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Cosa sono i PFAS contenuti in rossetti o creme viso e quali sono i rischi per la salute

Li troviamo negli imballaggi, nelle padelle antiaderenti e pure nei rossetti: i PFAS sono amati dalle industrie per le loro capacità di resistenza alle alte temperature e all’acqua. Ma quali sono le conseguenze per la salute?
Intervista a Dott.ssa Verdiana Baroni
Cosmetologa presso Ospedale IDI di Roma
A cura di Francesca Parlato
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Cos'hanno in comune una padella antiaderente e uno dei più famosi sieri viso francesi? In entrambi sono presenti i PFAS ovvero delle sostanze chimiche che da anni sono nell'occhio del ciclone sia perché altamente inquinanti sia per i rischi per la salute. Nei giorni scorsi il magazine francese Vert, un giornale indipendente che si occupa di ecologia, ha lanciato un vero e proprio allarme segnalando diverse aziende cosmetiche che fanno un sistematico uso di PFAS nei loro prodotti.

Cosa sono i PFAS?

Sono utilizzati nel settore dell’automotive, all’interno dei tessuti, pelle e tappeti, nei rivestimenti delle padelle antiaderenti, e negli impermeabilizzanti: i PFAS sono ovunque. Ma cosa sono davvero? "I PFAS sono sostanze chimiche sintetizzate in laboratorio, quindi non presenti in natura, contenenti fluoro e utilizzate soprattutto per le loro proprietà idro e oleorepellentiha spiegato a Fanpage.it la dottoressa Verdiana Baroni, cosmetologa presso l'Ospedale IDI di Roma – La categoria raggruppa più di 4700 sostanze e i più utilizzati sono i PFOA e i PFOS che oltre a essere idro e oleorepellenti sono anche caratterizzati da una persistenza ambientale e da una emivita particolarmente lunga, per smaltirli in media ci vogliono circa 4-5 anni". E sono ampiamente utilizzati anche per prodotti come creme viso, sieri o anche per il makeup "In ambito cosmetico sono impiegati nel make-up a lunga tenuta e nei prodotti per lo styling. Si è visto infatti che nei rossetti no trasfer e nei fondotinta a lunga tenuta l’utilizzo di PFAS, aumenta le performance e la durata del prodotto nella sede di applicazione".

Gli studi sugli PFAS

Già nei primi anni 2000 molti enti per la sicurezza ambientale e agenzie per la salute si sono chieste come l’esposizione a queste molecole potesse riflettersi sulla salute umana. "Ci sono due ordini di problemi con i PFAS: intanto c'è un cattivo smaltimento di queste sostanze da parte delle aziende che le utilizzano e questo può provocare un inquinamento ambientale del terreno e delle falde acquifere che a sua volta si riflette nella catena alimentare (attraverso il bioaccumulo negli animali terrestri e acquatici)". Poi nel 2023 c'è stata la valutazione dello IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul cancro) su due tipi di PFAS: "Lo scorso dicembre lo IARC ha terminato i suoi studi sulla cancerogenicità sugli acidi perfluoroottanoico (PFOA) e l’acido perfluoroottanosolfonico (PFOS), concludendo che il primo è sicuramente cancerogeno (appartenente al gruppo 1, ovvero un agente cancerogeno certo per gli esseri umani) e il secondo appartiene invece al gruppo 2, ovvero probabilmente cangerogeno. Non a caso infatti il loro utilizzo oggi è ampiamente vietato ma il problema persiste poiché potrebbe riguardare anche le altre sostanze della stessa categoria, ancora poco studiate e utilizzate in tutti i settori". Ma oltre la cancerogenicità c'è un altro problema per i PFAS: "Si sospetta che i PFAS possano interferire con il sistema endocrino – continua la cosmetologa – Ci sono degli studi in atto che stanno valutando se effettivamente e in quale concentrazione, tali sostanze possano considerarsi distruttori endocrini".

