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Come nasce l’espressione radical chic e cosa c’entra con il film “Maestro” di Bradley Cooper

Il film “Maestro” diretto e interpretato da Bradley Cooper racconta il matrimonio tra Leonard Bernstein e Felicia Montealegre: ecco come la storia della coppia si lega alla nascita dell’espressione radical chic.
A cura di Arianna Colzi
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Bradley Cooper e Carey Mulligan interpretano i coniugi Bernstein in "Maestro" | Foto Netflix
Bradley Cooper e Carey Mulligan interpretano i coniugi Bernstein in "Maestro" | Foto Netflix

Radical chic è una delle espressioni più abusate del 21esimo secolo. Da mera constatazione a giudizio sprezzante, questo modo di dire ha una storia lunga diversi decenni. Molti di noi la utilizzano o la sentono utilizzare e ne riconoscono la connotazione dispregiativa, ma la maggior parte delle persone non sa il vero significato di queste due parole, utilizzandole troppo spesso in maniera sbagliata. La storia di queste due parole è tornata in parte attuale grazie al film Netflix Maestro, diretto e interpretato da Bradley Cooper. Ma da dove viene quest'espressione? Chi l'ha ideata? 

Radical Chic: da dove viene l'espressione

L'espressione Radical chic è definita anche nel vocabolario Treccani: "Che o chi, per moda o convenienza, professa idee anticonformistiche e tendenze politiche radicali; sempre posposto". L'espressione che spesso sentiamo in Italia viene ideata nel 1970 dallo scrittore e giornalista statunitense Tom Wolfe. L'8 giugno di quell'anno Wolfe pubblica un articolo sul New York Magazine che racconta di una delle feste più famose degli anni '70. Nel lussuoso appartamento di Park Avenue, a Manhattan, il compositore e direttore d'orchestra Leonard Bernstein organizza una festa insieme alla moglie Felicia Montealegre: in quella casa di New York si riunisce la crème della borghesia progressista americana, con l'obiettivo di trascorrere una serata insieme, raccogliere fondi in favore delle Pantere Nere e ascoltare le voci dei loro leader, tra cui Donald L. Cox. Il Black Panther Party era un'organizzazione politica afroamericana nata in contrapposizione alle discriminazioni subite dalla popolazione nera e che si dichiarava di stampo marxista-leninista e anticapitalista.

Felicia e Leonard Bernstein con il leader dei Black Panther Donald L. Cox | Foto New York Magazine
Felicia e Leonard Bernstein con il leader dei Black Panther Donald L. Cox | Foto New York Magazine

A quel party si imbuca, come racconterà lui stesso anni dopo a Vanity Fair America, Tom Wolfe che scriverà un lungo articolo di 29 pagine nel quale conierà il termine radical chic per descrivere non solo i Bernstein, ma tutti i loro amici e conoscenti presenti alla festa. "Tom Wolfe on radical chic" è il titolo presente in copertina sulla rivista. Una festa che è tornata a essere di attualità visto che è rappresentata in Maestro, il film di Bradley Cooper, prodotto da Netflix e candidato ai Golden Globe, che racconta la storia d'amore tra Bernstein e Montealegre.

Una delle scene di "Maestro" durante il party a New York
Una delle scene di "Maestro" durante il party a New York

Il resoconto di quella storia (e anche il film) ha restituito alla storia la definizione di radical chic, trasformando i Bernstein nell'emblema della coppia borghese e impegnata: radical come le idee, progressiste e radicali appunto, e chic tradotto letteralmente in "elegante", come l'atmosfera che si respirava in quel ricevimento. Insomma, l'unione tra le caratteristiche della classe sociale di appartenenza e le rivendicazioni più radicali delle fasce più povere.

Bradley Cooper e Carey Mulligan in Maestro
Bradley Cooper e Carey Mulligan in Maestro

Lo spirito radical chic sulla copertina del New York Magazine 

La copertina del New York Magazine ritrae alla perfezione lo spirito marxista che i party dei Bernstein sprigionavano, nonché l'ironia feroce con cui lo scrittore li racconta: tre signore bianche con indosso abiti eleganti mostrano il pugno alzato simbolo anche della comunità black. Se Tom Wolfe scrivesse oggi aggiungerebbe all'identificazione del radical chic con l'impegno liberal-progressista dei Bernstein anche l'appropriazione culturale che animava quei salotti borghesi. La satira sociale di Wolfe andrà poi ben oltre quella semplice frase, sfociando nel celebre romanzo Il falò delle Vanità.

Il New York Magazine con il racconto di Tom Wolfe
Il New York Magazine con il racconto di Tom Wolfe

La critica sociale di Wolfe e Maestro di Bradley Cooper

Il termine radical chic coniato da Wolfe è il punto più alto di una critica sociale che nasce spontanea dopo una festa in cui miliardari bianchi statunitensi raccoglievano soldi per un gruppo rivoluzionario di persone nere. Il punto argomentato da Wolfe, però, era il come: come i Bernstein e i loro conoscenti sceglievano di supportare la causa dei Black Panther.

Leonard Bernstein e la moglie Felicia Montealegre | Foto Rudolf Dietrich
Leonard Bernstein e la moglie Felicia Montealegre | Foto Rudolf Dietrich

Nell'articolo che incrocia giornalismo e narrativa, lo scrittore spiega come i ricchi borghesi sfoggiassero quasi come un accessorio di tendenza il loro animo rivoluzionario, il loro supporto alle rivendicazioni della comunità afroamericana. Wolfe non critica il principio dietro la causa, ma l'ipocrisia insita nella causa: secondo lui, i radical chic di New York e le Pantere Nere non potevano comunicare, perché tra loro non c'erano punti di contatto reali. "Sfottevo questi miliardari bianchi che celebravano un movimento che prometteva di farli fuori tutti e la buona società di New York non mi perdonò mai per avere smascherato la loro ipocrisia", spiegò anni dopo il giornalista.

Lo scrittore e giornalista Tom Wolfe
Lo scrittore e giornalista Tom Wolfe

I radical chic di oggi: come l'espressione è cambiata nel tempo

Oggi, in un'epoca in cui il dibattito intorno alla cultura progressista o woke sembra essere più feroce che mai, l'espressione radical chic ha perso quel tratto di satira sociale che aveva negli anni '70. Non si tratta più di due classi sociali che non riescono a comunicare tra loro, ma di una presunta offesa o comunque di un modo di dire negativo. Soprattutto nel dibattito pubblico italiano, il radical chic è una persona di sinistra, accusata di avere un reddito elevato e che risulterebbe perciò inadatta nell'avanzare rivendicazioni sociali proprie di un'altra classe sociale. Insomma, radical chic è quella sinistra dei salotti di cui si discute da decenni: un'accusa retorica e generalizzata che ormai viene sbandierata a chiunque abbia idee progressiste. Un'idea molto lontana dall'ironica critica ai Bernstein argomentata da Tom Wolfe.

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