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Emanuele Coccia e Alessandro Michele raccontano la moda: “Non è un’arte tra le tante, coincide col vivere”

Emanuele Coccia e Alessandro Michele nel libro scritto a quattro mani esplorano ciò che i linguaggi della moda e della filosofia hanno in comune in quanto strumenti di conoscenza del mondo e di noi stessi.
Intervista a Emanuele Coccia
filosofo, professore presso l'École des hautes études en sciences sociales
A cura di Giusy Dente
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Dire moda significa dire vestiti: è una parola che rimanda al corpo, a qualcosa di molto materiale, fisico, estetico. Riguarda ciò che c'è fuori: quindi l'apparenza e la superficialità. Impossibile pensare che possa avere qualcosa in comune con la filosofia, con qualcosa di così alto e nobile, con la disciplina del pensiero e della riflessione per eccellenza. E invece no. A unire i due mondi ci hanno pensato proprio uno stilista e un filosofo: da dialoghi e conversazioni, virtuali e di persona, è nato un libro scritto a quattro mani da Emanuele Coccia e Alessandro Michele, che restituisce un nuovo modo di intendere la moda. Ne svela la complessità e gli aspetti metafisici, il ruolo portante nella società (contemporanea e non solo). Si intitola La vita delle forme. Filosofia del reincanto edito da HarperCollins, in libreria dal 7 maggio. Come scrive Emanuele Coccia nel volume: "Non c’è nulla di più libero della filosofia. Non c’è nemmeno nulla di più libero della moda". E proprio il concetto di libertà ha fatto da filo conduttore nell'esperienza di Alessandro Michele da Gucci: collezione dopo collezione, lo stilita ha puntato sul superamento degli stereotipi, ha proposto una moda capace di andare oltre le gabbie sociali. La vicinanza dell'ex Direttore Creativo di Gucci (oggi alla guida di Valentino dopo Pierpaolo Piccioli) alla filosofia, è cosa nota. Ogni sua sfilata è sempre stata accompagnata più che da note stampa da veri e propri micro trattati di filosofia, volti a spiegare il lato più profondo dello show, mai allestito fine a se stesso ma costruito attorno alle teorie di grandi pensatori. Proprio alcune di queste sfilate sono oggetto di riflessione nel libro, che approfondisce il modo in cui le forme della moda diventano strumenti di conoscenza del mondo e di noi stessi.

Moda e filosofia, due mondi vicini

Moda e filosofia hanno molto in comune. Nel libro Emanuele Coccia scrive:

Non c’è nulla di più libero della filosofia […] Il pensiero è ovunque. Anche in un film. Anche in un mobile. Anche in un vestito […] Il pensiero fatto camicia, borsa, cintura è una vita che ha fatto del mondo l’occasione continua per coincidere con la propria libertà. Non c’è nemmeno nulla di più libero della moda. La materia, tutta la materia, può essere la casa dello spirito, uno strumento per pensare e conoscere meglio il mondo, e quindi per essere più liberi.

Il filosofo ha spiegato a Fanpage.it: "Sono entrambi tentativi di pensare la forma e la vita. L'idea che che libro prova a sviluppare è che la moda non è un'arte tra le tante: è l'arte che è riuscita a identificarsi, a coincidere con l'atto stesso del vivere, perché ha realizzato il programma delle avanguardie novecentesche di diventare la forza stessa a cui l'esistenza si dà forma. E quando l'arte diventa così vicina alla vita non può che diventare una forma di pensiero e di percezione, di esperienza quotidiana, vitale e del mondo. Per questo non può che alla fine confluire e coincidere con l'atto del pensiero per eccellenza, la filosofia". Con Alessandro Michele ha trovato subito un terreno fertile, per sviluppare questi temi. Di lui ha molta stima: "È un grande intellettuale del nostro tempo: è un grande artista e un grande pensatore. Farà cose bellissime: è un genio, farà cose inaspettate".

