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Aumentano i prezzi del fast fashion in Francia: approvata la proposta di legge per tassare i marchi low cost

L’Assemblea nazionale francese ha approvato una proposta di legge per aumentare il prezzo dei prodotti fast fashion, tassandoli ulteriormente: ecco perché questo provvedimento combatte i danni ambientali di colossi come Shein.
A cura di Arianna Colzi
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La Francia sta per tassare i prodotti di abbigliamento fast fashion. La proposta di legge avanzata dalla parlamentare Anne-Cécile Violland, iscritta al partito di centro destra Horizons et apparentés, è stata approvata giovedì 14 marzo dall'Assemblea nazionale francese, uno dei due rami del parlamento. Dopo questo passaggio manca l'approvazione del Senato affinché la proposta diventi a tutti gli effetti legge. Ma in cosa consiste nel dettaglio?

La proposta di legge per tassare il fast fashion

Come riporta il quotidiano Le Monde, l'obiettivo della proposta di legge è imporre un aumento di prezzo ai retailer di fast fashion per colmare il divario con i costi dei capi venduti "dalle aziende tessili più virtuose".  Come ha sottolineato la deputata Violland con questa proposta che presto diventerà legge  – già accolta positivamente dal Comitato per lo sviluppo sostenibile lo scorso 7 marzo – "si vuole ridurre la dipendenza che questo tipo di acquisto a prezzi stracciati provoca, con conseguenze ambientali, sociali ed economiche". Quando Violland parla di conseguenze ambientali si riferisce al fatto che il settore tessile è responsabile del 10% delle emissioni globali di gas serra.

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La proposta prevede che l'aumento dei prezzi per le grandi catene fast fashion arrivi a 10 euro in più per singolo capo entro il 2030. Se vi state chiedendo quali sono questi grandi retailer, il disegno di legge cita espressamente Shein, il colosso cinese dell'ultra fashion che "vanta una gamma di prodotti 900 volte superiore a quelli che vengono realizzati da un rivenditore non fast fashion". La legge andrebbe a colpire anche i marchi fast fashion più conosciuti come H&M, Zara e Bershka.

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I primi due articoli della legge prevedono che in ogni e-commerce debba essere aggiunta un'indicazione che incoraggi al riutilizzo e al riciclo dei capi; il secondo, invece, spiega come il sovrapprezzo dipenda dall'impatto ambientale che la produzione di quel capo provoca, evidenziando la responsabilità del produttore.

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Un altro articolo della proposta di legge si pone l'obiettivo di limitare la pubblicità dei capi fast fashion, al fine di scoraggiare il consumatore all'acquisto di capi la cui produzione è altamente inquinante. La Francia è un Paese già sensibile sul lato comunicativo visto che da 3 anni ha già in atto una legge che impedisce di fare eccessiva promozione ai prodotti inquinanti. Un ottimo modo per mettere in atto l'economia circolare visto che i soldi guadagnati dal sovrapprezzo servirebbero a finanziare la raccolta e il recupero dei vestiti smaltiti. Ma non finisce qui: la proposta di Violland vuole rende il provvedimento eco-friendly al 100% fornendo dei bonus a tutti quei produttori che sceglieranno la circolarità riducendo così l'impatto ambientale.

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Un altro aspetto interessante riguarda un altro provvedimento che la Francia aveva introdotto mesi fa, denominato bonus riparazione. Questo provvedimento anti fast fashion: con il rincaro dei prezzi si andrà a finanziare questo bonus, rimborsando i clienti che opteranno per riparare un abito invece di gettarlo. Non mancherà anche un finanziamento sull'impatto comunicativo: il Governo francese, quando la legge diventerà operativa, si dovrebbe impegnare a realizzare campagne pubblicitarie che divulghino l'impatto ambientale del settore del fast fashion.

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