Balmain e Jean Paul Gaultier insieme: perché la moda è ossessionata dalle collaborazioni tra brand
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Olivier Rousteing, il designer francese di Balmain, disegnerà la prossima collezione couture di Jean Paul Gaultier. La casa di moda negli anni ha affidato alcune collezioni a designer giovani, in grado di rinnovare l'eredità stilistica di Gaultier: nel 2021 è stata la volta di Chitose Abe, nel 2022 di Glenn Martens. Adesso tocca a Rousteig, reduce dal successo della collezione Autunno/Inverno 2022-23 presentata a Parigi. La notizia, confermata questa mattina dallo stilista, annuncia l'ultima di una lunga serie di collaborazioni, scambi creativi, hackeraggi, capsule collection che da qualche anno dominano il mercato della moda. A volte sono matrimoni impossibili (come quello tra la gioielleria Tiffany&Co. e il brand di streetwear Supreme) altre volte sono veri e propri scambi di ruolo, come la doppia sfilata Fendi by Versace e Versace by Fendi. Negli anni le partnership creative si sono moltiplicate, assumendo forme diverse. La domanda resta: perché oggi la moda è dominata dalle collaborazioni?
Da H&M a Gucciaga, le collaborazioni che hanno cambiato la moda
Il fenomeno delle "collab" nella moda non è certo nuovo, ma ha assunto proporzioni di massa solo nell'ultimo decennio. Pioniere fu il colosso dell'abbigliamento low cost H&M che nel 2004 diede il via a una serie di collaborazioni con i marchi di lusso, da Versace a Lanvin, da Stella McCartney a Karl Lagerfeld, fino a Balmain nel 2015 che allora era già guidata da Olivier Rousteing. Puntualmente queste operazioni si rivelavano un successo, con file fuori dai negozi e e-commerce preso d'assalto. Il motivo è semplice: la sensazione di comprare un capo d'alta moda ai prezzi del low cost e soprattutto di possedere un capo unico, finito sold out nel giro di qualche ora. Fino a qualche anno fa questo tipo di collaborazioni seguiva un preciso schema, cioé univa due brand assolutamente diversi per identità, pubblico, prezzi. Un esempio è il ricco filone di brand sportivi che hanno unito le forze con case del lusso: Louis Vuitton x Supreme, Adidas for Prada, Dior x Air Jordan fino alla più recente sneaker Miu Miu per New Balance. Il beneficio reciproco è che ogni brand può puntare al pubblico dell'altro, clienti che difficilmente avrebbero raggiunto senza quel "per" in mezzo.
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Adesso però le regole del gioco sono radicalmente cambiate, mettendo insieme brand che sono simili per pubblico e fascia di prezzo: l'esempio più clamoroso è l'hackeraggio creativo tra Gucci e Balenciaga. I due direttori creativi, Alessandro Michele e Demna Gvasalia, si sono divertiti a "intromettersi" nelle collezioni dell'altro, creando veri e propri pezzi da collezione con il doppio logo. Lo stesso anno è arrivata a sorpresa "The Swap: Versace by Fendi, Fendy by Versace": Donatella Versace ha disegnato per Fendi, Kim Jones ha disegnato per Versace, strizzando l'occhio al mercato internazionale. Quest'anno Gucci ci ha riprovato con Adidas, presentando insieme alla collezione Autunno/Inverno 2022-2023 capi con l'iconica tripla striscia.
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Le collaborazioni sono i tormentoni della moda
Tutte queste collaborazioni diverse hanno una strategia comune: sfruttano il cosiddetto hype, l'aspettativa che si crea di fronte a novità ed edizioni limitate. Un misto di curiosità, desiderio, ossessione che alimenta il dibattito sui social media, sulla stampa. L'hype spinge gli appassionati a passare la notte di fonte al sito web (o ai negozi fisici) per accaparrarsi uno dei capi in edizione limitata e sfoggiarlo sui social. I brand ottengono un duplice effetto: quello di avere sempre qualche novità che li spinga in alto e di conquistare nuovi clienti dove mai li avrebbero avuti. Per capire l'effetto sorpresa e la curiosità scatenata, pensate alla musica: avreste mai immaginato di vedere Orietta Berti, monumento nazionale, duettare con Achille Lauro e Fedez? O una diva del pop come Noemi firmare un tormentone estivo insieme al cantautore indie Carl Brave? O ancora: che c'entra Camila Cabello con Ed Sheeran? Alcuni parlano di operazioni create a tavolino per rilanciare gli artisti (un po' come i brand) ma se la combinazione funziona non è raro avere il tormentone. Che – nella musica come nella moda – dura il tempo di una stagione e poi via, alla prossima collab.