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Achille Lauro tra reale e virtuale, l’artista a Fanpage.it: “La scintilla è ovunque se ci sono emozioni”

Directed by Achille Lauro è un museo virtuale che raccoglie alcuni concept creativi dell’artista. A Fanpage.it ha raccontato il suo innovativo progetto.
A cura di Giusy Dente
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Foto di Leandro Manuel Emede
Foto di Leandro Manuel Emede

Cantante è riduttivo, per Achille Lauro, un performer dalla fervida immaginazione, sempre pronto a mettersi in gioco, a esplorare nuovi territori creativi e inedite forme di comunicazione. Il suo nuovo progetto all'avanguardia si chiama Directed by Achille Lauro, un'experience unica nel suo genere che l'artista ha raccontato a Fanpage.it nel dettaglio. È un progetto artistico in cui confluiscono idee, storie, visioni, esperienze, spunti diversi. È una contaminazione anticonvenzionale e libera che unisce reale e virtuale, che mette insieme tutte le passioni dell'artista: musica, moda, visual.

Foto di Leandro Manuel Emede
Foto di Leandro Manuel Emede

Lo ha realizzato in collaborazione con Valuart, azienda specializzata nel mercato digitale nonché proprietaria dell’app Hadem. Proprio in questo spazio nel Multiverso trova posto il museo virtuale di Achille Lauro. Una stanza del museo è dedicata all'esperienza di Achille Lauro in qualità di Direttore Creativo di Les Enfants Terribles, una sfilata realizzata da 30 giovani designer delle scuole di moda. Lo scopo era dare visibilità e supportare le nuove generazioni di creativi, mettendoli in contatto col mercato fashion. Non potevano mancare gli iconici outfit indossati a Sanremo 2020 e 2021, realizzati in collaborazione con la Maison Gucci e Alessandro Michele.

Achille Lauro in Gucci, Sanremo 2021
Achille Lauro in Gucci, Sanremo 2021

Quando hai iniziato a concepire questo progetto artistico, perché questa esigenza?

Sin dall'inizio della mia carriera ho portato in scena progetti che hanno richiesto un grande lavoro. Qualcuno dice che sono solo vestiti: no, c'è un concept artistico dietro, il lavoro di un anno con la mia squadra. Da un pensiero si sfocia nella canzone, poi il vestito, l'immaginario, lo scenario. Questi progetti hanno avuto storie incredibili, collaborazioni eccellenti, anche un successo importante, ma si esaurivano sul palcoscenico. Abbiamo anche esposto per un mese al MUDEC, la mostra riguardava Sanremo e il percorso con Gucci. Sentivamo però l'esigenza di trovare un luogo fisico-digitale dove racchiudere tutto il nostro storico: una mostra di quello che è stato, uno spazio per quello che sarà. L'esigenza nasce dal voler sigillare delle cose per noi importanti, alcune sono entrate anche nell'immaginario comune o sono legate alla vita delle persone. 

Moda, arte, musica: come si intersecano questi elementi nella tua esperienza?

Sono la stessa cosa, l'uno alimenta l'altro. È come fosse un teatro. Anche i brani più semplici e intimi, che non hanno bisogno di niente tipo C'est la vie: aveva bisogno di una camminata in spiaggia. Il video è quello, con una giacca nera. Però c'è. Il mood è quello. Esiste sempre qualcosa che va oltre la musica. 

E la tecnologia? Perché la scelta di un'esperienza immersiva in un museo virtuale?

Io ho la fortuna di lavorare con giovani visionari e talentuosi, entro in contatto con tante realtà, con start-up, con ragazzi che nel loro campo cercano di innovare. La tecnologia non si può escludere. Oggi c'è un nuovo mondo che sta arrivando, come quando ci fu l'avvento di Internet: tra l'intelligenza artificiale e il mondo che si sposta nel digitale, noi con le tante possibilità che ci sono cerchiamo di connettere la nostra visione con il nuovo mondo. Ecco il museo digitale: l'arte che incontra la tecnologia. 

Achille Lauro in Gucci, Sanremo 2020
Achille Lauro in Gucci, Sanremo 2020

Il futuro dell'arte è nel metaverso?

