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Opinioni

Quand’è che iniziamo a vergognarci dei corpi? Il dibattito (pericoloso) su Chiara Ferragni

L’ultima polemica sulle foto di Chiara Ferragni è stata scatenata da un commento che chiama in causa l’idea di “vergogna” per una madre che si mostra nuda.
A cura di Beatrice Manca
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Che Chiara Ferragni pubblichi una foto in topless non è una novità e nemmeno che gli hater la attacchino per questo, richiamandola al suo ruolo di madre e moglie. A far montare il caso, stavolta, è un particolare nuovo: la critica più dura arriva da una follower che si presenta come una ragazza di "11 anni, quasi 12" che le chiede. "Qual è il messaggio per noi ragazzine? Che per farci notare dobbiamo metterci nude?". Al netto della risposta dell'influencer, ciò che colpisce di tutta questa storia è una frase scritta dall'undicenne: "Se mia mamma mettesse una foto così io mi sentirei malissimo, penserei che mi devo vergognare del suo comportamento". Ma quand'è che abbiamo iniziato a vergognarci dei nostri corpi, o peggio, dei corpi degli altri?

La società ha uno sguardo sessista

La vergogna, nella definizioni della Treccani, è un "sentimento di turbamento e di disagio suscitato dalla coscienza o dal timore della riprovazione e della condanna (morale o sociale) di altri per un’azione, un comportamento o una situazione, che siano o possano essere oggetto di un giudizio sfavorevole, di disprezzo o di discredito". Quindi, al nocciolo della questione, c'è la condanna sociale, il giudizio altrui. Giudizio che poggia su uno squilibrio di base: nessuno ha mai ricordato a Fedez che è anche marito e padre per tutte le foto in cui posa in boxer. Per ogni foto di Chiara Ferragni in topless, c'è qualcuno che le dice che una madre non dovrebbe essere sexy. Al massimo, il reminder alla corretta genitorialità è arrivato con grande prontezza per via dello smalto sulle unghie, un vezzo giudicato troppo ‘femminile' per la categoria del pater familias. Lo sguardo sessista della società arriva molto velocemente ai bambini, che imparano a conoscere il mondo attraverso gli occhi (e i giudizi) dei genitori. La vergogna è un sentimento complicato, che i bambini iniziano a provare da piccolissimi, quando iniziano a prendere consapevolezza di sé. Proviamo vergogna quando ci comportiamo male, quando ci sentiamo giudicati, quando ci vediamo in difetto. Ma di fronte ai corpi? Quand'è che i nostri corpi diventano qualcosa da nascondere?

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È un processo insidioso che attraversiamo tutti: il seno, a un certo punto, va nascosto. Va nascosto anche quando ancora non c'è, va nascosto anche quando nutre un bambino. I peli del corpo, per carità di Dio, sono una vergogna e vanno estirpati. Ma solo se sei femmina: altrimenti sono normali. Le mestruazioni, un fenomeno naturale che riguarda metà della specie umana, sono state a lungo un tabù (e ancora oggi, in un ufficio o in una classe, gli assorbenti vengono infilati in tasca con la velocità di un prestigiatore pur di nasconderli agli occhi degli altri). L'elenco è lungo e ovviamente riguarda tutti, uomini e donne. Innegabilmente, però, la libertà concessa agli uomini e ai loro corpi è maggiore di quella di cui godono le donne.

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La nudità non è scandalosa, né pericolosa

Se contribuiamo noi stesse a rinforzare gli stereotipi del "culo di fuori" e a promuovere la cultura dell'additare le altre donne per come si vestono, come possiamo aspettarci che le nostre figlie vivranno in un mondo diverso? Tra l'altro, perché chiedere a un'imprenditrice digitale di mandare messaggi educativi? Perché delegare ai social quello che la scuola non riesce mai a fare davvero, cioè parlare in termini chiari e puntuali di corpi, consenso, rispetto e sessualità? Sarebbe anche inutile sottolineare che Chiara Ferragni sulle proprie pagine social fa quello che vuole: se quello che pubblica può turbare una ragazzina appena adolescente dovrebbero essere i genitori a intervenire, spiegando, contestualizzando, affrontando serenamente il concetto di nudità, che di per sé non è né scandalosa né pericolosa. I nostri corpi sono solo corpi, e soprattutto sono solo nostri. Se Chiara Ferragni faccia bene o male a pubblicare foto in slip, o nuda sotto la doccia, non è rilevante nel dibattito: nessuno impone di guardarle. La questione rilevante è come parliamo, collettivamente, alle donne. Ci fa indignare di più un sedo nudo che un commento razzista fatto in prima in serata. E quello sì, che è pericoloso. Se poi i selfie allo specchio di Chiara Ferragni suscitano sentimenti di così profonda vergogna, la soluzione è molto semplice: si può anche togliere il follow.

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Nata a Roma nel 1992 e cresciuta a pane e libri a Viterbo, sono giornalista professionista dal 2019. In tasca una laurea in Editoria e un master in giornalismo alla Scuola Rai di Perugia. Lavoro a Fanpage nella sezione Stile e Trend. Mi occupo di questioni di genere e di moda, con un occhio di riguardo alla sostenibilità ambientale. Prima al Fattoquotidiano.it e Fq Millennium.
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