I rischi dell'utilizzo di creme e cosmetici contenti PFAS

Il nostro organismo è continuamente esposto all’assorbimento dei PFAS. "Essendo composti altamente volatili possono essere inalati, assunti attraverso alimenti contaminati oppure assorbiti attraverso l’applicazione topica su sedi anatomicamente predisposte. E in particolare se utilizziamo creme e make-up su sedi altamente vascolarizzate come le mucose o la zona perioculare". Quando si utilizzano prodotti come il rossetto, il rischio di assorbire PFAS aumenta. "Inevitabilmente il rossetto, anche se in minime quantità viene ingerito. E in questo caso si tratta di un'assunzione a livello sistemico, che ovviamente aumenta i rischi per la persona. Oggi ci sono molte aziende cosmetiche – biologiche e non – che formulano prodotti senza utilizzare sostanze potenzialmente dannose". Il problema nasce quando ciò che è scritto in etichetta non corrisponde alla formulazione reale del prodotto "In quel caso noi consumatori non abbiamo gli strumenti per capire se ciò che acquistiamo e applichiamo sulla nostra pelle sia sicuro o meno. Negli USA nel 2021 era stata effettuata un’indagine sui cosmetici decorativi, “make up”: il fluoro (indicatore di PFAS) era contenuto nel 56% dei prodotti analizzati, ma soltanto l'8% dichiarava la sua presenza in etichetta. La rivista Francese Vert ha trovato più di 100 articoli (tra creme, sieri, rossetti) contenenti tali sostanze, prodotti dalle più grandi aziende leader nel settore cosmetico".

Come riconoscere la presenza di PFAS in etichetta

Lunga tenuta, resistenza, proprietà liftanti: sono elementi che molte persone cercano quando scelgono un prodotto cosmetico. E i PFAS sono in grado di conferire queste caratteristiche. "È per questo motivo che l'utilizzo nell'industria cosmetica è così ricorrente. Trovare soluzioni alternative performanti e a basso costo, è un procedimento che richiede tempo e investimenti economici, che non tutte le aziende sono pronte ad adottare. Cosmetics Europe a tal proposito raccomanda l’eliminazione dei PFAS nei cosmetici entro il 31 dicembre 2025, invitando quindi le imprese ad adeguarsi nel minor tempo possibile". Intanto però come consumatori possiamo difenderci studiando le etichette e verificare la presenza di alcuni di questi lunghissimi nomi che corrispondono appunto agli PFAS:

  • PTFE,
  • PERFLUORODECALIN,
  • PERFLUORONONYL DIMETHICONE,
  • POLYPERFLUOROMETHYLISOPROPYL ETHER,
  • METHYL PERFLUOROISOBUTYL ETHER,
  • PERFLUOROHEXYLETHYL TRIETHOXYSILANE,
  • PERFLUOROHEXANE,
  • POLYPERFLUOROETHOXYMETHOXY DIFLUOROETHYL PEG PHOSPHATE

Attenzione speciale ai Sephora Kids

Il trend che sta spopolando da qualche mese su TikTok riguarda i Sephora Kids, bambini, anzi per lo più bambine, che fanno la skincare, si truccano, esattamente come adolescenti o adulti. Ma quali sono i rischi se sono dei bambini ad utilizzare prodotti contenti PFAS? "La pelle del bambino, fino all’età adolescenziale, presenta una struttura meno resistente e coesa, l’effetto barriera sullo strato corneo, contro le sostanze irritanti è più debole, il film idrolipidico è meno sviluppato a causa della poca produzione dei grassi cutanei. Questi fattori possono creare una condizione favorevole ad un maggior assorbimento e quindi determinare una maggiore reattività della pelle agli stimoli esterni. Se pensiamo ad un cosmetico che viene applicato sulla pelle del bambino o di un adolescente come, ad esempio, un filtro solare o un rossetto, il quale ha elevate possibilità di essere ingerito e il prodotto in questione contiene PAFS, dal possibile effetto di perturbatore endocrino, gli effetti nocivi a lungo termine possono essere notevoli. Potenzialmente possono verificarsi alterazioni della produzione di ormoni regolatori sull’asse gonadico e tiroideo, quindi alterazioni della fertilità, tumori tiroidei o malformazioni. Questo rischio non è solo una probabilità. Si è visto che in Europa il 14% degli adolescenti nel 2022, aveva livelli di PFAS nel sangue superiori a quelli massimi indicati dall’autorità europea sulla sicurezza alimentare". Non c'è dubbio dunque che l'uso nell'età infantile o preadolescenziale di prodotti contenti PFAS sia un vero e proprio rischio per la salute. "La loro eliminazione totale, entro breve, ridurrebbe tutte i danni per la salute umana a lungo termine. Allo stesso tempo, la trasparenza sul loro utilizzo nella formulazione di un prodotto, da parte dei brand cosmetici, faciliterebbe il consumatore nella scelta più oculata e cosciente nel loro utilizzo".

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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