Chiara Ferragni risponde al body shaming e difende il seno piccolo (di cui è fiera)
Essere un personaggio pubblico e scegliere di esporsi sui social media, raccontando la propria quotidianità, significa ovviamente mettersi davanti a una platea ampissima: haters compresi. Quello dell'odio online è un fenomeno difficile da controllare: l'anonimato, il fatto di ritrovarsi davanti a uno schermo e non a una persona in carne e ossa, fanno sentire legittimati a spacciare ogni esternazione per libertà di espressione. Spesso si tratta invece di cattiverie gratuite, critiche sterili e per nulla costruttive, parole rivolte unicamente per demolire, per generare malessere e preoccupazione.
Quando si tratta di offendere, l'arma sempre vincente è avere come focus il corpo. Per questo si parla di body shaming, che online corre velocissimo: significa prendere di mira tutti i corpi non allineati a certi stereotipi, a certi parametri di perfezione imposti dalla società, ritenuti gli unici "giusti", gli unici possibile per essere accettati. Lo conosce bene anche Chiara Ferragni che è abituata ai commenti degli haters. Si è sentita dire di tutto e piuttosto che stare zitta, spesso preferisce rispondere direttamente.
Chiara Ferragni risponde a un hater
Poche settimane fa, un hater ha sentito il bisogno di commentare una foto di Bianca Guaccero, facendole notare il seno piccolo, connotando in modo negativo questa caratteristica fisica. Una velata offesa, insomma. Al commento del "signor" Gianni (scritto non a caso tra virgolette dalla conduttrice) lei ha risposto in modo ironico. Qualcosa di simile è successo anche a Chiara Ferragni, che con fierezza si è detta una fiera rappresentante delle donne col seno piccolo.
"Le tette dove stanno?" ha scritto un hater. "Sono piccole, sono sempre le stesse e stanno lì dove dovrebbero stare" ha risposto l'imprenditrice senza scomporsi troppo. Certamente è abituata a leggere parole di questo tipo, ma non è mai tardi per ricordare di non farsi scalfire dall'odio gratuito di chi punta unicamente a demolire l'altra persona facendo leva sulle umane insicurezze.