I due si sono conosciuti grazie al marito dello stilista. Emanuele Coccia ha raccontato: "Suo marito gli aveva fatto ascoltare una mia conferenza, ci siamo conosciuti, ci siamo subito intesi e trovati". In effetti lo stilista ha sempre affidato la presentazione e la spiegazione dei suoi show a grandi pensatori, a grandi filosofi: "Il libro è nato per questo. Da quando lui ha iniziato a fare sfilate ha ribadito coi suoi comunicati stampa che la filosofia è il linguaggio più adeguato per descrivere la moda, per parlare di moda. Per lui era naturale che scrivere un libro di moda fosse scrivere un libro di filosofia. E il libro prova anche a dire il contrario: che in realtà scrivere un libro di filosofia significa sempre parlare di moda in qualche modo". Nel libro la parola libertà ricorre molte volte, come fosse quasi un filo conduttore. A tal proposito, Emanuele Coccia ha chiarito: "La moda è esercizio quotidiano della propria libertà, parlare di moda significa parlare delle forme attraverso cui gli esseri umani danno forme visibili alla loro libertà ed è ovvio che pensare significa questo: è sempre e solo cercare, costruire, andare in contro alla liberazione. Da questo punto di vista c'è una conciliazione".

Alessandro Michele
Alessandro Michele

Il significato della copertina

Per la copertina e per il layout interno, gli autori hanno voluto che venisse rispettata un'idea ben precisa. Già a una prima occhiata appare subito chiaro l'intento: dare al volume una connotazione quasi sacra. Il libro ha un design rigoroso per due motivi: "L'idea era pubblicare un libro che ricordasse un manoscritto medievale oppure un libro stampato nel XVI secolo. Il layout è quello di un talmud, di un testo sacro ebraico. Da un lato è per ricordare quanto scritto da Alessandro nel suo primo comunicato stampa: che essere contemporanei nella moda non significa rifiutare il passato, ma cercare un rapporto libero con il proprio passato. E se uno ci pensa la moda è la sola disciplina che è capace di citare il passato senza diventare kitsch. Non si può dipingere o scolpire come si faceva negli anni Quaranta, invece qualsiasi couturier può ripristinare o attualizzare gli anni Quaranta senza essere volgare. Quindi la moda ha un rapporto molto particolare con il tempo: è capace di liberare il passato dal suo essere passato. Quella sul tempo è una riflessione che ritorna spesso, che caratterizza un po' il lavoro di Alessandro. Lui ha sempre dichiarato di farsi ispirare da Roma, questa stranissima città che riesce a far diventare contemporaneo il Colosseo e un museo costruito da Jean Nouvel. D'altra parte l'idea era appunto dichiarare che la moda è il testo sacro della nostra cultura. Di fronte alle critiche un po' ridicole che si tratti di qualcosa di frivolo, di superficiale, invece parlare di moda significa parlare del sacro, dei fondamenti più oscuri e più delicati delle nostre culture".

Milano Fashion Week 2020, Gucci Autunno/Inverno 2020-21
Milano Fashion Week 2020, Gucci Autunno/Inverno 2020-21

La moda è scelta e libertà

Scegliere cosa indossare significa dire qualcosa di sé, di come si concepisce il mondo. Ecco perché il filosofo ha puntualizzato di vedere molta libertà nel nostro tempo, molta di più di quanta ce ne fosse in passato: "Questa idea che il mondo contemporaneo sia il mondo dell'omologazione è una menzogna. Basta avere un minimo di coscienza storica per sapere che c'era molto più conformismo tre-quattro secoli fa che oggi. È un mondo che ha costruito (per fortuna direi) una cultura globale che ci permette di parlare e anche eventualmente di litigare. Viviamo in un'epoca che ha reso possibile una comunicazione come mai era successo prima: non è vero che gli uomini sono più conformisti di quanto lo fossero nel Medioevo o nel Seicento. Il conformismo è un elemento che fa parte dell'animo umano, dell'esistenza: ci sono persone che cambiano e persone che ripetono. Nel passato la maggior parte la popolazione umana aveva un vestito per tutta la vita, per ragioni di povertà. E poi ci si vestiva per secoli nello stesso modo, invece la moda ha permesso di  cambiare. Di fatto siamo in un'epoca in cui ciascuno (anche se poi rientra in grandi schemi prestabiliti) decide cosa indossare. È falso dire che siamo tutti conformisti: siamo in uno spazio di cui ciascuno deve esercitare la propria libertà". E il lavoro di Alessandro Michele si muove proprio in questa direzione.

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