Chanel sospende le attività in Russia: e-commerce e negozi chiusi, stop alle spedizioni
La notizia dell'invasione russa in Ucraina è arrivata quando Milano festeggiava il ritorno delle sfilate in presenza alla Settimana della Moda. Alla kermesse sembrava si potesse finalmente respirare aria di normalità, dopo le restrizioni imposte al settore a causa della pandemia (dagli show virtuali a quelli a porte chiuse). E invece ci ha pensato la guerra ha spazzare via l’aria di festa. Se in un primo momento sembrava che da parte del fashion system ci fosse una certa indifferenza, poi voltarsi dall’altra parte è stato impossibile. A Milano, infatti, ci sono stati pochi cenni al conflitto russo-ucraino, sembrava che a nessuno importasse quello che stava accadendo, come fosse qualcosa di lontano e temporaneo. Tra tutti gli stilisti, l’unico a fare un accenno alla situazione è stato Giorgio Armani, con la sua sfilata silenziosa in segno di rispetto alle popolazioni scolpite. Già alla Settimana della Moda di Parigi le cose sono state diverse: ci si è resi conto di quanto sia grave la situazione, di quanto far finta di nulla sia impossibile, anche perché il settore moda sta subendo non poche ripercussioni.
La moda reagisce al conflitto
Alla Paris Fashion Week, Roger Vivier ha rispettato un minuto di silenzio e Isabel Marant al termine della sfilata ha salutato il pubblico con un maglione giallo blu, i colori della bandiera ucraina. Oltre a questi gesti simbolici, c'è anche qualcosa di più concreto. Il gruppo Armani ha annunciato una donazione di 500mila euro all'Organizzazioni delle Nazioni Unite per i rifugiati, mentre Camera Moda ha deciso di devolvere i contributi delle sfilate appena conclusa. Anche influencer e modelle stanno sensibilizzando l'opinione pubblica, invitando ad aiutare ciascuno secondo le proprie possibilità e a contribuire alle raccolte fondi. Le sorelle Ferragni, criticate per aver preso parte alle sfilate e per aver sfoggiato il loro stile di vita mondano in piena guerra, stanno sostenendo la Croce Rossa Italiana, che ha organizzato una raccolta fondi per acquistare beni di prima necessità da destinare alla popolazione ucraina.
Le ripercussioni della guerra sul settore moda
Il settore moda sta patendo la situazione a livello economico, tra spedizioni bloccate e cali in Borsa. E non è tutto. Il colosso della moda low cost H&M ha prima chiuso i negozi in Ucraina per ragioni di sicurezza, poi ha annunciato lo stop temporaneo alle vendite in Russia: sono 150 i negozi con le serrande abbassate.
La stessa scelta è stata presa anche da Apple, che ha chiuso gli store in Russia e stoppato le vendite. Stesso discorso per le piattaforme e-commerce Asos e Yoox, che hanno smesso di servire i clienti in Russia. All'elenco si aggiungono anche altri big dell’industria mondiale del lusso. Decisiva è la decisione di Lvmh, che ha chiuso ben 76 Maison in Russia. Idem per Hermès, che ha chiuso tre boutique a Mosca. Come loro anche Kering, Richemont e Chanel.
La decisione di Chanel e Gucci
Chanel ha fatto una donazione di due milioni di euro e ha fatto sapere di aver sospeso la sua attività in Russia su tutti i fronti: e-commerce, store fisici, spedizioni. Su Linkedin è stato pubblicato un lungo messaggio che chiarisce la situazione:
Date le nostre crescenti preoccupazioni per la situazione attuale, la crescente incertezza e la complessità nell'operare, Chanel ha deciso di sospendere temporaneamente la sua attività in Russia. Non consegneremo più in Russia, chiuderemo le nostre boutique e abbiamo già sospeso l'e-commerce. La sicurezza dei nostri dipendenti è la nostra priorità e rimaniamo strettamente collegati ai nostri team locali che continueremo a supportare.
La stessa decisione è stata presa anche da Gucci, che sul suo account ufficiale Instagram ha fatto sapere di aver chiuso i negozi in Russia. La Maison di Alessandro Michele si è detta vicina ai rivenditori locali e alle loro famiglie, che continuerà a supportare.