Molti di questi personaggi sono principesse, donne che in questi 100 anni sono cambiate molto, adattandosi ai cambiamenti che realmente l'universo femminile ha vissuto nella società. E Disney non poteva non stare al passo. 100 anni di storia racchiudono tanto tanto e si va ben oltre la produzione su piccolo e grande schermo, i film e i cartoon che tutti conosciamo. Nel tempo la costellazione si è ampliata con parchi a tema, spettacoli itineranti, merchandising di ogni tipo, videogiochi. Ma la verità è che più di ogni cosa Disney ha creato un immaginario, un universo comune, un mondo magico che ha fatto da sfondo ai sogni di milioni di bambini in tutto il mondo.
100 anni di principesse Disney
Come è fatta una principessa? È bionda, con gli occhi azzurri, ha la pelle candida, indossa abiti elegantissimi pieni di pizzo e merletti, con gioielli preziosi e una coroncina di diamanti sulla testa. Per molti anni la rappresentazione è stata questa: una principessa tradizionale dal carattere buono: gentile, aggraziata, innocente. Era tendenzialmente la donna in pericolo, quella da salvare, quella in attesa del principe azzurro, anche lui abbastanza facilmente riconoscibile: biondo, alto, in sella a un cavallo bianco, col sorriso smagliante. Questo è quello che si è visto con Biancaneve, Cenerentola, La bella addormentata nel bosco: canoni più o meno standard che nel tempo sono apparsi un po' riduttivi.
Quando si è iniziato a parlare di un nuovo ruolo della donna in società, quando sono emerse problematiche come gli stereotipi di genere, il patriarcato, il maschilismo, l'oggettivazione del corpo femminile ecco che Disney ha proposto personaggi diversi. Le principesse anni Novanta si ribellano ai canoni: Ariel insegue ciò che vuole realmente essere al di là delle squame che le ha dato Madre Natura, Jasmine viene identificata per la sua intelligenza, Pocahontas è uno spirito libero. Poi c'è la Bella, che contro ogni aspettativa si innamora della Bestia. E che dire di Mulan, che addirittura scende in battaglia e in campo se la cava anche meglio dei colleghi maschi: di lei si parla per il coraggio, non per l'estetica né per i sentimenti.
E che dire di Mulan, che addirittura scende in battaglia e in campo se la cava anche meglio dei colleghi maschi: di lei si parla per il coraggio, non per l'estetica né per i sentimenti. Le più recenti principesse sono caratterizzate da doti di indipendenza. Tiana (la protagonista di La principessa e il ranocchio, prima eroina Disney afroamericana) si impegna moltissimo per mantenere la promessa fatta a suo padre e per realizzare i suoi sogni: non le serve l'aiuto di un uomo. Anche Rapunzel, da spirito libero, vuole essere artefice del proprio destino e si rifiuta di apparire debole.
Merida non è affatto interessata al matrimonio, non aspetta il principe azzurro, non si perde in romanticherie. E come lei anche Elsa e Anna: loro rappresentano l'eterno legame tra sorelle, l'unità tra donne. Ultima in ordine di tempo c'è la polinesiana Vaiana (eroina di Oceania col fiore tra i capelli e la collana di conchiglie), grande esempio di donna indipendente e coraggiosa. Non ha alcun interesse amoroso, è concentrata sul salvare la sua gente ed è disposta a sfidare il pericolo in nome di un ideale. Lei è un esempio di autonomia, una fonte di ispirazione: è un personaggio che basta a se stesso, icona di autodeterminazione.
Le donne vogliono scegliere da sole chi essere
Le ultime principesse Disney suggeriscono che si può essere ciò che si vuole senza che sia qualcun altro a definirci, senza che sia un uomo o la società a stabilire cosa è giusto e sbagliato per noi. A volte le rotte vanno invertite, non sempre seguire il flusso e i binari precostruiti è la scelta che porta alla felicità. Certo, è la scelta più facile, ma ciò non significa che sia senza sofferenze. A volte bisogna rischiare, sfidare, combattere.
Nell'evoluzione delle principesse Disney che si è vista nell'arco di quest'ultimo secolo il progresso riguarda proprio la capacità di accogliere i pericoli e di affrontarli con coraggio e determinazione, senza aspettare l'aiuto di qualcuno, in nome della propria realizzazione personale. Certo, non sono mancate le polemiche, nel momento in cui è stato ampliato l'universo culturale e caratteriale: la Sirenetta nera non è piaciuta all'inizio e neppure la Biancaneve interpretata da un'attrice ispanica che vedremo nel 2024: è difficile rinunciare a certi modelli, perché sono pur sempre un porto sicuro a cui tornare. Mettere in discussione richiede molto più impegno.
Non è sbagliato essere Cenerentola, ma non è sbagliato neppure essere Vaiana: il messaggio è proprio la vastità di mondi interiori, la complessità della figura femminile, che non si può ridurre al modello universale di una donzella indifesa dentro un castello. Possiamo chiamarle principesse, eroine, femministe, icone girl power: o più semplicemente donne.