Io credo sempre e comunque nella visione umana, ma mi piace pensare che l'artista (come tutti i lavori) possa giovare di ciò che sta arrivando. Non vedo un limite, nell'intelligenza artificiale e tutto il resto. Lo vedo come un grande modo per inventare nuove cose. Non saranno mai le macchine a fare tutto da sole, ci sarà sempre il cervello umano, un creativo. Ma magari si potranno fare le cose in meno tempo: nel mondo della fotografia, del videoclip. Magari non ci sarà più bisogno di mettere in piedi una mega produzione spendendo chissà quale budget, per dare spazio alla creatività. Penso ai giovani registi emergenti: oggi si scontrano con le possibilità economiche. È in atto una grande rivoluzione industriale. I contadini pensavano che le macchine avrebbero rubato loro il lavoro, non è stato così. Mi piace pensare che la mano dell'artista sarà sempre la mano dell'artista, un bel quadro sarà sempre un bel quadro. 

Come è stata l'esperienza a Les Enfants Terribles? 

Ho cercato di fare quello che i ragazzi avranno difficoltà a fare in futuro, perché da una parte il mercato della moda come tuti i mercati a volte impone delle regole, dei binari. A noi piaceva dare a loro un brief, ma ampio: e si è visto. Hanno lavorato con la massima libertà, dando vita a opere pazzesche. Siamo stati gli artefici della coerenza di tutta la sfilata, dell'evento, della visione macro, ma quando andavamo nelle opere ci siamo confrontati su tessuti, realizzazione, dando spazio alle loro idee, lasciando che prendessero vita. È stato un grande spettacolo. Io sono molto passionale rispetto al processo creativo: è il mio lavoro e deve nascere qualcosa che non esiste. È la mia ambizione, ho un po' questa maledizione: se credo che sia possibile, mi complico anche la vita per metterlo in atto. Coi ragazzi ho fatto quello che avevo fatto a Sanremo quindi mi sono in qualche modo rivisto. 

Che rapporto c'è con Gucci e Alessandro Michele?

Ho lavorato tanti anni con Gucci e ho fatto tante cose, molte delle quali custom pensate anche insieme. Ho avuto la fortuna che il più grande visionario della nostra epoca abbia benedetto quel progetto e ci abbia aiutato a finalizzarlo. Da lì è nata una grande amicizia, un grande amore umano. Quando si incontra un creativo di quel calibro si percepisce la grandezza: dall'umiltà, dalla visione, dall'aura. Sono grande amico di Alessandro, sono stato benedetto nel condividere tre anni con lui. Mi ha dato tantissimo. Tutto quello che ho imparato dal mondo della moda l'ho imparato anche insieme a loro. 

Achille Lauro in Gucci, Sanremo 2020
Achille Lauro in Gucci, Sanremo 2020

A proposito del nuovo direttore creativo Sabato De Sarno, cosa ti aspetti per il futuro della Maison?

Oggi è un'azienda grande, non è facile prendere il timone. Ma faccio un in bocca al lupo a chi ha preso il testimone. Le grandi sfide vanno sostenute e immagino che per lui sia una grande sfida di vita. Al di là dei risultati, perché non sono quelli a fare il talento, non sono i numeri a determinare la nostra grandezza. 

Nicolò Cerioni intervistato da Fanpage.it ha detto di essere molto affezionato a tre look sanremesi in particolare: Marchesa Casati, San Francesco, quello con le lacrime di sangue. Tu invece a quali sei più legato?

Sicuramente la prima sera: San Francesco, il dipinto di Giotto. E la seconda sera, perché è legata all'esibizione di David Bowie, alla canzone di Mia Martini in cui io parlavo di me, ma di una me bambina, il rapporto complesso con la famiglia. 

Prossimi progetti?

Abbiamo fatto talmente tanto fino ad ora che mi sto prendendo un periodo per lavorare alla musica, cercare di cibare la mente il più possibile con cose nuove, posti nuovi, persone nuove per poi passare alla fase creativa musicale con tutto quello che ne consegue. 

Da cosa ti lasci ispirare, cosa cattura la tua attenzione in queste fasi creative?

L'ispirazione è qualunque cosa, anche questa intervista potrebbe portare a una riflessione, a una scintilla. Vedere posti, incontrare persone, conoscere posti nuovi: la scintilla è ovunque. Tutto parte dalle emozioni forti. Quando qualcosa ci sconvolge dentro, che sia un grande amore o una grande sofferenza, quella è già scintilla. Quando sei inquieto, positivamente o negativamente, è sempre una scintilla. 

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