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I loghi di McDonald e Nike resistono all’apocalisse: la critica al consumismo che spopola sui social

Le opere digitali dell’artista Quin Wu simulano mondi post apocalittici (ma incredibilmente realistici) dove i loghi che tutti conosciamo diventano templi moderni o elementi architettonici.
A cura di Beatrice Manca
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La M di McDonald domina una città innevata come un elemento di architettura, le linee oblique di Adidas svettano nel deserto come il tempio di una civiltà perduta, il logo di Nike diventa un tempio orientale. I rendering dell'artista Quin Wu a prima vista sembrano foto incredibilmente realistiche di città realmente esistenti, ma colonizzate da multinazionali. Siamo così abituati all'onnipresenza di certi loghi da non farci più caso oppure – al contrario – da considerarli idoli contemporanei, totem, templi di una nuova religione basata sul culto del consumismo. Il risultato è distopico e ci spinge a ripensare il nostro rapporto con le grandi catene di fast food o di abbigliamento.

Adidas Cage, l'opera di Quin Wu
Adidas Cage, l'opera di Quin Wu

Le città post apocalittiche di Quin Wu

Kun Wu (alias Quin) è un architetto nato in Cina, ma che vive e lavora a New York: le sue opere simulano mondi post apocalittici o città del tutto verosimili, ma in cui sono i loghi delle multinazionali a definire il paesaggio esterno. Queste opere digitali sono una raffinata critica sociale al consumismo: siamo dipendenti dalla Coca Cola come lo siamo dai carburanti fossili?

No Way To Sell It, l'opera di Wuin Wu
No Way To Sell It, l'opera di Wuin Wu

Il lavoro sui loghi investe vari settori, tra cui la moda: Quin Wu ha immaginato che le due C incrociate di Chanel riemergano attraverso gli scavi direttamente dalle viscere della Terra. "Questo progetto – spiega via social – è stato creato riflettendo sul giorno di San Valentino in Cina, In realtà, oggi quasi tutte le festività sono diventate celebrazioni del consumismo".

il logo di Chanel in un'opera di Quin Wu
il logo di Chanel in un'opera di Quin Wu

Perché Quin Wu usa i loghi delle multinazionali

L'opera più celebre si intitola Big Mac in the Snow ed è nata dopo la scoperta, da parte dell'artista, di alcune foto di città dell'Unione Sovietica. McDonald ha aperto in Russia prima della caduta dell'Unione Sovietica, ma ha resistito ben più a lungo e oggi si trova in ogni angolo del pianeta. Nel lavoro di Quin alcuni elementi tipicamente occidentali – come i loghi dei grandi brand – vengono inseriti in un contesto orientale, creando uno straniamento in chi le guarda.

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Ciò che rende queste opere così potenti è il loro assoluto realismo: l'architetto lavora i modellazioni 3D eseguite in Blender, aggiungendo dettagli con Substance Painter e le figure di Daz Studio. "Durante il picco di Covid-19 ho provato ad imparare alcuni programmi comunemente usati nell'industria dei videogiochi – spiega sul suo sito – Credo che gli strumenti siano un'estensione della mente". L'artista si definisce "ossessionato dal mondo virtuale simulato al computer" ma il suo lavoro ci parla di temi incredibilmente reali.

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