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Aborto in Usa, anche la moda protesta: cosa stanno facendo i brand per sostenere i diritti delle donne

Da Gucci a Patagonia, fino a Ralph Lauren, molte aziende della moda e della bellezza negli Stati Uniti hanno preso pubblicamente posizione contro il ribaltamento della sentenza Roe v. Wade.
A cura di Beatrice Manca
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Gucci, Bella Hadid per Prabal Gurung
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Non si fermano negli Stati Uniti le proteste a favore del diritto di scelta delle donne: dopo il ribaltamento della sentenza Roe v. Wade l'aborto non è più un diritto costituzionalmente garantito e ogni Stato avrà la facoltà di decidere per le proprie cittadine. Tra manifestazioni, cortei e appelli, anche la moda scende in campo per sostenere le donne: da Gucci a Patagonia, fino a Ralph Lauren, molte aziende della moda e della bellezza hanno preso pubblicamente posizione, alcune facendosi carico delle spese sanitarie delle proprie dipendenti colpite dalla stretta legislativa.

La prima grande casa di moda a scendere in campo a favore del diritto di autodeterminazione delle donne è stata Gucci: ben prima della decisione della corte suprema aveva definito l'assistenza alla salute riproduttiva "un diritto umano fondamentale". Gucci aveva promesso supporto e assistenza alle dipendenti che volevano interrompere una gravidanza indesiderata, rimborsando loro viaggio e spese mediche qualora ne avessero bisogno. Questo perché adesso ogni Stato deciderà autonomamente, creando enormi diseguaglianze: chi vive sotto un'amministrazione conservatrice, come il Texas, sarà costretta a spostarsi fisicamente per interrompere una gravidanza. La decisione di Gucci è stata seguita da Ralph Lauren, che in una nota annuncia: "Continueremo a sostenere coloro che necessitino di servizi di assistenza sanitaria riproduttiva, inclusa la copertura dei costi associati ai viaggi per i dipendenti che cercano assistenza fuori dallo stato, come facciamo già per una serie di altri servizi sanitari”.

Molti marchi di moda e di bellezza – da Levi's a The Body Shop – offrono questo tipo di aiuti a tutti i dipendenti: Estée Lauder ha annunciato di aver ampliato i benefits sanitari in modo da includere nelle spese di viaggio anche l'alloggio, oltre che le spese mediche. Patagonia difende il diritto alla scelta e sostiene le marce pacifiche: il brand di outerwear ha perfino annunciato di pagare la cauzione ai dipendenti che venissero arrestati mentre protestano contro la decisione della Corte Suprema. Il conglomerato del lusso Kering ha preso pubblicamente le distanze dall'impopolare decisione della Corte Suprema, dichiarando in una nota: "I brand di Kering sono contrari a ogni forma di violenza sulle donne: supportiamo la libertà di decidere sul proprio corpo e sulla propria vita".

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