Giocare per essere: Role Play all’Osservatorio della Fondazione Prada
Svuotarsi di ogni identità predefinita per essere completamente se stessi. Viviamo in balìa dei nostri pregiudizi, del passato, delle esperienze che hanno segnato, nel bene o nel male, la nostra storia. E ancora: dei nostri genitori, dell’ambiente sociale in cui siamo o siamo stati immersi. E se il vero segreto per essere davvero se stessi fosse liberarsi completamente della propria identità, magari indossando i panni di qualcun altro?
Vi è mai capitato di guardare il profilo Instagram di una persona sconosciuta, conoscerla e notare che la persona e il personaggio non avevano nulla a che fare l’uno con l’altro? Tendiamo tutti a voler sembrare ciò che non siamo. Per proteggere il nostro vero io o perché quello che siamo non è mai abbastanza. Il gioco di ruolo è parte della nostra identità dall’infanzia. Ogni bambina o bambino, almeno una volta, si sarà immedesimato nella protagonista o nel protagonista di un cartone animato. Almeno una volta avrà finto di essere la maestra, la principessa, il soldato, il cavaliere e via dicendo.
Il gioco di ruolo formativo è una simulazione in cui il protagonista può rivivere un evento, giungere a una comprensione di esso e ristrutturare il complesso di emozioni, idee e conflitti che lo accompagnano. Gli altri membri del gruppo, partecipando o assistendo alla scena, possono a loro volta trarre beneficio dall'esperienza vissuta tramite l'identificazione con l'altro.
Ideato a Vienna negli anni venti del secolo scorso dallo psichiatra romeno Jacob Levi Moreno, il role playing come tecnica speculativo/analitica è stato sviluppato negli Stati Uniti, dove era utilizzato in campo formativo per l’addestramento degli istruttori dell'esercito USA durante la Seconda guerra mondiale. Già negli anni '50, molte aziende statunitensi e inglesi iniziarono ad utilizzarlo per la formazione manageriale e l'inserimento di personale in ruoli complessi dal punto di vista dei rapporti umani. Jacob Levi Moreno, con la sua teoria delle reti umane, non ha inventato Internet, ma per certi versi ne ha profetizzato l’avvento.
È da tempo che gli artisti s’immedesimano in personaggi lontani dal proprio io. Una su tutti, Cindy Sherman. La mostra all’Osservatorio della Fondazione Prada, curata da Melissa Harris e visitabile fino al 27 giugno 2022, presenta una serie di giochi di ruolo nella mente degli artisti.
Tra i lavori esteticamente più accattivanti, la serie fotografica di Juno Calypso, scattata in una casa bunker costruita in Nevada durante la Guerra Fredda dall’imprenditore che fondò il marchio di cosmetici Avon. È una residenza in stile Las Vegas a otto metri sotto terra, in cui predomina il rosa. Ha una piscina sotterranea, una casa per gli ospiti, una pista da ballo e un campo da golf a quattro buche e impostazioni di luce che imitano l'ora del giorno all'esterno. Dopo la morte di Jerry Henderson, la moglie Mary ha fatto costruire una casa sopra a quella nel bunker. Nel 2013, entrambe le case erano in vendita a 1,6 milioni di dollari. Juno Calypso si è fotografata in ogni stanza, restituendo allo spettatore un senso più vicino alla morte che alla vita. Letteralmente, six feet under.
Tra le altre opere interessanti dal punto di vista concettuale, il video di Meriem Bennani "Guide Tour of a Spill (CAPS Interlude)" del 2021, un’allegoria della circolazione delle informazioni nei media attraverso i canali digitali del potere geopolitico. Il video è ambientato in un’isola in mezzo all’Oceano Atlantico, un campo di prigionia in cui vengono trattenuti i migranti dediti al teletrasporto intercettati dall’esercito USA, in attesa che il governo statunitense capisca cosa farne. Il video è esilarante. È come il sogno ricorrente di una canzone in loop, un completo disastro quantistico tra realtà e animazione.
Altra serie fotografica innovativa e interessante, la celebre "Excellences and Perfections" di Amalia Ulman (2015–2022), artista argentina che per mesi ha postato sul suo profilo Instagram una serie di fotografie e selfie che sembravano documentare la sua quotidianità, quando in realtà era tutta una messinscena. Niente di troppo lontano dal profilo di una qualsiasi influencer, a eccezione del fatto che le foto della Ulman hanno un valore commerciale anche fuori dai social network e non necessitano di alcun genere di sponsorizzazione.
Forse una delle opere più divertenti in assoluto è il video di Beatrice Marchi "When Katie Fox Met the Evil Turtle" (2022) in cui Katie Fox, alter ego dell’artista, vive un dilemma morale che la vede divisa tra il bene e il male nei suoi rapporti umani. La voce della tartaruga è della nonna. Super buffo e a tratti toccante.
In Role Play c’è anche spazio per due profonde riflessioni femministe, oltre che femminili: i video dell’anonima artista e attivista Narcissister. In "Breast Work", Narcissister e altre donne hanno scelto di camminare a seno nudo per New York, con il volto coperto da maschere. Girare in topless in luoghi pubblici a New York è legale dal 1992. L’indifferenza della maggior parte della popolazione newyorkese ci comunica quanto le donne, anche a seno nudo, possano essere più della loro oggettivazione sessuale, per abbracciare il pieno spettro della propria fisicità, superando così ogni genere di vergogna connessa a una visione cattolica e patriarcale del corpo femminile.
L’opera forse più aulica, ma sempre ironica, è "Rape of Europa" (2021), degli statunitensi Mary Reid Kelley e Patrick Kelley. Un video che utilizza la satira per raccontare il Ratto di Europa, il mito narrato nella Metamorfosi di Ovidio. Il risultato è un’interpretazione in chiave femminista della composizione – che tende a romanticizzare la violenza sessuale – rielaborata mediante una serie di personaggi femminili dell’antichità classica.
Tutto sommato, role playing formativo o ludico che sia, una mostra divertente.