Chi sono i “window diners” e perché stanno facendo infuriare gli chef internazionali
Concedersi un pranzo o una cena fuori è uno dei piaceri della vita ma, complice l'aumento dei prezzi che ha colpito praticamente ogni settore, giorno dopo giorno sta diventando sempre più spesso un "lusso", tanto che per andare al ristorante servono almeno 20-25 euro a persona. Se da un lato in molti preferiscono raggirare il problema cucinandosi i pasti a casa prima di uscire, dall'altro ci sono i cosiddetti "window diners" che non intendono rinunciare a questo momento di convivialità. Chi sono e perché stanno scatenando l'ira degli chef internazionali?
Chi sono i window diners
Vengono chiamati "window diners", letteralmente "commensali alla finestra", e sono coloro che per risparmiare al ristorante condividono i piatti e non ordinano da bere (oppure chiedono al massimo dell'acqua corrente piuttosto che quella in bottiglia). A dispetto di quanto si potrebbe pensare, si tratta di un'abitudine sempre più diffusa, una reazione all'esorbitante aumento di prezzi che ha colpito il mondo della ristorazione, dove sempre più persone non sono più disposte a sborsare almeno 20-25 euro per una semplice cena fuori. L'unico piccolo "incoveniente"? Secondo gli chef internazionali, la cosa starebbe rovinando l'esperienza al ristorante, trasformando i locali in semplici luoghi per intrattenersi, come se si stesse su una panchina pubblica.
Gli effetti dei window dinners sulla ristorazione
Hugh Corcoran, lo chef che gestisce il Yellow Bittern sulla Caledonian Road di Londra, si è ribellato pubblicamente sui social ai window diners. Sebbene sia diventato "normale" vedere un tavolo di 4 persone ordinare un antipasto e 4 portate principali da condividere, si tratta di un'abitudine destinata a rivoluzionare il settore, il motivo? La preparazione del locale e della tavola richiedono una certa fatica sia a livello fisico che economico ma, di fronte cene che vengono a costare poco più di 10 euro a testa, è chiaro che a lungo andare non potrà esserci più la stessa attenzione per i dettagli. Se da un lato molti professionisti del settore hanno sostenuto lo sfogo dello chef, dall'altro molti altri hanno celebrato l'assoluta libertà dei clienti, sottolineando che per risolvere la questione sarebbe bene proporre piatti a prezzi più modici. Il cuoco londinese seguirà il consiglio?