Comprare un vestito senza conoscere la marca: perché la moda rinuncia al logo
Qual è la prima cosa che guardate quando dovete comprare un vestito? Colore, tessuto, prezzo? Probabilmente nella maggior parte dei casi è il marchio. Adesso, però, arriva un nuovo modo di fare shopping: i negozi unbranded, dove vengono venduti diversi capi di abbigliamento …senza etichetta. Si tratta di una piccola rivoluzione che vuole separare l'abito in sé dal brand e tutto ciò che ne comporta, con un impatto anche sul prezzo. Ora la rivoluzione dello shopping arriva anche in Italia: a Milano ha appena aperto YOLO Store, proprio nella capitale della moda.
Come funzionano i negozi senza marchio
I negozi senza marchio non sono una novità assoluta nel mondo della moda. Alcuni brand li usano per ‘svuotare' gli archivi e vendere i capi delle collezioni passate a un prezzo ribassato senza svalutare il brand, nell'ottica dell'economia circolare. YOLO fa un'operazione ancora diversa: nei suoi espositori dai colori pop si trova una selezione di capi di oltre 100 brand italiani e internazionali, ma tutti con le etichette rimosse. Questo permette di scegliere senza condizionamenti e di acquistare a un prezzo molto più basso lo stesso identico capo che, con il nome del marchio cucito sopra, costerebbe molto di più. YOLO Store si trova in via Torino, nel cuore dello shopping milanese, e potrebbe dare il via a una piccola rivoluzione nelle nostre abitudini d'acquisto.
La moda può fare a meno del logo?
La filosofia alla base di Yolo viene spiegata in negozio con uno slogan dai colori pop: "Sei tu a dar valore a ciò che indossi". Tradotto: non paghi la notorietà di un brand né il marchio, ma solo il valore del capo in sé, la sua qualità, la resistenza, la capacità di durare nel tempo. Un approccio che scardina l'idea alla base del settore: la differenza tra abbigliamento e moda è nel sogno che ogni brand regala. In quell'insieme di heritage, valori, aspirazioni, immaginario che ogni marchio si porta dietro. Il differenziale di prezzo poggia molto spesso sul valore aggiunto che ogni casa di moda riesce a portare.
Negli ultimi anni però il settore è stato investito da un profondo cambiamento. I consumatori più giovani – millennials e Gen Z – sono sempre meno interessati al nome scritto sull'etichetta e sempre più disposti a pagare un capo ‘etico' che sia vintage, di seconda mano o di recupero. Oltre alla spinta verso una moda più sostenibile, c'è anche la ricerca di uno stile individuale fatto di pezzi unici: il logo è sempre meno uno status symbol a cui ambire, e sempre più un segno di omologazione a cui è possibile rinunciare. L'invasione del quiet luxury e di una moda più ‘pulita' e minimalista, senza loghi, lo dimostra. La questione è aperta: forse siamo pronti a vestirci senza guardare l'etichetta, ma cosa rimane della moda se togliamo il mito dei marchi?