Cos’è l’armocromia e cosa c’entra con Elly Schlein: perché la politica si fa (anche) con l’immagine
Sono anni che i social e le riviste parlano di armocromia, di palette cromatiche, di stagioni calde e fredde, di autunni deep e soft. Mai come in questi giorni, però, l'armocromia è diventato un tema di stretta attualità, dominando le pagine politiche. Tutto è nato da un'intervista di Elly Schlein: la Segretaria del partito democratico si è raccontata a Vogue, parlando a lungo di cambiamenti climatici, giustizia sociale, diritti e modelli di leadership al femminile. Tra le molte domande (trenta, per la precisione), ce n'è anche una sul potere del "power dressing": la sua risposta ha scatenato una serie di critiche, riaccendendo il dibattito sul rapporto tra moda e potere.
Che cos'è l'armocromia
L'armocromia è l'equivalente dell'anglosassone Color Analysis: una vera e propria ‘scienza del colore' che trova le tonalità più adatte a valorizzare il nostro incarnato, bilanciando il colore degli occhi e dei capelli. In base alle proprie caratteristiche, le persone si suddividono in ‘stagioni': primavera, estate, autunno e inverno, ognuna con le proprie tonalità fredde o calde, più o meno sature, che facciano risaltare la nostra pelle. Il termine armocromia circola da anni tra gli addetti ai lavori del settore moda e non solo: è diventato noto al grande pubblico dopo il libro bestseller della consulente di immagine Rossella Migliaccio che spiega come trovare la propria ‘stagione di riferimento'. Probabilmente, però, questo termine non era mai stato associato alla politica prima di Elly Schlein. Alla domanda sulle sue scelte d'abbigliamento, Schlein ha risposto: "Dipendono sicuramente dalla situazione in cui mi trovo. A volte sono anticonvenzionale, altre volte più formale. In generale dico sì ai colori e ai consigli di un’armocromista, Enrica Chicchio".
Il lungo rapporto tra politica e moda
Questo breve accenno è bastato per sollevare la polemica: c'è chi rimprovera alla segretaria dem di pagare (presumibilmente di tasca sua) una consulente d'immagine e chi si stupisce che una personalità politica possa interessarsi di armocromia o, in generale, apparire sulle pagine della rivista di moda più conosciuta al mondo. In realtà però, come sottolinea lo stesso giornalista durante l'intervista, l'immagine è parte integrante di ogni tipo di comunicazione pubblica, inclusa quella politica. Anzi: il rapporto tra moda e politica si perde nella notte dei tempi.
Gli abiti di chi ha un ruolo potere, oggi così come alla corte del Re Sole, non sono mai neutri, ma veicolano messaggi. Pensiamo ai tailleur pantalone di Angela Merkel o di Hillary Clinton, o ai cappottini colorati di Elisabetta II, sempre uguali per oltre mezzo secolo. Fino alla deputata statunitense Alexandria Ocasio Cortez che si presentò al Met Gala 2021 con un abito bianco su cui spiccava la scritta rossa "Tax the Rich". Tra l'altro, Ocasio Cortez viene citata nell'intervista tra i personaggi politici di riferimento di Schlein.
Ma se volessimo proprio scavare nei meandri del complicato rapporto tra moda e potere potremmo citare anche Elisabetta I, le sue gorgiere e le sue parrucche per simulare un aspetto sempre giovane, sempre sano, sempre regale, l'intera corte di Luigi XIV e perfino i sanculotti della Rivoluzione Francese.
Cos'è il power dressing e cosa c'entra con la politica
John T. Molloy, spesso indicato come il primo consulente d'immagine della storia, definì il concetto di power dressing in un libro bestseller, Dress For Success, in cui per la prima volta si parlava apertamente di come ciò che indossiamo influenzi la percezione che gli altri hanno di noi, specialmente sul lavoro. Non è un caso se il completo con i pantaloni sia diventato l'abito del potere, maschile e femminile: negli anni Ottanta si parlava di power suit per indicare quei tailleur con le spalline rinforzate nati per dare alle donne la giusta grinta in un ambiente di lavoro maschile.
Enrica Chicchio, la stylist di Elly Schlein ha detto di non amare la formula ‘power dressing' "Non è più il tempo del potere e della prevaricazione per affermarci sugli altri – ha scritto sul suo profilo Instagram – Abbiamo bisogno di autenticità, di un look che rappresenti noi stessi". Anche lei però sottolinea che la scelta dei colori serve a "veicolare messaggi importanti". L'abbigliamento, nella comunicazione politica, non è scelto solo in base ai colori che più esaltano chi li indossa, ma anche e soprattutto per mandare messaggi. I colori rispondono a una vera psicologia: il rosso richiama la forza e la passione, ma può anche essere usato in modo aggressivo. Il blu trasmette serietà e autorevolezza, e infatti è il più presente nei guardaroba istituzionali. Il verde generalmente è associato all'armonia e alla cura, inclusa quella dell'ambiente, il viola al cambiamento.
Dietro ogni scelta, anche la più apparentemente insignificante, c'è uno studio approfondito che spesso coinvolge figure professionali, dai consulenti d'immagine agli esperti di public speaking. La comunicazione politica infatti coinvolge tutta la sfera non verbale oltre all'abbigliamento, dalla prossemica alla dizione. Tralasciando l'ovvio – ogni persona, uomo o donna che sia, ha il diritto a vedersi bene con se stessa e ha il diritto alle sue scelte d'immagine – quello di Elly Schlein quindi non è un caso eccezionale: è la prima regola della comunicazione politica.