ACT N°1, gli stilisti amati da Beyoncé e Valentino: “L’inclusività non è un’etichetta, deve venire naturale”
Due strade che partono da lontano, dall'Azerbaigian e dalla Cina, e si intrecciano in Italia grazie alla passione comune per la moda. È la storia del marchio ACT N°1, fondato dai designer Galib Gassanoff e Luca Lin. Nel giro di pochi anni è passato da promettente label emergente a brand delle star, indossato da Elodie, Lady Gaga, Lizzo, Sharon Stone e Beyoncé. Fanpage.it ha incontrato i due stilisti alla Fondazione Sozzani, in occasione dell'inaugurazione della mostra temporanea dedicata ad ACT N°1. "Per noi è un onore essere qui – hanno spiegato i due creativi – questo spazio a metà tra un negozio e una galleria rappresenta il nostro lavoro che intreccia arte, teatro e moda".
La moda inclusiva ed eclettica di ACT N°1
Il successo dei due stilisti, rispettivamente di origini azere e cinesi, inizia nel nel 2017, quando vinsero il concorso Who Is On Next? ad Altaroma e poi il Grant di Camera Moda Fashion Trust. Le loro sfilate celebrano corpi di ogni età e forma: un inno all'inclusività che ha convinto anche il brand Valentino a "sponsorizzare" la sfilata Primavera/Estate 2023 in diretta streaming sui propri canali. La moda concettuale di ACT N°1 è entrata anche nella casa del Grande Fratello Vip con Elenoire Ferruzzi, amica e modella del brand.
Dal 17 novembre al 23 dicembre alla Fondazione Sozzani si possono ammirare i capi iconici del brand, dall'abito di piume nere indossato da Beyoncé per il lancio di Renaissance al mantello rosso indossato da Lizzo. Una selezione di capi è anche disponibile per la vendita: tra questi ci sono i celebri top trasparenti, le giacche con le applicazioni in tulle e le camicie in seta con stampe di aironi e poster cinesi. "Gran parte del nostro lavoro si ispira agli acquerelli e alle porcellane cinesi di cui casa mia è piena – spiega Luca Lin a Fanpage.it – però con colori virati, più moderni". Tra i temi ricorrenti ci sono anche le maschere dell'Opera di Pechino e del teatro cinese in generale. "I miei genitori erano veri appassionati, mi portavano sempre per mostre e mercatini".
Com'è nato il vostro brand vi siete conosciuti?
Ci siamo conosciuti a Milano, dove abbiamo studiato insieme in una scuola di moda. Dopo aver iniziato due percorsi separati, abbiamo fondato un nostro marchio basandolo sui nostri rispettivi background culturali. Le nostre origini sono molto diverse, ma è un elemento che ci accomuna: entrambi siamo cresciuti in paesi diversi da quello di origine, i nostri ricordi d’infanzia sono simili e ci capivamo molto bene. L'incontro tra varie culture che ci ha arricchito: siamo cittadini del mondo, un po' nomadi. Da tutto questo è nato ACT N°1, il primo atto della nostra vita. All’inizio lavoravamo in due stanza a casa dei genitori di Luca Lin circondati da porcellane e stampe cinesi.
Il vostro brand si basa su diversità e inclusione: avete anticipato i tempi?
Non ci piace molto etichettare il nostro lavoro come “inclusivo”, è qualcosa che deve venire naturale. Per noi è stata una scelta naturale: la diversità è un valore che appartiene alle nostre vite. Noi siamo cresciuti così, quindi era importante rappresentare persone diverse.
Avete portato anche Elenoire Ferruzzi in passerella: com'è stato lavorare con lei?
Elenoire era già un’amica da prima, ci conoscevamo e andiamo molto d’accordo con lei. Le abbiamo chiesto se avesse voluto sfilare per noi ed è stata entusiasta. È stato molto facile lavorare con lei perché l’abito che avevamo in mente le è piaciuto subito, al primo fitting. Oltre l’apparenza che conoscono tutti, il lato esuberante e protagonista, c’è un’amica e una splendida persona.
Grazie a lei siete entrati nella casa del Grande Fratello Vip: che effetto vi ha fatto?
Ci ha chiesto se poteva indossare ACT N°1 e noi abbiamo subito risposto di sì: lasciamo sempre scegliere alle persone che brand indossare, sarebbe sbagliato insistere.
Dalla Romagna siete arrivati a vestire Beyoncé: prossimo sogno?
Dopo Beyoncé chi altro si può vestire? (Galib Gassanoff risponde ridendo, ndr) Oggi è una delle icone più famose al mondo. Ci abbiamo messo un po’ però ad arrivare lì: non sempre quello che si spedisce viene indossato. Le sue stylist Marni Senofonte e Patti Wilson ci avevano chiesto un abito custom, ma avevamo pochissimo tempo: per una settimana tutto il team ci ha lavorato giorno e notte, alla fine è andato molto bene. Dopo quell’abito ci hanno chiamato per altri progetti, come l’abito di Lizzo.
Da dove arriva il tulle, uno dei vostri elementi ricorrenti?
Tutto parte da una collezione dedicata alle spose bambine, un fenomeno purtroppo ancora presente in Azerbaigian e in altri luoghi del mondo. Per protestare abbiamo preso pezzi dell’abbigliamento da teenager, come felpe e t-shirt, e li abbiamo cuciti con parti di abiti da sposa. L’idea era che alcune società impongono alle adolescenti abiti da donne adulte, da spose, anche se non sono pronte. Poi è diventato un elemento così riconoscibile da diventato la nostra signature, ed è rimasto in tutte le collezioni. Tutti i nostri abiti giocano con i volumi: a volte sono gabbie, altre armature.
I vostri abiti sono genderfluid: perché un uomo in abiti femminili fa più scalpore di una donna con un look maschile?
Quando negli anni ’30 e ’40 le donne iniziarono a indossare completi e pantaloni fu lo stesso uno shock culturale. Però grazie a loro e agli artisti che hanno incoraggiato la diversità, è cambiato il modo di pensare e il modo in cui ci vestiamo. La società oggi vede più comune un look maschile su una donna rispetto a un look femminile su un uomo, ma l’ondata di look genderfluid nel tempo porterà lo stesso tipo di cambiamento.
Cosa ha significato avere Pierpaolo Piccioli di Valentino alla vostra sfilata?
Per un designer emergente è molto difficile entrare e farsi notare nel mondo della moda. Bisogna avere una strategia molto chiara per iniziare, quindi per noi il supporto di Pierpaolo Piccioli è stato fondamentale. Non solo come brand, anche a livello personale: abbiamo capito che non stiamo sbagliando. Ci ha detto che aveva apprezzato le tecniche e l’artigianalità dei nostri capi, il valore umano. Anche Valentino oggi punta molto sull’inclusività, quello è stato il nostro terreno comune.