È morto Andrea Branzi: è stato uno dei re del design contemporaneo
È morto a 84 anni l’architetto e designer Andrea Branzi. Si trovava a Milano, dove viveva da tempo, quando ieri mattina è stato colpito da un infarto: ha perso la vita in ambulanza durante la corsa in ospedale. È stato uno dei re del design contemporaneo, contrario all'idea di creare edifici di uso corrente per conquistare il pubblico pop: per lui ogni opera d'ingegno poteva essere definita "un segno umano destinato all'umanità e non al mercato". Oggi la famiglia, gli studenti e i fan non possono fare a meno di piangere la sua scomparsa, coscienti però del fatto che col genio creativo con l'animo visionario che lo hanno contraddistinto rimarrà per sempre nella storia dell'architettura.
I successi di Andrea Branzi
Andrea Branzi nacque a Firenze nel 1938 e fin da giovanissimo studiò architettura. Insieme agli amici Paolo Deganello, Massimo Morozzi e Gilberto Corretti fondò il collettivo Archizoom, un movimento quasi utopico che fu fucina d’avanguardia di design radicale, il cui obiettivo era mescolare diversi linguaggi in chiave anti-consumistica. Arrivò a Milano tra gli anni '70 e '80, è qui che creò la Domus Academy, la scuola di design del capoluogo lombardo, e che divenne professore ordinario alla Facoltà di Design del Politecnico. Nel 1987 ottenne il Compasso d’Oro nel 1987, riconoscimento che non celebrava il successo commerciale o critico ma che voleva essere un vero e proprio premio alla carriera, a prova del fatto che già all'epoca veniva considerata una autorità del settore.
Andrea Branzi, teorico della contraddizione
Una Laurea Honoris Causa in Disegno Industriale dalla Facoltà di Architettura Ludovico Quaroni dell'Università di Roma La Sapienza, il premio The Rolf Schock Prizes assegnato dalla The Royal Academy of Fine Arts e molti altri riconoscimenti internazionali: Andrea Branzi lascia un'eredità intellettuale immensa agli esperti del settore. Rappresentante delle avanguardie degli anni '60-'70 e contrario a ogni tipo di creazione pop, verrà ricordato per sempre come un teorico della contraddizione, un designer fiero di andare controcorrente, un maestro del pensiero radicale. Di sicuro riuscirà ancora per molto a influenzare le prossime generazioni di architetti italiani e stranieri con i suoi progetti surreali e futuristici.