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A Firenze riapre il Museo del costume a Palazzo Pitti: la storia della moda dialoga con l’arte

Riapre a Firenze nelle splendide sale di Palazzo Pitti, il Museo della moda e del costume: dopo quattro anni di stop e dodici sale riallestite, sarà possibile ammirare le creazioni del Settecento e quelle dei grandi designer italiani, da Versace a Valentino.
A cura di Arianna Colzi
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Abito e cappotto in panno di lana con intarsi di Federico Forquet (1968) e tailleur in crespo di lana bianco e nero di Valentino (1966). Sulla parete l’opera Bianco e nero di Alberto Burri (1969) | Foto Gallerie degli Uffizi
Abito e cappotto in panno di lana con intarsi di Federico Forquet (1968) e tailleur in crespo di lana bianco e nero di Valentino (1966). Sulla parete l’opera Bianco e nero di Alberto Burri (1969) | Foto Gallerie degli Uffizi

Il Museo della moda e del costume torna a incantare Firenze. In un dialogo incessante tra moda e arte, l'istituzione riapre, comeannunciato lo scorso dicembre, con un nuovo allestimento all'interno di Palazzo Pitti. La storia della moda italiana e internazionale viene celebrata in otto nuove sale, dove sono esposti abiti e accessori dal Settecento agli anni Duemila. Dopo quattro anni di lavori di ristrutturazione e di chiusura al pubblico, riapre il percorso che è stato inaugurato nel 1983 e che vanta il fatto di essere stato il primo museo statale italiano dedicato al costume e alla moda, alla sua storia e alla celebrazione dell'alta sartoria italiana.

Cosa vedere al Museo della moda e del costume

Nelle sale restaurate sarà possibile trovare scarpe borse ventagli e altri accessori che vanno dal Settecento al Duemila messe a confronto con alcune delle opere provenienti dalla Galleria degli Uffizi, da Carle Vanloo agli artisti dell'avanguardia italiana come Alberto Burri, Corddao Cagli e Massimo Campigli. Dodici nuove sale dello storico palazzo fiorentino, più il Saloncino da ballo, riprendono l'idea di Kirsten Aschengreen Piacenti, ex direttrice del Museo degli Argenti e figura chiave nel portare avanti il progetto di una galleria dei costumi che celebrasse la tradizione italiana.

Una sala di Palazzo Pitti | Foto Gallerie degli Uffizi
Una sala di Palazzo Pitti | Foto Gallerie degli Uffizi

Si parte dagli abiti à la française tipici dell'ultimo secolo della Monarchia francese prima della Rivoluzione, per poi proseguire con capi della Restaurazione, come abiti da pomeriggio di inizio Ottocento in taffetas e abiti da sposa rappresentativi dei gusti dell'epoca, come quelli in raso firmati Charles Frederick Worth. Non mancano anche i capi più moderni firmati da quella che sarà la pioniera della moda borghese, incensata dal New York Times per le sue creazioni contemporanee e rivoluzionarie: Catherine Donovan, che diventerà la designer più amata dai Vanderbilt e altre famiglie newyorchesi, che faranno la fila nella sua boutique in Madison Avenue.

Alcuni abiti settecenteschi | Foto Gallerie degli Uffizi
Alcuni abiti settecenteschi | Foto Gallerie degli Uffizi

Come racconta la curatrice della mostra Vanessa Gavioli l'obiettivo dell'esposizione era "che dal racconto di questo itinerario emergessero i momenti salienti di una raccolta di 15mila numeri di inventario. Ovviamente per ragioni conservative vi saranno rotazioni ma la griglia cronologica e concettuale rimarrà stabile". Insomma, il tuffo nella storia degli abiti, prettamente femminili, rimarrà lì, a disposizione dello sguardo del visitatore. Ma il vero fulcro, per gli amanti della moda contemporanea, sono gli omaggi ai grandi designer del secolo scorso, da Elsa Schiaparelli a Emilio Schubert, noto come il sarto delle dive poiché realizzava i vestiti per Gina Lollobrigida e Sophia Loren negli splendidi anni Cinquanta e Sessanta.

Due abiti a Palazzo Pitti | Foto Gallerie degli Uffizi
Due abiti a Palazzo Pitti | Foto Gallerie degli Uffizi

La rivoluzione culturale a opera di grandi stilisti corre parallela ai grandi divi della storia della musica e del cinema. Lungo le sale di Palazzo Pitti si susseguono i capi ideati da Gianni Versace e indossate dalla regina dalla bambola del pop italiano, Patty Pravo. Nella rivoluzione culturale delle forme, dei colori e della rivendicazione della libertà sessuale si inserisce anche Jean Paul Gaultier, la cui guaina nera indossata da Madonna ha trasformato la lingerie in un abito da sera a tutti gli effetti. Un viaggio anche emotivo che colloca la moda nell'Olimpo dell'arte, esaltando creazioni di cui spesso, ancora oggi, non si comprende il valore storico, artistico e rivoluzionario.

Sulla sinistra abiti anni cinquanta e sulla destra un abito di Elsa Schiaparelli | Foto Gallerie degli Uffizi
Sulla sinistra abiti anni cinquanta e sulla destra un abito di Elsa Schiaparelli | Foto Gallerie degli Uffizi
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