Dove sono i corpi veri in passerella? Ashley Graham difende la body positivity ma c’è tanto da fare
Le modelle curvy sono realmente parte di un cambiamento in corso o sono solo una moda passeggera? La rappresentazione in passerella di corpi diversi dalla canonica taglia 40, diversi dalle fisicità snelle e longilinee che si sono sempre viste, è una battaglia iniziata da tempo. Ashley Graham fa parte di quest'onda di rinnovamento che vuole rendere la moda realmente inclusiva, che vuol dare a tutte le donne la possibilità di riconoscersi, senza dover per forza incarnare uno stereotipo per sentirsi "giuste" e accettate. La 35enne ha cominciato la sua carriera in passerella 20 anni fa, quando il termine "curvy" neppure esisteva: c'erano le modelle "plus size". E lei è stata la prima a comparire sulla copertina di Sports Illustrated Swimsuit Issue nel 2016. Sin dall'inizio ha difeso la body positivity, la bellezza dei corpi diversi dai canoni imposti dalla società, convinta appunto che la bellezza non dipenda dalla taglia. Ma la sua missione a che punto è?
Ashley Graham icona di body positivity
Ashley Graham è fermamente convinta che serva un rinnovamento nel mondo della moda, che ancora oggi ha molte carenze dal punto di vista dell'inclusività dei corpi. La rappresentazione non è ancora realmente corrispondente alla varietà dei corpi esistenti in natura: certi stereotipi, certi canoni sono ancora considerati gli unici possibili. La modella ne ha parlato a People, in occasione del dodicesimo gala annuale Women Making History Awards che si è tenuto Washington. Ha parlato proprio della mancanza di diversità in passerella, dove le modelle curvy scarseggiano.
"Lavoro come modella da oltre 20 anni e ancora oggi sto combattendo in nome della diversity sulle passerelle, sulle copertine delle riviste, nei film e in TV. Penso che ci sia ancora molto lavoro da fare. Ed è per questo che dico alle donne più giovani: lottate per ciò in cui credete, andate avanti. Continuate a combattere, continuate a lottare per ciò che volete cambiare" ha detto. La modella ha aggiunto: "Adoro dare potere alle donne". Ciò non significa che lei sia immune da momenti no: "Va bene. Ci sentiamo insicure. Non fingo più, l'ho fatto in passato. Ma penso che sia giusto avere quei momenti. E va bene conviverci. Non dobbiamo fingere di essere qualcosa che non siamo. E penso che sia importante concedersi quei sentimenti, ma non farli vincere".
Ci sono poche modelle curvy in passerella
Le parole di Ashley Graham arrivano dopo che il mondo intero ha potuto assistere all'inversione di tendenza sulle passerelle delle recenti Fashion Week. Dopo tanto parlare di body positivity, dopo tanti messaggi di incoraggiamento all'accettazione, si è rilevato un dato allarmante. Meno del 1% delle modelle delle oltre duecento sfilate di febbraio poteva essere definito plus size. E c'è di peggio: anche quando in passerella sfila una plus size, raramente quell'abito troverà realmente spazio in boutique. Quei modelli solitamente non arrivano in negozio, non possono realmente essere acquistati, perché quando si spengono le luci dell'evento, poi i brand non vogliono vestire oltre la taglia 46.
Una fetta di pubblico viene consapevolmente tagliata fuori. Quindi che fine hanno fatto i corpi veri? Dov'è la tanto decantata body positivity? C'è davvero posto per la diversity in passerella? Dopo un'iniziale ondata, sembra che ora il fenomeno si stia arrestando, come se "fosse passato di moda", come se non facesse più notizia e a nessuno interessasse questa rappresentazione inclusiva. Ecco quindi il ritorno dei corpi sottilissimi. Come ha detto Ashley Graham, c'è ancora molto da fare affinché una modella plus size sfili in passerella senza far storcere il naso.