già da bambine quando amavano giocare con i vestiti. Entrambe hanno fatto carriera nel giornalismo poi una ha assunto il timone di Vogue, l'altra ha creato Corso Como 10, uno dei primi – e più famosi – concept store in Italia. "Noi siamo cresciute alle Marcelline – spiega Carla Sozzani – quindi siamo state in divisa per molto tempo. Avevamo il desiderio di evadere da questo grembiulino bianco e dal vestitino blu". Il primo amore? "Emilio Pucci, senza dubbio, era il nostro idolo ai tempi". Il primo indirizzo preferito per lo shopping? "C'era un negozietto in via Cino del Duca che nessuno si ricorderà più, dove c'erano tutti i Pucci anche in tinta unita – dice ridendo – quella fu la prima grande passione già a tredici, quattordici anni". Per comprare i vestiti in autonomia, spiega, avevano escogitato un accordo con i genitori: "Non ci davano i soldi, ma se eravamo brave a scuola ci ‘pagavano' i voti, altrimenti dovevamo restituirli. Noi eravamo brave per forza – ride – perché con quello che guadagnavamo correvamo da Pucci". Ma non c'erano solo boutique e passerelle: la passione delle sorelle Sozzani era scoprire pezzi vintage per la sensazione di possedere un capo unico."Da giovani eravamo sempre per mercatini, sempre – dice sorridendo – mi ricordo soprattutto quelli di Portobello (a Londra, ndr). Ci sono stati tanti cicli nella moda: negli anni Settanta era di gran moda il vintage, poi ritornava, però Franca aveva sempre questa idea di vestire come nessun altro, non le piaceva avere delle divise specifiche, ma mescolare i colori, i periodi, le epoche, i designer…"
Nonostante fosse la direttrice di una delle Bibbie della moda, Vogue Italia, Franca Sozzani non si definiva una fashionista. "No no, anzi detestava il concetto – afferma con decisione la sorella – Gli interessi di Franca variavano su moltissimi fronti, non erano solo di moda, anche se la moda poi raccoglie moltissime cose, l'arte, la musica…". Il suo stile unico è mutato negli anni, spiega Carla Sozzani: "La Franca ha avuto due periodi diversi: un primo periodo in cui si vestiva con pantaloni stretti, giacche e camicie bianche, principalmente di Alberto Biani, il suo idolo. Poi ha avuto un secondo periodo, nella vita pubblica, in cui ha iniziato a mettere più abiti lunghi, colorati e a fiori". Tra tutti, dice, ce n'è uno che occupa un posto speciale: "Il vestito di Alexander McQueen con le piume".