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Davvero Naomi Campbell ha bisogno di collaborare con un brand fast fashion?

La top model americana ha disegnato una collezione con Pretty Little Things, presentandola alla New York Fashion Week, scatenando moltissime polemiche.
A cura di Arianna Colzi
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Naomi Campbell
Naomi Campbell

La New York Fashion Week è appena iniziata e già è scoppiata la prima polemica. Naomi Campbell, forse la top model più famosa al mondo, ha annunciato la creazione di una collaborazione con il brand fast fashion inglese Pretty Little Things. Una decisione che non è stata accolta bene da critici e pubblico, anche perché la domanda che sorge spontanea è: Naomi Campbell ha ancora bisogno di creare profitti?

Pop star e top model: le campagne che fanno discutere

Su X (il caro vecchio Twitter) sono in molti ad ipotizzare problemi economici per la top model. Al di là delle supposizioni e nonostante le dichiarazioni di Naomi alla rivista americana W ("Voglio impegnarmi nel far alzare la voce dei designer neri marginalizzati"), lo scopo di questo tipo di collaborazione è ovviamente vendere quanto più possibile. Anzi, le possibilità che possa andare sold-out sono molto alte. Campbell, inoltre, non solo ha contribuito ad ideare la collezione ma ne è anche il volto. Ma perché una top model, icona dell'Alta moda, musa dei grandi designer, dovrebbe collaborare con un brand fast fashion? Campbell ha dichiarato di capire le critiche, ma sembra che queste non abbiano rappresentato un freno nell'accettare la collaborazione. Il perché è semplice: i soldi.

Un momento della sfilata di Pretty Little Things
Un momento della sfilata di Pretty Little Things

Pretty Little Things non è comunque nuovo a collezioni realizzate insieme alle celebrities: tra queste ricordiamo quelle con Kylie Jenner, Little Mix e Molly-Mae Hague. Dunque, se il brand – e il suo pubblico – è consapevole dell'impatto che il fast fashion ha sulle persone e sull'ambiente, il testimonial può scegliere se identificarsi con quei valori e sposare linee e collezioni sostenibili. Per questo stupisce vedere un'icona come Campbell prendere parte ad un progetto così apertamente problematico.

Kylie Jenner per PLT
Kylie Jenner per PLT

Quando la moda abbraccia il fast fashion: i precedenti

D'altronde viviamo in un periodo in cui le collaborazioni tra Maison e brand fast fashion non mancano: solo per ricordarne alcune, Clarks ha collaborato con Zara e H&M ha realizzato capsule collection con Mugler, JW Anderson, Marni. Non sono mancate nemmeno le top model (del presente e del passato) che hanno collaborato con brand fast fashion, come Kaia Gerber che è diventata volto di Zara.

Kaia Gerber per Zara
Kaia Gerber per Zara

Inoltre, è delle ultime ore la notizia che Heron Preston collaborerà con H&M, diventando creative advisor, e dove di fatto Preston si occuperà di creare nuove capsule collection stagionali. Preston, negli anni, si era esposto anche pubblicamente contro la politica promossa dal brand svedese, sottolineando l'impatto devastante del fast fashion nel mondo. Adesso, invece, il compito di Preston sembra proprio quello di creare collezioni stagionali sostenibili: un po' un paradosso per un colosso fast fashion.

Anche in Italia era scoppiata una polemica dopo la collaborazione tra Cecilia Rodriguez e Shein, brand fast fashion che è stato oggetto di numerose inchieste per quel che riguarda impatto ambientale e condizioni di lavoro, come riporta il Guardian. Le critiche, com'è naturale, sono triplicate se la collaborazione vede come protagonista un simbolo della moda che non dovrebbe aver bisogno di ottenere guadagni in modo acritico, ma potrebbe scegliere progetti che ne gratifichino la carriera.

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